di ALBERTO BRUZZONE
C’è uno spettro, che torna ad aggirarsi nelle stanze della Regione Liguria e che torna ad agitare il Levante genovese, soprattutto il Tigullio. È un dossier depositato sulle scrivanie dell’assessore regionale alla Sanità, Massimo Nicolò, e del direttore generale dell’Area Salute della Regione, Paolo Bordon.
Il documento risale all’agosto del 2022, quando il presidente della Regione e delegato alla Sanità era Giovanni Toti e già allora la prospettiva fu avversatissima. Due i punti cardine, nell’ambito della riorganizzazione della sanità nella provincia di Genova: la presa in gestione di tutte le attività ospedaliere di Villa Scassi e di gran parte del Galliera da parte del Policlinico San Martino e, soprattutto, per quanto riguarda il Tigullio, il progetto di fusione tra Asl 3 e Asl 4 con la fine definitiva del presidio chiavarese.
Se ne dibatté moltissimo, tre anni fa: ci fu un’opposizione dura, ci furono fortissime perplessità anche dalla maggioranza e, alla fine, il dossier venne archiviato e rimesso in un cassetto. Ma come accade ciclicamente, ecco che il documento è tornato fuori, risulta nuovamente di attualità e, fatte salve alcune variazioni, contiene sostanzialmente quanto era già nel piano dell’agosto del 2022.
L’aspetto principale riguarda ancora la prospettiva di gestione di Villa Scassi e Galliera da parte del Policlinico San Martino, sotto una regia unica. Ma, a corollario di questa importante manovra, riecco anche l’incorporazione dell’Asl 4 da parte dell’Asl 3, uno scenario che ha sempre suscitato una levata di scudi da parte del Tigullio.
Sarà così anche questa volta? Il dossier rimarrà sulle scrivanie di assessore e direttore generale o si farà nuovamente strada? Al momento non c’è nulla di certo, a parte alcune indiscrezioni, ma è chiaro che si pretenda trasparenza. A cominciare dalle aule del Consiglio Regionale e delle Commissioni Regionali, dove non è ancora passato nulla ma dove tutto questo scenario dovrà passare. E il Tigullio, per la prima volta, si troverà a scontare una rappresentanza pressoché nulla (o quasi) dentro le aule di via Fieschi: non certo una bella situazione, tanto per cominciare.
A promettere battaglia, però, c’è un consigliere regionale genovese che ha fatto dei temi sanitari la sua bandiera. È l’esponente della Lista Orlando – Linea Condivisa, Gianni Pastorino, che a proposito del ritorno della prospettiva di fusione tra Asl 3 e Asl 4 dichiara: “Il tema della possibile fusione tra Asl 3 e Asl 4 non può essere affrontato con operazioni di marketing o manovre improvvisate. Si tratta di una questione complessa, che riguarda la governance della sanità pubblica in Liguria, un nodo mai veramente sciolto da oltre trent’anni. In un momento in cui l’intero impianto del nostro servizio sanitario regionale mostra segnali di affanno, parlare di accorpamenti senza una vera elaborazione condivisa rischia di produrre l’ennesimo accentramento inefficace, se non addirittura dannoso”.
“Come Linea Condivisa – ricorda Pastorino – abbiamo da tempo messo in discussione l’attuale assetto della governance sanitaria ligure: 5 Asl, 4 aziende ospedaliere, 19 distretti sanitari per una regione che rischia di scendere sotto il milione e mezzo di abitanti. In un nostro studio del 2019, stimavamo che una riorganizzazione razionale, portando da 5 a 3 le Asl e da 19 a 9 i distretti, avrebbe comportato un risparmio annuo tra i 60 e gli 80 milioni di euro in un ciclo amministrativo di 5 anni, senza alcuna riduzione di servizi per le cittadine e i cittadini. Ma per farlo servono visione e coraggio, non fughe in avanti o forzature politiche”.
Secondo Pastorino, “l’ipotesi che oggi si riaffaccia non è nuova: già nel 2022 il presidente Toti aveva tentato di accorpare Villa Scassi e Galliera al San Martino. Ma allora come oggi mancano elementi fondamentali: un piano assunzionale concreto, un rafforzamento della sanità territoriale, chiarezza sulle funzioni delle strutture coinvolte e, soprattutto, il coinvolgimento reale di operatori, sindacati e territori. Perché qualsiasi fusione non deve essere interpretata come un taglio di servizi, ma deve aumentare i servizi sanitari sul territorio. Noi siamo per una riorganizzazione razionale e non per tagli, cosa che sembra la logica promossa da Bucci e Nicolò. Le ipotesi di accorpamento sono positive quando sono previsti piani assunzioni e un rapporto reale e diretto tra sanità territoriale, sindaci, lavoratrici e lavoratori coinvolti. Senza questi passaggi, ogni ipotesi di fusione rischia di tradursi in una redistribuzione di disagi. La logica del ‘tutti sotto San Martino’ può forse rassicurare qualcuno nei palazzi ma non affronta i problemi di fondo”.
Pastorino sottolinea infine l’urgenza di affrontare il tema in Commissione consiliare: “Ho presentato un’interrogazione per sapere quali siano le reali intenzioni della Giunta, se esista un piano scritto e quando sarà sottoposto al confronto istituzionale. È ora di uscire dalla narrazione mediatica e dire chiaramente che senza una riforma vera – non solo di nomi e sigle, ma di processi, risorse e visione – la sanità pubblica ligure continuerà ad arretrare, lasciando spazio alla privatizzazione silenziosa. Un rischio che dobbiamo evitare con tutti i mezzi”.