di DANILO SANGUINETI
Re.Vetro. Re sta per replica, ripetizione, bis, compiere due volte un’azione. Il senso di ricostruire e rinnovare dato dal prefisso re suggerisce riciclato, per colpa degli idiotismi abusati dal politichese rischia una connotazione negativa. L’esatto contrario invece del giudizio che merita la ditta genovese-caraschina, una eccellenza per la nostra regione, antesignana e faro della Green Economy. Bastano un paio di note per realizzare che siamo in presenza di una azienda top player nel settore.
Re.Vetro srl è attiva nel mondo dei rifiuti dal 1983, opera in Liguria, Piemonte, Toscana ed Emilia su 132 comuni tra cui Genova, Livorno, Tortona e Voghera. Gestisce le campane stradali ed è dotata di un impianto di preselezione, triturazione e pressatura per rifiuti tra cui ingombranti, vetro, carta e cartone, plastica, legno e metalli.
Ha giocato da subito sulla lettera R: con il motto ‘Raccolta rifiuti recupero risorse’, con i principi delle tre erre, ‘Riduci, Riusa, Ricicla’. Re.Vetro ha messo nell’atto di fondazione la volontà di innovare, di fare business con un senso, quasi una missione. È un’azienda che investe nelle tecnologie di rimodulazione dei materiali, insomma corre lungo la nuova frontiera ecologica. Non il semplice smaltimento di ciò che non serve più, bensì il ritorno in uso dei materiali che, abbandonati, sarebbero causa di inquinamento perpetuo.
È superata la linea orientata nel piano dello sperpero, linea che viaggia non verso l’infinito ma verso la saturazione di risorse e habitat: serve un cerchio che si può, anzi si deve chiudere. Ri-creare lo scarto, ri-portarlo a una nuova vita, un ciclo che si perpetua e che concede riposo al nostro sfiancato pianeta.
Concetti che oggi sono stati assimilati dalla maggioranza delle persone, idee che stanno imponendosi anche negli ambiti più refrattari, Trump ed altri casi disperati a parte. Ben altro clima si respirava (in ogni senso, ahi noi!) quarant’anni fa, per la precisione nel 1983, quando l’ingegnere Luigi Orlando e Luigi Attanasio fondarono la Re.Vetro.
Un settore che nella mappa industriale italiana portava il detto ‘Hic sunt Leones’, pareva ambito nel quale c’era molto da rischiare, parecchio da investire e poco, o così si pensava, da ‘raccogliere’.
All’alba del terzo decennio del 2000 Re.Vetro cresciuta e consolidata è impresa in piena espansione e non può essere altrimenti da quando il nostro paese come la tutta la comunità europea si è reso conto dei pericoli enormi legati ai cambiamenti climatici e alla necessità non più alla facoltà di intervento immediato.
L’ingegner Orlando, amministratore delegato e affabulatore nato nell’illustrare le strategie aziendali, trasmette un entusiasmo che va al di là del gioco delle parti. C’è la visione che trascende i bilanci e i budget, l’orgoglio per quanto realizzato, la soddisfazione per un lavoro che continua a essere ben fatto e che fa del bene alla comunità.
“Questa è la filosofia che nel 1983 ha spinto un gruppo di amici quali eravamo a fondare la Re.Vetro. Seguire i principi dettati dalle tre R per la Re.vetro è stato, sin dall’inizio dell’attività, una linea guida che unita a una amministrazione parsimoniosa ha portato la società a crescere continuamente senza mai interrompere gli investimenti sempre alla ricerca di economie di scala e nuove sinergie”.
Oltre il budget c’è di più. “Mi ricordo quando il Comune di Genova lanciò la prima campagna per la raccolta del vetro tramite le apposite campane. Erano dei contenitori che nei paesi più avanzati si vedevano ovunque, qui da noi erano degli oggetti sconosciuti. Infatti nei manifesti pubblicitari erano presentati come degli…‘Ufo’ atterrati nelle strade e nelle piazze della Superba. Averli fatti entrare nella esperienza di tutti, aver sensibilizzato prima gli amministratori e poi gli amministrati su questa opera di civismo ecologico è uno dei nostri motivi di orgoglio”.
Di acqua, o meglio di vetro ne è corso da allora sotto i ponti. E sotto un ponte in particolare. La cronaca di questi quattro decenni dell’azienda è anche una storia nella Storia d’Italia con svolte maestose e un solo inciampo sia pure doloroso.
“Iniziammo con due impianti, uno a Genova e uno a Carasco, quelli che sono ancora oggi il fulcro delle nostre attività. Raccoglievamo il vetro e lo trattavamo, mancava solo per chiudere il cerchio un impianto dove riciclarlo. Individuammo la sede adatta nella Valle dei Vetri, la Val Bormida intendo, dove ci sono tre delle maggiori vetrerie italiane. Nel 1986 la Re.Vetro in collaborazione con la Vetr.i.- vetrerie italiane, oggi Saint Gobain ed altri soci, costituisce la Ecolvetro s.r.l., realizzando il primo impianto di riciclaggio del vetro in Liguria, a Cairo Montenotte. Dal 2003 ne abbiamo acquistato il totale controllo”.
