Chi si ferma è perduto. Nell’era della approssimazione servono sport a ‘bassa risoluzione’ dove la semplicità e la praticità prevalgono e allargano la base dei praticanti.
Al Tennis Club Santa Margherita il merito di aver avuto l’intuizione che oggigiorno terra rossa, polsini e fasce antisudore vanno bene, campi ‘immensi’, partite interminabili, tecnica complessa e doti da selezione naturale meno. Il tennis nelle sue dimensioni ampie e impegnative doveva essere affiancato da qualcosa di più veloce, intuitivo, economico.
Ed ecco l’alzata di ingegno: il Padel, ossia il tennis liofilizzato e shackerato con i suoi figliastri, dallo squash al badminton. Il core business del sodalizio sammargheritese resta quello inserito nella ragione sociale, tuttavia è il Padel a conferire una marcia in più al Tennis Club.
Una ‘chicca’ in Liguria
Una primizia per il Levante, secondo in Liguria ad un esperimento tentato nel capoluogo. La disciplina nasce da un errore costruttivo: siamo a fine anni sessanta, il multimilionario messicana Enrique Corcuera scopre che nella sua mega villa non c’è spazio sufficiente per un rettangolo di gioco regolamentare (m 23,78×10,97), ci sono muri perimetrali che impediscono le vie di fuga necessarie a chi va a colpire fuori dalle linee tracciate. Allora decide di appoggiarsi ai limiti concreti e crea una variante del Paddle Tennis – ‘i racchettoni’ per intenderci, che dalle nostre parti si pratica soprattutto sulle spiagge – che prevede un rettangolo leggermente più corto (m 20×10), delimitato da un muro alto 3 metri, con sempre 4 giocatori in campo. Si usano i racchettoni, le corse diventano brevi scatti, si gioca anche di rimbalzo, sfruttando la porzione di muro nella propria meta-campo.
In pratica sono scambi vorticosi, serrati, senza tempi morti e con durata del match, sebbene il sistema di punteggio resti quello del tennis, assai più contenuta. L’origine è centroamericana, la diffusione è capillare in Sudamerica (50mila campi in Argentina), sfruttando le connessione linguistiche, è approdato in Spagna (35mila campi di Padel e Paddle Tennis) e da lì è partito alla conquista dell’Europa. In Italia nel 1991 il primo a Bologna, oggi ce ne sono 200 a Roma.
A Santa Margherita hanno appena iniziato il restyling del circolo: il Comune ha deciso di cedere la struttura ai privati, è tempo di innovare e di osare per fare quadrare i conti.
Rivela Matteo Fusi che si occupa del progetto per conto del T.C. Santa: “Volevamo offrire una novità che aumentasse il numero dei frequentatori del nostro circolo. In primis si era pensato a una ‘gabbia’ per il Jorkyball, il calcio 2 contro 2, ma da un’indagine di mercato scoprimmo che era in fase di calante apprezzamento mentre il Padel aveva ampi margini di crescita. Abbiamo virato verso questa disciplina oltretutto sorella minore del tennis e abbiamo fatto centro, lo posso dire con tranquillità in questa estate che vede il nostro terreno da Padel occupato h24”.
Un gioco per tutti
Alla portata di tutti, economicamente e atleticamente: “Non occorre saper giocare a tennis, ci si può divertire lo stesso, poche regole, molta competizione, divertimento assicurato”. E poi potrebbe essere l’inizio di un percorso inverso: dal racchettone alla racchetta, inizi per scherzo e poi fai sul serio con la terra rossa o il sintetico. Perchè l’altro lato positivo è che la scuola tennis nel frattempo non ha sofferto della convivenza con il figlio ‘illegittimo’, anzi.
Marco Lavagnino, capitano della squadra che ha partecipato alla serie B maschile racconta: “Il nostro team nell’ultima season ha raggiunto in maniera del tutto inattesa le semifinali nazionali. Ci ha fermato il Vicenza, fortissimo, però abbiamo non solo superato il Vittorio Veneto e quindi ottenuto il visto per rimanere nella categoria, abbiamo anche messo in mostra i nostri giovani, garanzia per il futuro. Per essere la stagione della ‘nuova partenza’ abbiamo centrato gli obiettivi che ci eravamo prefissati”.
Lavagnino pensa che la crescita della squadra sia strettamente connessa al rilancio degli investimenti. “La scossa è arrivata dall’ingresso dei privati, Si può pianificare, pensare sul lungo termine, darsi da fare per migliorare le strutture. Le attrezzature e i terreni rimessi a nuovi, la ricostruzione della Club House sono altrettanti spot che ci consentono di cercare, portare in casa e far progredire i talenti di oggi e del domani. La squadra a poco a poco crescerà, come l’intero circolo”.
E poi hai visto mai che tra le decine di ‘spadellatori’ non ci sia se non un Federer o almeno un Fognini in incognito?
(d.s.)