(r.p.l.) Quale futuro per chi è rimasto senza reddito di cittadinanza e, nel frattempo, non ha trovato un lavoro? Se in Italia la misura, che si è interrotta alla fine di luglio, riguarda 169mila persone (sono quelle che hanno ricevuto il messaggio sms che annunciava la prossima e imminente interruzione), in Liguria il numero complessivo è di 1988 cittadini, di cui 1.002 a Genova, 371 a Imperia, 238 a Spezia e 377 a Savona. Nel Tigullio, secondo i dati scorporati dalle organizzazioni sindacali, alla fine di luglio circa duecento persone si sono viste interrompere il reddito di cittadinanza.
Molti di quelli che sono definiti ‘occupabili’, in base alle norme che hanno modificato l’erogazione del sostegno, lo sono solamente sulla carta, o perché non hanno sufficienti competenze per trovare lavoro o perché sono troppo anziani per l’impiego. Per il momento, l’assalto agli sportelli non c’è stato, ma la situazione è comunque molto tesa.
Il deputato del Pd, Andrea Orlando, ricorda che “i Comuni non hanno gli strumenti e il personale per gestire le richieste. Le Regioni, compresa la Liguria, non sono ancora pronte (alcune di esse forse mai lo saranno) nei programmi che dovrebbero aiutare queste persone a migliorare le loro competenze e quindi la probabilità di trovare lavoro. Un pasticcio insomma. Un misto di protervia ideologica e approssimazione”.
Secondo Orlando, “la Giunta Toti, invece di accettare supinamente le scelte del Governo, si deve fare carico del problema e chiedere di adottare ogni misura possibile perché questo passaggio non crei ulteriori difficoltà a chi vive già in una condizione di fragilità”.
Quel che emerge, però, è che anche a causa della fine di questa misura, dall’inizio del 2023 sono crollate le domande. Secondo i dati Inps che sono stati rielaborati dalla Cgil, le domande di sussidio sono state 9.711 contro le 16.452 dello stesso periodo dello scorso anno: un calo del 41% in tutta la regione. “Le persone hanno smesso di chiedere il reddito di cittadinanza, perché molti non avrebbero più avuto i requisiti – spiega Marco De Silva, responsabile dell’Ufficio Economico Cgil Liguria – Ma per altri è bastato l’effetto annuncio della cancellazione per non provare neppure a presentare la domanda”.
A giugno sono 17.802 le famiglie liguri che hanno avuto il reddito o la pensione di cittadinanza: oltre tremila in meno rispetto a giugno 2022. Mentre le persone coinvolte sono passate da 37.518 a 29.654, seimila in meno, con l’importo mensile medio dell’assegno che, al contrario, è salito. Si è passati da 493 euro del 2019 a 504 euro del 2023.
Ma, avvertono i sindacati, “si sta togliendo una misura per contrastare la povertà senza averne un’altra pronta per far fronte alla situazione. Non c’è ancora il decreto per il percorso di formazione al lavoro né un piano per i centri per l’impiego. E non dimentichiamo che in Liguria un quinto della popolazione si trova in una situazione di povertà assoluta o relativa”.
Secondo Igor Magni, segretario generale della Cgil di Genova, “oggi per molte di queste famiglie l’unica strada percorribile è quella di rivolgersi ai servizi sociali del comune che, falcidiati da anni di tagli, sono anch’essi senza risorse economiche ed umane e difficilmente riusciranno a dar loro risposte concrete ed immediate. È un gioco allo ‘scaricabarile’ già visto con i centri per l’impiego che, sin da subito, sono stati coinvolti nel reddito di cittadinanza per la parte riguardante la collocazione lavorativa dei richiedenti, ma senza che, a livello centrale, si fosse provveduto al loro necessario rafforzamento, né in termini di dotazioni organiche né in termini di interventi e servizi attuabili. Mentre ci si accanisce sui più deboli la cronaca registra l’aumento dell’occupazione precaria dove solo un contratto su cinque dei nuovi assunti è a tempo indeterminato, dove le ispezioni nelle aziende registrano un incremento delle irregolarità, dove dilaga il lavoro nero”.
E Stefano Gaggero di Genova che Osa, associazione no profit che realizza un dettagliato dossier sulla povertà a Genova, attraverso il suo centro studi, commenta: “Il 4% dei liguri percepiva il reddito di cittadinanza. Ma è il 10% dei liguri a essere sotto la soglia di povertà. Quindi il reddito copriva meno della metà del fabbisogno. Come fanno tutti gli altri che non riescono ad avere accesso? Parlo ad esempio dei 60mila Neet under 35 (le persone che non studiano, non lavorano e non cercano un’occupazione). Il lavoro in Liguria è di scarsa qualità e pagato poco”. Tanti problemi da risolvere, e le idee ancora poco chiare.