di ALBERTO BRUZZONE
A Chiavari, la foce del torrente Rupinaro, con gli scogli posti in direzione frontale rispetto all’estuario del corso d’acqua, è un tema sul quale l’amministrazione intende mettere mano, nell’ambito di un piano di revisione dell’intero assetto costiero del Comune, al fine di preservare in maniera migliore le spiagge.
A Palazzo Bianco ci sono due fronti, uno più immediato e l’altro in prospettiva, sui quali ragionare, in termini di ridefinizione del litorale. L’assessore comunale ai Lavori Pubblici, Massimiliano Bisso, che già la scorsa estate si è occupato del rinfoltimento delle dighe parallele, concorda con la Regione Liguria sul fatto che i pennelli vadano ‘girati’ per verticale. Intanto, però, le spiagge vanno messe in sicurezza nell’immediato, prima di avviare, quando ci saranno gli opportuni finanziamenti, un intervento più radicale.
Il piano complessivo di ridisposizione della costa dovrà riguardare pure la foce del Rupinaro anche se, per il momento, non dovrebbe esistere alcun pericolo in caso di piena. L’argomento è stato sollevato, la scorsa settimana, da ‘Piazza Levante’, che chiedeva ragione, in suo articolo, della barriera di scogli posta proprio di fronte all’estuario del torrente, domandando se avesse senso o se fosse da considerare pericolosa, specie in caso di grossa portata del corso d’acqua e di eventuale mareggiata in contemporanea. Si chiedeva, inoltre, ragione rispetto al restringimento della foce del Rupinaro, decisione presa durante l’amministrazione del sindaco Vittorio Agostino, per creare una sorta di darsena, sulla sponda di sinistra, da assegnare a un’associazione di diportisti. Su questi fronti, sia Regione che Comune avrebbero ottenuto rassicurazioni.
Però, in un’ottica di rifacimento complessivo del waterfront, andranno comunque effettuate delle modifiche. Perché è altrettanto vero e attendibile il documento della Regione Liguria, risalente al 2006, che ‘Piazza Levante’ ha citato nel suo numero scorso.
Si tratta del ‘Piano di tutela dell’ambiente marino e costiero. Relazione paraggio di Chiavari da Punta Chiappe al porto’, dove la Regione scrive che “il paraggio nel suo complesso, dal punto di vista della dinamica costiera, appare in forte deficit sedimentario, mentre il sistema di opere di difesa non è adeguato agli scopi e ha generato una situazione della spiaggia sommersa estremamente critica”.
Secondo l’ente, infatti, la presenza delle dighe parallele non impedisce che il moto ondoso si porti via la sabbia del litorale, lasciando invece intatta la parte più pietrosa, con conseguente danno di tutto lo spazio. Per questo, secondo lo studio della Regione, occorre “un ripristino del sistema spiaggia come principale opera di difesa del litorale. Per ottenere questo obiettivo, occorre smantellare le scogliere parallele e ricostruire un profilo di spiaggia in grado di dissipare interamente l’energia del moto ondoso. Con i profili di spiaggia sommersa attuali si stima un quantitativo minimo di materiale di ripascimento”.
Ed è proprio questo, secondo l’assessore Massimiliano Bisso, che nella Giunta Di Capua ha la delega alle Opere Pubbliche, il punto centrale. “Noi siamo ben consapevoli che il lavoro grosso vada fatto proprio sulle dighe. È questo l’obiettivo di lungo termine dell’amministrazione, da completare anche in un eventuale secondo mandato”.
Bisso individua due ordini di problemi: “Uno è il più urgente: le scogliere, da piazza dei Pescatori sino al Gruppo del Sale, sono ormai seriamente danneggiate e bisogna metterci mano al più presto. Nei prossimi giorni, la Regione Liguria ci dovrebbe confermare un finanziamento di 770mila euro. Ci serviranno per l’acquisto di materiale, da portare sin qui sulla costa. Con questi nuovi scogli, potremo rinfoltire le dighe parallele, evitando ulteriori danni alle spiagge della zona di Ponente della città. Ma questa, lo ripeto, è solo la prima fase dell’intervento”.
Il resto, è un quadro molto più ampio e molto più complesso nonché oneroso, che va a incontrare quanto scritto dalla stessa Regione Liguria nel 2006: “È chiaro – prosegue Bisso – che le scogliere parallele vanno rimodulate. Su questo siamo tutti d’accordo e lo abbiamo ben presente. Ma intanto, grazie a questo primo finanziamento, possiamo avere a disposizione i materiali. Per il resto, andrà fatta tutta una progettazione”.
Le dighe parallele, in pratica, dovranno diventare pennelli perpendicolari, rispetto alla costa: “Una progettazione che avrà i suoi costi, così come il lavoro complessivo. Speriamo di riuscire ad arrivarci, perché si tratta di svariati milioni di euro, ma è l’unico modo per difendere le spiagge”.
La creazione di pennelli risolverebbe pure il problema dell’insabbiamento dell’ingresso del porto turistico e libererebbe, una volta per tutte, la foce del Rupinaro, per quanto – come detto – la cosa sarebbe per adesso ininfluente.
È evidente che una città che vuol vivere (anche) di turismo, deve porre particolare attenzione alla tutela delle sue spiagge. Il cammino è lungo, ma le idee paiono chiare. Fa solo strano che uno studio del 2006, cioè di quattordici anni fa, non si sia ancora potuto mettere in atto, mentre si è continuato a spendere un’enormità di soldi nel rinforzare delle barriere in emergenza.
È pur vero che la cura complessiva comporta grandissime risorse, ma lo stillicidio stagionale, anno dopo anno, non sarà forse costato, ormai, altrettanto? Occorre ragionare in termini definitivi, uscendo dalla logica del quotidiano, e prevenendo i problemi una volta per tutte.