Altro passo che alcuni giudicarono azzardato e che invece l’ingegnere oggi può vantare come esempio di lungimiranza. “Mentre altri parlavano di economia circolare, noi la realizzavamo, avvicinandoci alla lavorazione a km zero. Ci sono ditte che raccolgono il vetro in una regione e lo mandano a riciclare in un’altra, magari lontana centinaia di chilometri (come accade spesso nel Meridione, ndr). Le nostre collazioni si estendono da Spezia a Montecarlo, l’itinerario percorso dal materiale è ridotto al minimo”.
Il terzo capitolo negli anni Novanta: “Con il crescere dell’attenzione della gente verso i problemi dell’ambiente, iniziamo a sviluppare altre forme di raccolta differenziata allargando la gamma dei nuovi servizi. Nel 1995 apriamo il centro di Genova Campi, un’area di circa 12000 mq in una zona industriale strategicamente importante, al servizio di qualsiasi esigenza di smaltimento di tutti i materiali riciclabili: vetro, metalli, carta, cartone, plastica, legno, verde, provenienti da attività industriali, commerciali, artigianali o di servizi”.
Un altro gioiello della corona, destinato a perdersi per colpe che possono essere ascritti ad altri, a molti. “È uno dei grandi depositi industriali finiti sotto i piloni e le campate del Ponte Morandi il 14 luglio 2018. Schiacciati non solo i macchinari anche il lavoro e quindi la dignità di molti. Noi e altre due ditte che erano in quella area non abbiamo ricevuto dall’ente commissariale che ha gestito la ricostruzione nessuna area dove poter ricostruire l’impianto. I nostri vicini hanno chiuso. Noi abbiamo continuato, prendendo altre destinazioni”.
Si intuisce dal tono fattosi improvvisamente serio che l’ingegner Orlando non ha ancora accettato quella assurda insensibilità da parte dei condottieri della rinascita. Dietro le fanfare e i peana per la grande ricostruzione e per la rinascita dell’economia locale qualche scheletro lo si intravvede… Per fortuna chi tritura i detriti sa anche macinare il tempo e far fruttare persino le schegge. Re.Vetro aveva altri bastoni al quale appoggiarsi. “Nel corso del 2013 si concretizza l’apertura della nuova piattaforma di per la messa in riserva e selezione di rifiuti sita in via Pian di Rocco 30 a Carasco che permette a Re.Vetro di ampliare la gamma di servizi offerti alla clientela e l’avvio del nuovo impianto di selezione e pressatura degli imballaggi in plastica. In collaborazione con i Comuni limitrofi, dal 2016 l’impianto di Carasco diventa isola ecologica per il conferimento dei privati cittadini dei comuni di Carasco e San Colombano Certenoli, contribuendo così ad ottimizzare il servizio di raccolta dei rifiuti”.
Oggi a Carasco si stoccano e si recuperano, si riciclano o si preparano per il conferimento in discarica i rifiuti solidi industriali, quelli solidi urbani, biomasse. È garantita l’assistenza nelle fasi di progettazione e programmazione raccolta differenziata su territori pubblici e privati. Niente sembra fermare l’irresistibile ascesa. “Abbiamo mantenuto l’energia e l’entusiasmo degli inizi. E questo non era scontato. I numeri sono in costante aumento”. Per capirci: 30mila tonnellate di rifiuti conferiti presso l’impianto di Carasco, 20mila tonnellate di rifiuti conferiti presso l’impianto di Genova, 4mila campane per la raccolta differenziata dei rifiuti, 12 automezzi adibiti alla raccolta differenziata, 4 aziende collegate che si occupano di recupero rifiuti. Funziona il superconsorzio, una partnership di successo con Omnia, il consorzio di cooperative sociali di Tipo B aderenti a Legacoop Liguria e Genova Insieme, la cooperativa che lavora in differenti ambiti e servizi per imprese e per privati risolvendo problematiche legate alla manutenzione e alla pulizia.
Marx e Keynes darebbero il cinque all’ingegner Orlando che invece si schernisce e parla dell’opera di sensibilizzazione che viene fatta presso i cittadini del domani. “Andiamo nelle scuole a spiegare cosa facciamo e incontro bambini e ragazzi che si entusiasmano. Il che ci dà una carica enorme: la loro coscienza critica è ben sveglia, hanno compreso qual è la posta in gioco”.
L’ingegnere se ne torna sorridendo nella sua casa di vetro dove la luce filtra indisturbata: non ci sono misteri ed equivoci da nascondere, nessuna opacità per chi ha cristallina coscienza di aver fatto la sua parte per il bene comune. È stato appena istituito il Ministero della Transizione Ecologica. A Roma sono ancora alla transumanza, a Carasco l’ingegner Orlando ha già varcato la linea d’ombra, cammina nel sole. Speriamo dell’avvenire.