di ALBERTO BRUZZONE
Pnrr, ovvero Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, significa anche maggiore attenzione alle politiche ambientali. Ecco perché, in linea con le strategie nazionali e dell’Unione Europea, il Ministero per la Transizione Ecologica ha recentemente pubblicato un avviso che prevede il finanziamento di interventi di rimboschimento, atti a contrastare i problemi legati all’inquinamento atmosferico, all’impatto dei cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità, migliorando la qualità della vita e il benessere dei cittadini di tutti i comuni metropolitani.
Per la Città Metropolitana di Genova sono previsti circa dodici milioni di euro nel triennio 2022-2024 per piantumare circa trecentomila piante in 270 ettari nel proprio territorio: si tratta di un intervento imponente che potrebbe rimboscare aree urbane ed extra urbane del territorio paragonabili a quasi quattrocento campi di calcio.
La strategia generale è la messa a dimora di mille piante per ettaro, individuando specie coerenti con la vegetazione locale secondo il principio di utilizzare ‘l’albero giusto nel posto giusto’, in risposta alle diverse esigenze ambientali dell’area metropolitana. È un tema sul quale noi di ‘Piazza Levante’ ci siamo spesi molto spesso, al punto da organizzarne un ciclo tematico che, nei numeri scorsi, ha visto anche la partecipazione e gli scritti di numerosi esperti e studiosi.
I progetti possono raccogliere interventi su comuni diversi, purché raggruppati da obiettivi e strategie condivise. La superficie minima complessiva di un progetto varia tra 30 ettari (per città, piccole città e sobborghi) e 50 ettari (per i comuni rurali). Tali superfici si possono raggiungere con il contributo di più aree distinte, anche non contigue, purché strutturalmente e funzionalmente integrate in un progetto unitario e, in tale caso, le aree potranno avere una estensione di 3 o 10 ettari rispettivamente.
Per ottenere il finanziamento, ogni comune dovrà avere la disponibilità giuridica dei terreni e presentare un progetto alla Città Metropolitana, la quale inoltrerà i progetti ricevuti al Ministero. Avere la disponibilità giuridica significa possedere i terreni in proprietà o affitto o comodato, o comunque detenere un titolo giuridico che consenta al comune la realizzazione delle attività.
I primi progetti, ovvero quelli presentati nel 2022, al fine del conseguimento del target Pnrr, devono essere realizzati secondo uno specifico cronoprogramma che preveda la messa a dimora delle piante entro e non oltre il 10 dicembre 2022.
Il progetto dev’essere curato da un gruppo interdisciplinare composto da vari professionisti esperti in materia, forestali, ambientali e agronomi, e deve essere sottoscritto da un agronomo: a tal proposito la Città Metropolitana di Genova sta predisponendo accordo quadro per le attività di progettazione, con agronomi e professionisti ambientali che verranno messi a disposizione dei comuni richiedenti che intendano avvalersi di tali professionalità a supporto del processo di creazione dei progetti.
Si ricorda inoltre che, in considerazione degli obiettivi della misura e dell’avviso, tra le aree idonee a ospitare interventi di rimboschimento sono considerate prioritarie le aree destinate alla rigenerazione urbana, le ex aree industriali e commerciali, quelle degradate (ad esempio discariche e cave), dismesse o parzialmente in uso, le aree agricole non più inserite nel processo produttivo e le aree di proprietà lungo i corsi d’acqua, infine le aree forestali temporaneamente prive di copertura arborea e arbustiva a causa di eventi accidentali, incendi o altre motivazioni.
Entro il 15 maggio i comuni sono invitati a presentare le proprie idee progettuali alla Città Metropolitana di Genova, che dovrà quindi predisporne la graduatoria e inoltrare il tutto al Ministero entro fine maggio.
A livello nazionale, saranno investiti 330 milioni per la realizzazione di verde urbano ed extraurbano nelle aree delle 14 città metropolitane. Saranno quindi messi a dimora 6,6 milioni di piante su una superficie di 6.600 ettari (una ogni 10 metri quadrati). L’obiettivo dichiarato è salvaguardare la qualità dell’aria e la biodiversità attraverso la tutela delle aree verdi, per migliorare la qualità della vita e del benessere dei cittadini.
“Cerchiamo di portare al centro dell’attenzione di tutti gli italiani le loro foreste, che coprono ormai più di un terzo del territorio nazionale. Boschi da conservare e curare come se fossero una cosa propria, un vero patrimonio personale”: Alessandra Stefani, oltre a essere il direttore generale del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, è anche una vera appassionata di boschi.
La riforestazione è uno degli obiettivi del Pnrr per il rilancio dell’economia dopo il Covid. Alla fine dello scorso anno è stato raggiunto il primo importante traguardo dell’investimento di 330 milioni: “In un anno andranno a dimora un milione di alberi. Ma serve una gestione sostenibile dei parchi”, dice il direttore generale del Ministero. Alberi per contrastare l’inquinamento atmosferico e attenuare l’impatto delle isole di calore delle città, dovute all’aumento delle temperature e ai cambiamenti climatici in atto.
Uno degli obiettivi specifici è anche contribuire con i nuovi alberi a ridurre le procedure di infrazione comunitarie per il superamento dei giorni oltre i parametri degli inquinanti e delle particelle sottili nell’aria, specie nella Pianura Padana, la zona più inquinata e più estesa in Europa. “Le piante in città invecchiano prima rispetto a quelle in un ambiente naturale – prosegue Alessandra Stefani – Non basta piantare, poi bisogna saperle gestire e curare: non sarà una cosa semplice”.
In base ai piani governativi, il secondo ‘tagliando’ è previsto a fine anno: la messa a dimora di 1.650.000 alberi, il 25 per cento del totale. La superficie boscata italiana è in crescita da decenni, soprattutto a causa dell’abbandono dei pascoli di colline e montagne che sono stati ricolonizzati dalle piante. Un po’ l’abbandono, un po’ l’incuria. Ma la tendenza a lasciar fare alla natura da alcuni anni ha cambiato direzione con l’entrata di un nuovo attore: la gestione sostenibile. Nell’ultimo anno in Italia la superficie forestale gestita in maniera sostenibile è aumentata, con un incremento di circa 3.600 ettari rispetto al 2020. Secondo il rapporto annuale di Pefc Italia, ente promotore della certificazione delle buone pratiche forestali, la superficie forestale sostenibile è di 892.610 ettari, cioè di poco superiore a una regione come l’Umbria.