di ALESSANDRA FONTANA
Zaino in spalla e cuore in mano per Fabio Casazza che su Facebook ha creato la pagina Scarpinate. Uno spazio in cui fa rivivere l’identità delle nostre vallate attraverso immagini, impressioni e ricerche storiche.
“Questa idea è nata durante i primi mesi della pandemia. L’obiettivo è quello di girare e scoprire i diversi livelli di un posto, perché un sentiero non è mai semplicemente una via che porta dal punto A ad un punto B, ci sono usi, ci sono le storie collegate… ho iniziato davvero a metterla in pratica alla fine del 2020”, racconta con passione Casazza che momentaneamente ha deciso di fare un passo indietro ma solo per prendere la rincorsa: “Vorrei anche creare una pagina Instagram e magari un blog per raccogliere e riorganizzare il materiale e quindi per ora, fino al 13 febbraio, la pagina si prende una pausa”.
“Ho sempre amato camminare, questa è una vecchia passione che mi ha trasmesso mio padre – continua Casazza – e anche questo approccio nei confronti dei luoghi me l’ha passata lui perché quando camminavamo per Lovari, frazione di Rezzoaglio, o andavamo per funghi mi raccontava le storie di questi posti”.
E così Casazza ha cominciato ad esplorare i sentieri di Rapallo e dintorni con la voglia, e il bisogno, di raccogliere informazioni e poi divulgarle per far sì che la memoria non si perda e con essa anche l’identità dei luoghi visitati. “Ho iniziato ad espandere questa mia attività alla Val d’Aveto e ad altre vallate: Penna, Alta valle del Taro. Lo scorso fine settimana ho messo piede per la prima volta in Val Nure. Una persona conosciuta tramite Scarpinate mi ha portato in giro e a me piace tantissimo conoscere i sentieri, informarmi sulla storia e poi renderla disponibile a tutti”.
E così sulla sua pagina è facile trovare aneddoti, nozioni che magari solo gli abitanti più anziani ricordano: “Uso diverse fonti, i libri di storia locale, ma occorre leggerne più di uno e così mi ritrovo ad unire i puntini e riesco a trovare quelle che sono le versioni del racconto”.
Ma la ricerca di Casazza non si limita a libri e articoli: “Mi è capitato più di una volta di fermarmi a chiacchierare con le persone e così emergono storie, non quelle con la s maiuscola, ma che fanno comunque la differenza. Magari come un territorio è stato segnato da un determinato evento, la costruzione di una strada da parte di una comunità… per noi è una cosa che non vediamo mai. Per esempio la strada di Villacella è stata costruita dagli abitanti con pala e picco durante l’inverno. C’è persino un quaderno con il numero di ore impiegate. Queste sono le piccole storie che emergono e che mi piace raccontare, raccontarle tutte”.
Una lotta contro l’oblio, in controtendenza Casazza utilizza uno strumento moderno come quello dei social per arrivare a più persone possibili e guardare al passato. Un passato che ha contribuito a forgiare l’identità dei nostri paesi: “Ci lamentiamo che l’Appennino va verso lo stato di abbandono ma se noi non recuperiamo nemmeno le storie, l’identità che lo compongono, le storie quelle libere dai campanilismi e le grettezze allora…”, allora questo recupero rischia di non esserci mai. Per questo motivo gli esempi virtuosi e all’apparenza semplici come Scarpinate sono la via per non dimenticare e soprattutto per non abbandonare a sé stesso il territorio. La pagina sta riscuotendo successo, dentro e fuori dagli schermi dei telefonini e leggendo qualche passaggio non è difficile capire il perché: “Due giorni nell’Appennino Ligure. Quaranta chilometri, dalla Val Penna alla Val Taro e ritorno. Una solitudine apparente. A tenermi compagnia è stato l’Appennino stesso, con le sue meraviglie naturali, i luoghi ricchi di storia e gli incontri, presenti e passati: persone conosciute in questa o in altre Scarpinate lungo queste vallate. Inizio finalmente ad avere una memoria di questo territorio. Un susseguirsi di esperienze che mi legano sempre di più alla Liguria. Che siano parti inesplorate, oppure luoghi in cui sono già passato e dove scopro sempre qualcosa di nuovo: un paesaggio, una storia, un incontro. Ecco, così, un altro racconto lungo. E più ne ho scritto, e più ho rivissuto l’intera avventura. Di nuovo, non da solo: e tutto grazie a voi, che mi avete tenuto compagnia in questo mese e mezzo. Per me, questo viaggio è una nuova linea di collegamento, per superare la barriera culturale, economica e sociale che divide la Liguria in orizzontale, fra costa, ricca e produttiva, ed entroterra, ritenuto povero di opportunità e interesse. Anche la Val Penna e l’alta Val Taro scontano questo divario. Eppure, al loro interno, è possibile trovare una grande ricchezza e varietà di interessi naturalistici, storici e culturali. Cosa manca, allora? Mi torna alla mente la chiacchierata con Nicola ed Elena, i proprietari de ‘La Caprasanta’. Manca un nuovo tessuto sociale, che riporti l’attenzione su questo territorio e sia anche in grado di portarlo a nuova vita. Lavoro, opportunità di sviluppo, recupero del territorio, possibilità di avere un futuro nel cuore dell’Appennino. Serve tutto questo e serve anche raccontarlo, questo territorio”, e per fortuna Casazza lo fa e lo fa così bene.