“C’è una faglia che vede i cittadini delle aree rurali, della provincia, fuori dall’orizzonte delle élite nazionali, penalizzati nei servizi pubblici e privati e nelle scelte di investimento, mortificati talora come luoghi di svago e nostalgia”.
Queste considerazioni di Fabrizio Barca, che per primo ha lanciato e seguito il progetto SNAI Italia (Strategia Nazionale per le Aree Interne), fanno riflettere sulla condizione del Tigullio e del suo entroterra e sulle necessità di aprire una vertenza con la Regione e con lo Stato per cercare di invertire la tendenza ad un declino che sembra inesorabile.
La spinta deve venire dal basso perché le politiche impostate da Roma non sanno e non riescono ad interpretare le necessità locali, mentre gli indirizzi e le strategie devono venire dalle persone che vivono nelle aree interne e nella provincia e ne conoscono problemi e peculiarità.
C’è molto da fare anche perché il dato demografico, particolarmente negativo per invecchiamento della popolazione e denatalità, costituisce per il Tigullio e il suo entroterra un ulteriore elemento di difficoltà.
Questa è la ragione per cui ‘Piazza Levante’ si sta occupando delle aree interne e continuerà a farlo, perché ritiene il tema assolutamente strategico anche per le popolazioni costiere.
La bella intervista che trovate in questo numero al sindaco di Borzonasca Maschio (uno dei sindaci ‘eroi’ di cui abbiamo scritto) come il servizio sulle giovani imprenditrici della valle mostrano che, sia pure in mezzo a mille difficoltà, ci sono persone che credono possibile invertire la tendenza e lavorare sodo per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni interne.
Nel numero scorso di ‘Piazza Levante’ il sindaco di Castiglione Chiavarese, Collorado, già orgogliosamente proponeva il suo comune come scelta di vita alternativa per tante famiglie.
Un altro segnale importante è il convegno promosso dal ‘Secolo XIX’ che si terrà venerdì prossimo al teatro di Monleone di Cicagna e che vedrà a confronto amministratori, imprenditori, associazioni ed esperti sul tema del rilancio della Fontanabuona, un’area tradizionalmente prospera e vista fino a poco tempo fa come un distretto industriale e commerciale di crescita e di sviluppo e che negli ultimi anni è stata colpita da una crisi significativa.
Occorre saper analizzare la situazione del territorio con occhi nuovi e guardare le esperienze virtuose di altre aree interne e periferiche del Paese che sono riuscite a reagire alla crisi. Le esperienze più interessanti riguardano progetti innovativi che nascono dalla specificità dei territori, le valorizzano e costruiscono su di esse veri e propri nuovi format turistici, commerciali, culturali e sociali.
Bisogna guadagnare tempo. È possibile ridurre le diseguaglianze tra città, provincia e aree interne, ma sarà un processo lento in cui le istituzioni regionali e statali andranno incalzate continuamente.
Ma la possibilità d’invertire la tendenza esiste e va perseguita. Secondo il sociologo Aldo Bonomi “i tempi di adattamento ad un nuovo modello urbano, meno diseguale, saranno lunghissimi e la svolta arriverà quando oltre alle smart city potremo avere anche smart land mettendo le nostre piccole città italiane al posto delle metropoli, ridisegnandone le funzioni affinché tutte tornino ad essere un nodo del flusso, creando nuova vitalità”.
Questo è un futuro possibile. Dobbiamo lavorare per renderlo reale.