di ALBERTO BRUZZONE
“Il nostro obiettivo non è quello di risparmiare, ma quello di distribuire meglio le risorse. Riformare il back office in modo da liberare maggiori investimenti nei servizi resi alla popolazione”. La riassume così l’assessore Massimo Nicolò, per poi entrare nel dettaglio, la grande riforma della sanità presentata dalla Giunta Regionale, che sarà nelle prossime settimane al vaglio prima della Commissione e poi del Consiglio: “Noi contiamo – prosegue Nicolò – di arrivare all’approvazione entro la metà di dicembre, in modo che tutto possa partire ai primi di gennaio. Poi, naturalmente, servirà almeno un anno di rodaggio. Ma voglio tranquillizzare subito tutti: non faremo tagli al servizio; tutto, al contrario, è pensato per portare dei miglioramenti”. In questa intervista a ‘Piazza Levante’ Massimo Nicolò, titolare della Sanità in Regione Liguria, spiega i punti di forza di un lavoro “che mancava in Liguria da oltre trent’anni, nessuno ci aveva mai messo mano”.
Assessore Nicolò, come nasce questa riforma che state portando avanti?
“Il nostro obiettivo non è quello di risparmiare, ma di usare nelle attività sanitarie una buona parte di quelle risorse che attualmente sono impiegate nel back office. Va riformato tutto ciò che riguarda il ‘dietro le quinte’ della sanità, ovvero la macchina organizzativa. Al momento, ci sono cinque strutture dotate della completa autonomia che fanno le stesse cose, ci sono impieghi che sono quintuplicati rispetto a come potrebbero essere. Il presidente della Regione Marco Bucci porta sempre un esempio: ci sono sessantacinque persone che si occupano in tutte e cinque le Asl di fare gli stipendi. Questi posti di lavoro vanno ottimizzati”.
In che modo intendete farlo?
“Puntiamo a un’unica azienda sanitaria, che si chiamerà Azienda Territoriale Sociosanitaria Ligure (Atsl), per tutte quelle attività che vanno dalla parte amministrativa alla logistica, alla centrale acquisti, alla gestione economica e ai bilanci. Una sola struttura garantirà una maggiore efficienza. Sbaglia chi dice che vogliamo centralizzare tutto a Genova. Non è detto che la sede di questa Atsl sia per forza a Genova: l’importante è che si riesca a snellire una macchina che, a oggi, non è più performante”.
Ma se si cambierà dal punto di vista amministrativo e della governance, che cosa accadrà invece dal punto di vista sanitario?
“Le cinque strutture che sono attualmente le singole Asl rimarranno come aree socio sanitarie locali, quindi su questo fronte cambierà poco. Ma le singole aree avranno una sola area centrale per relazionarsi”.
Si prevede che questa riforma della governance porterà da una spesa di 12,5 milioni a una spesa di 5 milioni. Che cosa farete della differenza?
“La reinvestiremo in servizi al cittadino. Andrà tutto a beneficio dei pazienti e non indeboliremo mai e poi mai le strutture sul territorio, specialmente quelle più periferiche. Al contrario, avremo più risorse per avviare investimenti mirati, senza lasciare indietro nessuno. Capisco che questo progetto di riforma possa spaventare, perché è dagli anni Novanta che non si tocca nulla in maniera così radicale, ma noi siamo profondamente convinti che tutto questo darà i suoi frutti. Si tratta di una riforma epocale e ambiziosa: non dico che non abbia le sue complessità, quelle sono inevitabili, ma le aree territoriali funzioneranno meglio e con più risorse e preserveremo con attenzione e cura le aree interne della regione”.
Ma come reimpiegherete i lavoratori che risulteranno in esubero nel back office?
“Vedremo come ridistribuire le persone, nel pieno rispetto delle loro mansioni e delle loro capacità. La priorità saranno sempre i territori. Lo stiamo già facendo con la centralizzazione del 118: questo ci ha permesso di liberare medici e infermieri dell’emergenza mandandoli a lavorare dove c’è più bisogno di loro”.
Che tempi vi siete prefissati per la riforma?
“Contiamo di arrivare all’approvazione in Consiglio Regionale entro la metà di dicembre. La legge sarà operativa a partire dal primo gennaio 2026, in modo che già allora possa partire l’azienda unica, con i bilanci chiusi al 31 dicembre 2025 delle cinque Asl. Il 2026 sarà un anno di transizione”.
Come verrà scelto il direttore dell’Azienda Territoriale Sociosanitaria Ligure?
“Si tratta di una nomina di competenza della Regione Liguria. A sua volta, il direttore potrà designare un direttore amministrativo, uno sanitario e i direttori delle singole aree”.
Che cosa contiene anche la riforma della sanità?
“Un altro miglioramento molto importante, ovvero una nuova azienda ospedaliera metropolitana per la città di Genova, che includerà il San Martino, Villa Scassi, il Galliera e il futuro ospedale degli Erzelli. Questa nuova azienda erediterà dal Policlinico San Martino la qualifica di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. Anche in questo caso, tutto il percorso è finalizzato a semplificare la gestione amministrativa e organizzativa. Avremo, quindi, due sole governance: quella degli ospedali genovesi e quella delle attuali cinque Asl. Con l’obiettivo di spendere meglio le risorse. Non c’è nessuna volontà di risparmiare né di tagliare, su questo voglio essere molto chiaro”.