di ALESSANDRA FONTANA
“Facciamo di tutto per risparmiare, purtroppo non riusciamo a prevedere quando e se cambierà qualcosa”. A parlare così è il sindaco di Rezzoaglio, Marcello Roncoli, che guida il secondo comune territorialmente più vasto della provincia di Genova e si riferisce alle spese per l’illuminazione pubblica. Un cruccio ricorrente per Rezzoaglio, già la scorsa amministrazione, infatti, aveva avviato delle sperimentazioni spegnendo o riducendo le ore di luce causando malumori tra gli abitanti sparsi per le frazioni. Una sperimentazione presto naufragata anche a causa delle proteste degli abitanti.
La contraddizione del Comune della Val d’Aveto è proprio questa: territorio vastissimo e che quindi comporta tanti costi ma scarsamente popolato, quindi con entrate ridotte. L’elettricità è aumentata vertiginosamente e le oscillazioni del mercato non permettono di capire né come evolverà questa situazione né quanto durerà. Situazione allarmante che non risparmia nessuno: dai privati cittadini, passando per attività commerciali, imprese, fino ad arrivare alle amministrazioni pubbliche, specialmente quelle dell’entroterra che sono abituate da sempre a lottare contro disagi e a fare i conti per qualsiasi azione desiderino intraprendere, anche le più elementari. Ma questa volta è davvero troppo.
L’amministrazione di Rezzoaglio in questi giorni sta incontrando i cittadini delle frazioni proprio per questo tema: gli aumenti dell’elettricità e le possibili soluzioni da mettere in atto. “In tutto posizioneremo diciotto orologi, per ora ne abbiamo messi una decina – spiega Roncoli – li abbiamo regolati togliendo un’ora di luce la sera e mezz’ora al mattino rispetto al solito. Mi rendo conto che è una soluzione impattante e che possa creare disagio ma noi ora dobbiamo cercare di risparmiare il più possibile, le bollette sono aumentate del doppio: prima spendevamo 70mila ora 137mila. Di questo stiamo discutendo con i cittadini”.
Non è sostenibile per un’amministrazione piccola andare avanti così. Ma gli orologi non sono l’unica soluzione di questo piano che è ancora in fase sperimentale: “Stiamo pensando a dei veri e propri interruttori per le frazioni praticamente disabitate, in modo che chi vi si reca il fine settimana o qualche giorno possa accendere quando serve e spegnere quando va via. Dobbiamo anche trovare dispositivi (elettronici e anche questo comporta ritardo) compatibili con gli impianti che abbiamo perché rifarli non sarebbe economicamente sostenibile”.
Un altro piccolo Comune, questa volta in Valle Sturla, sta facendo proprio in questi giorni i conti con le bollette da capogiro. Lo racconta il sindaco di Mezzanego, Danilo Repetto, che ha preso la drastica decisione di spegnere i lampioni durante queste notti autunnali, precisamente dall’una alle cinque nelle zone meno popolate: “Purtroppo dal mese di agosto le bollette della illuminazione pubblica sono triplicate. Nel mese di agosto 2022 il costo è stato pari a euro 9264,41 mentre nell’agosto 2021 il costo era stato di 2894,04. Le risorse ulteriori trasferite dallo Stato sono sufficienti a coprire gli extra costi solo di due mesi”, si legge nell’avviso che ha diramato il sindaco.
La situazione è drammatica: “Tutto ciò malgrado il fatto che il Comune negli ultimi quattro anni abbia sostituito con lampade a Led oltre il 60% dei vecchi impianti”. Nei prossimi giorni gli incaricati installeranno dei timer sugli impianti interessati. “Ci scusiamo con i cittadini per il disagio, ma siamo certi della loro comprensione”, spiega Repetto. “Purtroppo non possiamo fare altrimenti o spegniamo le luci o dobbiamo aumentare le tasse… ma non penso neanche basterebbe”.
Alcune settimane fa ci siamo occupati del problema dei ripetitori in Valle Sturla: con l’ulteriore passaggio al digitale gli abitanti hanno smesso di vedere i canali della tv. L’unica soluzione? O potenziare gli impianti o far dotare i cittadini di parabole. Insomma, il problema è sempre lo stesso: mancano le risorse per i servizi basilari: tv, collegamenti stradali (ricordiamo che ci sono voluti anni per far mettere a posto la 586 che porta in Val d’Aveto) e ora anche l’illuminazione pubblica. Il quadro di questi paesi diventa sempre più desolante: immersi nel buio e con sempre meno servizi. Scegliere di abitare in paese comporta dei sacrifici in costante aumento. Se a Mezzanego però gli abitanti sembrano aver compreso le necessità dell’amministrazione pubblica, a Rezzoaglio la musica è diversa: le lamentele si sono moltiplicate, sia nel mondo reale, sia sui social. Le notti di allerta tra la paura e il buio, specialmente in frazioni come Cabanne che ha i segni dell’alluvione impressi sui muri e ancora negli occhi delle persone, saranno interminabili. Senza contare, questo in generale non nei paesi specifici, che spegnere le luci genera sempre maggiore insicurezza. Ancora una volta a pagare di più questa crisi sono l’entroterra e la gente che con sacrifici e amore lo popola e lo guida tramite le amministrazioni.