di ALBERTO BRUZZONE
“Le persone non escono e, quando lo fanno, escono per i tamponi. Così il budget normalmente riservato ai saldi è stato utilizzato tutto lì”. Il Covid, ancora lui. Il Covid ha guastato, e assai pesantemente, questi saldi invernali e a pochi giorni dalla loro chiusura (fissata per il 18 febbraio), il bilancio è fortemente negativo. Genova e la Riviera di Levante sono in linea con le altre località italiane e secondo le associazioni di categoria non c’è mai stata una tornata di promozioni tanto triste e con pochi incassi.
A confermare i malumori dei commercianti del settore dell’abbigliamento e degli accessori è anzitutto Giampaolo Roggero, presidente di Ascom Chiavari: “Sì, purtroppo è vero: i saldi sono andati malissimo, è stata una delle tornate peggiori degli ultimi anni e la principale causa non può che essere l’emergenza sanitaria, anche perché le prime settimane di sconti sono coincise con il picco della quarta ondata. Quindi, pochissimo movimento in giro, molte persone a casa in quarantena perché positive, la gran parte del budget delle singole famiglie che è andato speso altrove”.
Secondo Roggero, “è andato perso tutto quello shopping legato al turismo, che ci teneva particolarmente in piedi subito dopo le festività natalizie, quando c’erano ancora persone nelle seconde case. Poi, anche i residenti abituali non sono usciti o per paura o perché malati. Adesso speriamo nello sbarazzo del prossimo 19 febbraio per salvare un po’ questo periodo. Poi, cercheremo di non abbatterci e di puntare alla primavera, che per noi è sempre stata una stagione piuttosto propizia. Ci auguriamo che questa calata del Covid sia molto più che una tregua, perché abbiamo bisogno di riprendere a lavorare con una certa continuità dopo due anni di netta sofferenza”.
Se Chiavari piange, parafrasando un vecchio detto, Rapallo non ride. A parlare è Ornella Traverso, presidente del Civ Rapallo e componente del direttivo di Ascom Rapallo: “Quando sono iniziati i saldi, le strade erano già deserte. La grande speranza, anche da noi, sono le giornate di sbarazzo, fissate per l’11, 12 e 13 febbraio. Ci sono molti meno soldi in giro, e poi persone positive e in quarantena. Gli acquisti su Internet stanno galoppando e c’è anche da dire che le grandi aziende non stanno proprio favorendo il commercio al dettaglio né i commercianti indipendenti. L’unica nota positiva è che nessun negozio ha chiuso i battenti. Tutti stanno resistendo, anche in attesa di un’estate che contiamo possa essere la prima veramente normale”.
Situazione negativa pure a Sestri Levante. Gaetano Giangreco, del direttivo di Ascom Sestri Levante, ammette: “Qualche week end si è salvato, ma complessivamente i saldi sono andati male. Ci sono troppe restrizioni e queste frenano, a livello psicologico. Se invece ci fossero maggiori libertà, le persone sarebbero più invogliate anche a comprare, quindi speriamo davvero che si vada verso restrizioni sempre minori. Si parla tanto, e giustamente, dei bar e dei ristoranti in crisi, ma anche il settore dell’abbigliamento è in ginocchio, è diventato sempre più difficile lavorare”. Roggero fa notare che “ormai molti negozi chiudono alle 19, intanto in giro dopo una certa ora c’è il deserto. Anche questo è un brutto segnale”.
Tutto questo è confermato pure nella ‘grande Genova’. Paolo Odone, presidente di Ascom Confcommercio nel capoluogo ligure, commenta: “È vero, purtroppo. C’è persino poco da dire. Le persone hanno speso moltissimi soldi per i tamponi, poi sono uscite poco di casa per la paura, oppure perché, risultate positive, sono rimaste in quarantena. Questa quarta ondata ci ha investito in una maniera anche peggiore rispetto a come ce la saremmo aspettata”.
Secondo Odone, “c’è stata una partenza abbastanza buona nei primissimi giorni di sconti, poi tutto si è fermato e anche le domeniche di apertura sono andate molto male. Io credo che servano subito dei ristori per il settore turistico, ma anche per quello dell’abbigliamento e per quello delle automobili. Il green pass? I commercianti già sono in crisi, in più si ritrovano a dover fare i controllori. Sto diventando dell’idea che bisogna levare tutto, e che serve normalità, perché senza normalità andremo avanti a questa maniera e il commercio non potrà mai ripartire seriamente”.
A fornire le cifre della débâcle è Manuela Carena, vice presidente di Federmoda Confcommercio a Genova: “Il rapporto rispetto al 2021 non si può fare perché l’anno scorso i saldi iniziarono a fine gennaio. Rispetto al 2020, invece, siamo sotto del 15%. C’è stata una brusca frenata dopo il 15 gennaio, in concomitanza con la crescita esponenziale dei contagi. D’altra parte, basta affacciarsi sulla strada: ci sono pochissime persone in giro, c’è tanta paura, soffrono come noi pure bar e ristoranti che, in aggiunta, hanno anche il grave problema del rincaro di energia elettrica e gas. Noi quello lo sentiamo un po’ meno, ma gennaio era un mese importante per il settore dell’abbigliamento, e possiamo dire che l’abbiamo perso”.
Secondo Manuela Carena, “tutto questo dopo due anni inizia a essere faticoso. Non è solo un discorso economico. I negozianti sono stanchi psicologicamente. Che fare? Anzitutto, Federmoda si è attivata per ottenere un credito d’imposta sulle eccedenze di magazzino, anche se può sembrare una goccia nel mare. C’è poi un altro fronte, ovvero quello dei prestiti. Nel 2020, moltissimi commercianti chiesero il prestito garantito dallo Stato, con rientro a partire dai due anni successivi e dilazionato in rate decennali. Mai più ci saremmo aspettati di essere ancora in questa situazione nel 2022. E così adesso dovremmo iniziare a rientrare ma molti non ne hanno la possibilità”.
Le soluzioni? Per la vice presidente di Federmoda Genova “l’unica è chiedere che la prima rata venga posticipata ancora per un po’, oppure che il periodo di dilazione sia aumentato di altri anni. Il green pass? In questo momento è l’ultimo dei nostri problemi. Lo chiediamo, i clienti lo mostrano”. Ma i clienti sono terribilmente pochi, è questo il vero nodo della questione.