di DANILO SANGUINETI
La capacità di fare squadra se non la possiede un team di rugby chi ce l’ha? Alla Pro Recco hanno ribaltato molti avversari tostissimi, figurarsi se non sono capaci di stendere un nemico infinitesimale per quanto insidiosissimo come il Coronavirus.
Sono lontani i tempi dei dubbi al ‘Carlo Androne’, il club biancoceleste può dire di essere passato alla fase quattro, quella del pieno rilancio. Il presidente Roberto Libè, il consiglio, i collaboratori, gli staff tecnici, i ruggers hanno riacceso ogni luce, dato pressione alla sala macchine, messo la prua verso il mare aperto. Ne dà orgoglioso annuncio l’inarrestabile Emy Forlani, che nei mesi di forzata pausa ha lavorato ancora più sodo affinché gli Squali restassero sotto i riflettori, inventandosi cimenti a distanza, challenge fotografici ed altro, rivelando un’inventiva senza pari.
“A inizio giugno mordevamo il freno, dopo i lunghi mesi di lockdown, erano seguite alcune settimane di sospensione perché eravamo in attesa del protocollo della FederRugby, delle precise indicazioni da seguire e i tempi necessari a metterle in atto. Il 24 giugno abbiamo finalmente ripreso l’attività sul campo, seppur a scartamento ridotto. A quasi quattro mesi dalla brusca sospensione e dall’annullamento dei campionati di ogni categoria, il ‘Carlo Androne’ ha iniziato a riprendere vita”.
In una società fai da te come la Pro Recco, che vive soprattutto sul lavoro e il sacrificio dei soci, anche il processo di riqualificazione della casa degli Squali, il campo ‘Androne’, è stata fatta sfruttando le risorse interne. “Alcuni dei nostri Old (giocatori master innamorati persi della palla ovale) hanno sanificato l’intera struttura sportiva, effettuato alcuni piccoli lavori di manutenzione e di adattamento alle norme anti Covid-19. Gli stessi apparecchi di sanificazione utilizzati erano dell’azienda di un nostro tesserato Old”.
Per quanto nessuno avesse tralasciato i compiti a casa, impartiti dallo staff tecnico, è chiaro che in uno sport di squadra solo il lavoro all’aria aperta, e il training collettivo, sono in grado di rimettere in sesto i singoli e riattivare il senso di squadra e le capacità tattiche. “Nella prima fase di ripresa solo due sedute alla settimana, il mercoledì e il venerdì, riservati a giocatori senior, U18 e U16. Ogni giorno due sessioni con un massimo di venti atleti ciascuna, dalle 19 alle alle 19,45 e poi dalle 20 alle 20,45. Ogni gruppo viene ulteriormente suddiviso in gruppi più piccoli agli ordini di coach Callum McLean e del preparatore atletico Luigi Massone in modo da osservare alla lettera le regole di distanziamento e di sanificazione”.
Potevano accedere al campo solo i giocatori prenotatisi, senza accompagnatori né altre persone non strettamente necessarie all’attività. Naturalmente i partecipanti devono essere tesserati della società e in regola con il certificato medico. Chi accede al campo porta sempre con sé un’autocertificazione e viene tenuto un registro delle presenze con gli orari di ingresso e uscita di ognuno. Si lavora solo all’aperto con esercizi di atletica e skills.
Coach Callum McLean, da tre stagioni sulla panchina recchelina, già confermato per la quarta, si volta indietro e conferma di non vedere l’ora di sapere come e quando si tornerà a giocare con i punti in palio: “In questi mesi sono sempre rimasto in contatto con la squadra e lo staff e questo è stato molto positivo. Ma non vedevo l’ora di tornare sull’erba! Il rientro è stato bellissimo: il mio lavoro è anche la mia grande passione ed è stata dura rimanere per tanti mesi senza rugby e senza vivere sul campo”.
Queste settimane contano soprattutto per riprendere familiarità con schemi e tattiche. Anche se con limiti ancora severi. “Abbiamo messo a punto un sistema di allenamenti compatibile con le norme anti Covid, nel massimo rispetto della salute e della sicurezza di tutti: i ragazzi sono divisi a gruppi e lavorano a turno con me e con lui, facciamo preparazione atletica e lavoro su skills e fondamentali, anche con il pallone, mentre ancora non stiamo facendo contatto”.
Il tecnico della Pro Recco è ottimista: “Ciò che mi rende più felice è la determinazione e l’impegno che ho visto nei ragazzi. Stiamo avendo ottimi numeri per quanto riguarda le presenze agli allenamenti anche di atleti U18 e U16: il lavoro che stiamo facendo, seppur ridotto, sarà sicuramente molto utile e, unito ad un preciso programma di lavoro individuale che ciascuno dovrà seguire durante l’estate, contiamo di arrivare alla ripresa degli allenamenti ‘completi’ per la nuova stagione con un buon livello generale di forma, per poterci così dedicare da subito a tutta la parte tecnica e tattica che abbiamo dovuto accantonare per tanti mesi”.
Alle spalle anche i rimpianti per il torneo non terminato: “Siamo amareggiati per aver dovuto interrompere la stagione passata perché, anche se dopo la rocambolesca sconfitta di Biella la strada per la vetta della classifica per noi si era complicata non poco, partite e classifiche è sempre giusto giocarsele sul campo fino alla fine. Siamo quindi ansiosi, come tutti, di poter riavere un campionato in cui poterci confrontare con i nostri avversari e aspettiamo con ansia che la FIR deliberi composizione e modalità della stagione 2020/2021”.
Ed un unico cruccio, che accomuna dirigenti e allenatori. “Non ci siamo dimenticati dei più giovani. Purtroppo per ora i piccoli non riprendono, aspettiamo con ansia il momento in cui anche loro potranno tornare al campo”. Perché è sempre la prossima palla, raccolta dal prossimo squaletto, quella che conta.