di ROSA CAPPATO
Per il complesso ex scuole ‘Maestre Pie’ di Recco si avvicina la svolta. Al via i lavori di riqualificazione nel 2023. È notizia di questo mese l’aggiudicazione degli interventi attesi da anni, da parte di un raggruppamento di imprese, il ‘Consorzio Stabile Infrastrutture’, per un importo di 4.697.142,77 euro (inclusi oneri fiscali), che ha offerto un ribasso del 3,33 per cento. Tornerà, così a nuova vita la struttura nel cuore di tanti recchelini, edificio circondato da un vasto giardino, costruito nell’Ottocento, poi adibito a Convitto. È infatti dotato di cucine, palestra, campetto da pallone e foresteria.
Don Giacomo Olcese nel suo libro ‘Storia di Recco’, del 1988, ne traccia un’immagine risalente al 1896: “Proprio dirimpetto alla bellissima ed importante nostra Stazione ferroviaria sovra un delizioso poggio, sorge come per incanto questo nobile Istituto che spazioso e bello sovrastando alla nostra città, sembra chiedere il dominio di quella”. E ancora: “Il giardino poi non si saprebbe desiderare più gaio. È tutto ombrato da una dolce verzura, appannato di morbidissime erbe, ricco di piante e di fiori. È rinfiancato di ringhiere messe tutte a vago disegno, rivestite di spalliere, d’aranci, e di cedri e di vaghe rose”.
Fino agli anni ’70 centinaia di giovani residenti e altri provenienti dalla valli vicine e non solo, hanno frequentato la struttura come alunni della scuola Materna, media e Istituto Magistrale delle suore Maestre Pie. Poi l’abbandono e il degrado. Al complesso in disuso si è interessato, in passato, anche il Fai, il Fondo per l’Ambiente Italiano, proponendolo tra i ‘Luoghi del Cuore’ da votare.
Città Metropolitana di Genova, divenuta proprietaria dell’edificio, quando ancora era costituita come Provincia, nel marzo 2013 organizzò una massiccia pulizia e bonifica del parco, 4.700 metri quadri di verde, operazione compiuta in collaborazione con il consolato statunitense e la Prefettura.
A Recco quel giorno approdarono i Marines, una trentina di marinai, tutti volontari della USS Mount Whitneym, la nave americana che era in restyling ai cantieri San Giorgio di Genova. Per la villa, in crescente declino, è rimasto sempre l’intento di realizzare la nuova sede dell’alberghiero Marco Polo e un centro di eccellenza culturale.
Lunedì 10 ottobre si è svolta la Conferenza di Servizi, così da avere un parere globale riguardo i dettagli paesaggistici e strutturali del restauro. “Ora si potrà passare al progetto esecutivo con i giusti riferimenti – riferisce il sindaco di Recco Carlo Gandolfo – e poi finalmente il via ai lavori in via Gerolamo Speroni. Con le indicazioni ottenute si può procedere in linea con i tempi previsti”.
In ipotesi il cronoprogramma prevede il via ai lavori nei primi mesi del 2023. “Nel frattempo – aggiunge il sindaco – si avviano senza intoppi l’attività di bonifica bellica e le indagini archeologiche, effettuate con scavi. Si tratta di operazioni propedeutiche all’insediamento del cantiere. Penso occorrano quattro mesi circa”.
A confermare le tempistiche annunciate entra nel dettaglio Davide Nari, l’ingegnere di Città Metropolitana dirigente del Servizio Edilizia. “Quando sono previste operazioni di scavo occorre valutare il rischio di presenza di ordigni bellici inesplosi. La bonifica per i residui bellici insieme a quella archeologica vengono effettuate contemporaneamente e durano circa quattro mesi”.
Questo perché durante le due guerre mondiali, che hanno interessato l’Italia nel secolo scorso, sono state sganciate circa 378.900 tonnellate di bombe. In particolare l’intera area di Recco ha subito pesanti bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale, nel 1943, a causa del viadotto Genova – Roma che attraversava l’abitato: Tra il 10 novembre 1943 al 28 giugno 1944 la città fu bombardata 28 volte dagli alleati, nel tentativo di distruggere il ponte ferroviario. Ci riuscirono, ma distrussero il centro e rimase in piedi solo il 4% delle case. Oggi Recco è classificata a ‘medio rischio’ riguardo gli ordigni inesplosi, ma talvolta sono obbligatorie verifiche a seconda delle zone. “Per i residui bellici – prosegue Nari – si effettuano diversi passaggi. Occorre prima approvare il progetto, poi si procede con i sondaggi, anche insieme al Genio militare e poi l’ultimo, quello per esaminare l’area”.
Il lavoro consiste nella ricerca, localizzazione ed eliminazione di tutte le masse ferrose, mine, ordigni, bombe, proiettili, residuati bellici di ogni tipo, sia interi che loro parti fino a 1 metro di profondità dal piano di campagna originario. Le zone da esplorare vengono suddivise in campi e successivamente in strisce, che vengono esaminate con apparati rilevatori di profondità (opere per 146.160 euro, che trovano copertura nel finanziamento incluso nel Pnrr, finanziato dall’Unione Europea NextGenerationEU).
“La verifica archeologica, invece – chiude il dirigente di Città Metropolitana – è stata prescritta poiché in passato erano emerse alcune risultanze, ma si auspica non di rilievo, poiché probabilmente si tratta di materiali da riporto post bellico. In ogni caso avendo come unico interlocutore la Soprintendenza, non prevedo intoppi burocratici. Entro marzo 2023 dovrebbero avviare il cantiere”.
Il progetto definitivo è stato validato e approvato mercoledì 22 giugno, finanziato dall’UE nell’ambito del Pnrr NextGenerationEU. Prevede di adeguare l’immobile per ospitare un nuovo istituto con indirizzo eno-gastronomico. Il nuovo edificio scolastico sarà dotato di 11 aule, laboratori di cucina e sala, locali per il personale docente e tecnico e una nuova palestra, in volume seminterrato, oltre alla generale sistemazione dell’area considerata di pregio paesaggistico. I lavori dureranno almeno due anni. “Al termine dell’intervento – ribadisce quanto affermato il giorno dell’approvazione del progetto il sindaco Gandolfo – alla città sarà restituita questa struttura, che offrirà opportunità di formazione professionale”.