di DANILO SANGUINETI
Da un ciocco di legno, a meno che tu non sia Geppetto, è complicato tirar fuori qualcosa di strabiliante. Alla Legno Pro Sanguineti di Chiavari magari non avranno la fantasia modellatrice onnipotente di Carlo Lorenzini in arte Collodi, magari non saranno conosciuti anche nella Terra del Fuoco dove il burattino è giunto nella più improbabile delle traduzioni, in compenso possono fregiarsi del titolo di ‘costruttori opimi’ perché in meno tempo, 120 anni, hanno edificato una azienda che ha i piedi nella cittadina tigullina, le braccia nella penisola, e una testa che guarda a e parla con importanti realtà e internazionali.
Con un marchio che più local non potrebbe essere perché reca accanto a LegnoPro – simbolo della raggiunta eccellenza nel campo delle costruzioni e creazioni usando il più duttile, semplice e fedele (la pietra dura e faticosa, l’argilla complicata e sfuggente) materiale manifatturiero – un cognome che tradisce un’origine super nostrana.
Sanguineti è una condanna all’equivoco per chi nasce dalle parti della Fiumana Bella: nei secoli si sono sparsi dal nucleo originale formatosi nella frazione Sanguineto ed hanno navigato ogni mare e affrontato ogni tipo di onda. La storia dell’azienda è partita da una Sanguineti ed è continuata con un Sanguineti, tra loro nessun legame di parentela, neppure alla lontanissima.
La signora Carmen, genovese di scagno e di lotta, apre un magazzino nel 1899, anno di tensioni in Italia. Altrove tiravano su le barricate con le carrette e le tavole lavorate, a Chiavari alzano le cataste di legno grezzo. La signora Carmen assume un giovane del posto, Lorenzo, che sogna di diventare misuratore (l’antesignano del nostro geometra con una spruzzata di agrimensura).
Il ragazzo lavora e studia, consegue il titolo di studio per potersi fregiare dell’appellativo di perito misuratore e nello stesso tempo rileva il magazzino. Non c’è neppure bisogno di cambiare ragione sociale, solo che ora il Sanguineti proprietario è chiavarese 100%.
Trent’anni travagliati, due guerre mondiali e una dittatura, rallentano ma non impediscono la crescita dell’azienda. A capo della cordata Lorenzo, sino al 1948, quando affida lo scettro al figlio Giuseppe che sa cavalcare il Boom.
Occhio alle date, nel 1960, surfando sopra una irresistibile ripresa economica la famiglia Sanguineti acquisisce la grande area in via San Pier di Canne, prossima alla confluenza in via San Rufino, allora periferia occidentale della città, sul limitare della zona industriale di Chiavari. Deposito, area espositiva e poi negozio. Il signor Giuseppe intuisce, i suoi figli Lorenzo e Giacomo, che lo affiancano dagli anni Novanta e poi gli consentono un tranquillo passaggio di testimone, e la realizzazione della diversificazione dell’offerta, rivolgendosi ai privati come alle ditte del settore edile, all’ebanista e al costruttore.
Lorenzo, che con il fratello Giacomo forma una coppia rock ben assortita – il primo scova le melodie escogitando nuovi campi dove espandersi, il secondo stende la base ritmica scegliendo uomini e mezzi – ricorda le innovazioni degli ultimi due decenni: “Nel 2002 abbiamo inaugurato lo show-room dove esponiamo le nostre offerte, nel 2008 abbiamo aperto alla collaborazione con diverse aziende del settore, ognuna leader nel suo settore. Nel 2016 ci siamo ulteriormente allargati, accessori, finimenti, colori e tinteggiature”.
LegnoPro Sanguineti ti offre non solo il materiale, dal cluster minuscolo, il listello per completare uno steccato, alla copertura di edifici dalla metratura importante, ma anche le idee e le mani per farlo diventare realmente tuo. “L’idea infatti è quella di offrire il legno a 360 gradi, sapendo che la varietà dei tipi e dei modi di utilizzarli è infinita”. Prima che papà Giuseppe chiude la porta definitivamente alle sue spalle (è mancato due anni e mezzo fa) ha avuto la enorme soddisfazione di vedere la sua semina dare frutti rigogliosi.
“Abbiamo fatto l’impossibile per rendere orgoglioso di noi papà e pensiamo di esserci riusciti. LegnoPro Sanguineti ha superato senza grossi danni sia la crisi industriale del 2010 che la bufera sanitario-economica del 2020”. Lorenzo non vuole apparire sbruffone ma la sua azienda è uscita dal fortunale quasi intatta. “Io e mio fratello sin dalle prime avvisaglie della crisi ci siamo rimboccati le maniche. Abbiamo pensato alla nostra famiglia allargata, oltre a noi due, alle nostre mogli Francesca e Daniela che curano la contabilità, c’erano altri 15-16 dipendenti. Siamo rimasti chiusi quattro settimane, poi abbiamo ripreso a mezza forza, aperti solo di mattina. Sono andati persi due mesi di incasso, da giugno però le cose hanno ripreso a marciare. E adesso siamo tornati quasi a pieno regime rispetto ai tempi pre-pandemia. L’importante è non fermarsi, questa ditta non lo ha mai fatto durante le guerre mondiali, figuriamoci se sarà un coronavirus a darle scacco!”.
Il segreto del loro successo? “Conoscere quasi uno per uno i clienti, dar loro il meglio, garantire un’assistenza continua prima, durante e dopo la vendita. Infatti coscientemente ci siamo costruiti uno steccato relazionale. Lavoriamo quasi esclusivamente in zona, ci concediamo qualche puntata a Genova e niente di più”.
Offerta macroscopica, customer care localizzato. “Esatto, i nostri prodotti rappresentano lo stato dell’arte nel campo ebanistico ed edilizio, con particolare riguardo alle costruzioni e alle realizzazioni eco sostenibili. La nostra assistenza è quasi maniacale. Ci chiamate, vi risolviamo ogni problema. E questo ci viene ripagato con gli interessi, i clienti si fidano e si fidelizzano”.
Arcieri che quando lanciano la freccia fanno sempre centro. Una passione che viene da lontano. “Siamo in pratica cresciuti in mezzo alle cataste. Il magazzino era la nostra area giochi, quanti pomeriggi passati a costruire fortini con le assi, a creare navi e macchine volanti con i tronchi ancora da segare. Ci auguriamo che qualcuno tra i nostri sei figli (lui ne ha 4, di 22, 21, 19 e 18 anni) abbia voglia seguire il sentiero di famiglia, anche se siamo d’accordo che dovranno farlo spontaneamente”.
Magari anche loro hanno giocato tra le cataste… Sarà un caso che uno dei più bei libri per l’infanzia del secolo scorso, ‘I ragazzi della via Pál’ (uscito otto anni dopo la creazione della Legno Sanguineti) abbia come centro gravitazionale un deposito di legname? In esso vi è ambientata la grande battaglia tra buoni e cattivi. Se hai incontrato Nemecsek, come fai a staccartene?