Quella serata ‘non s’ha da fare’. Parliamo di letteratura, di qui il riferimento a Manzoni. Ma non siamo nella Milano del Seicento, né ci sono i bravi a terrorizzare il mansueto Don Abbondio.
Questa storia si svolge, nella sua interezza, nella Riviera di Levante. Un rito ben consolidato e di successo, che si ripete da trentatré anni.
Era il 1985 quando Pier Antonio Zannoni, giornalista della Rai ma soprattutto uomo di cultura e grande appassionato di libri, inventò – insieme al collega Luciano Basso – il Premio Letterario Nazionale per la Donna Scrittrice, kermesse che, nel corso delle sue tante edizioni, ha portato alla ribalta decine e decine di autrici. Teatro dell’iniziativa, da sempre, la città di Rapallo. Main sponsor, dalla settima puntata in poi sino allo scorso anno, la Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, poi divenuta Banca Carige.
Ed ecco nascere il nome di un premio che – nell’ambiente e non solo – tutti conoscono: il Rapallo Carige, terzo in Italia solo al Premio Strega e al Premio Campiello, manifestazioni con budget decisamente superiori e staff altrettanto più cospicui.
Una vicenda travagliata per il 2018
Fin qui, in brevissimo spazio, la storia. Alla quale – e siamo nel 2018 – subentra la cronaca. Sembrava proprio che, dopo un tira e molla durato mesi tra organizzatore e amministrazione comunale, l’edizione della prossima estate non s’avesse da fare.
I motivi? Sono molteplici. Zannoni, uomo dalle buonissime maniere, che mai scade nel turpiloquio e rarissimamente mette parole fuori posto, non nasconde la sua amarezza. Si direbbe che è andato fuori dai gangheri. Ma sempre col suo stile british. “Ci sono state difficoltà e non posso nasconderlo. In particolare, ci sono rimasto male nel leggere certe dichiarazioni sulla stampa. Soprattutto, quelle sui conti. Sono state date cifre completamente sbagliate”.
C’è stato – e anche questa è cronaca – un movimento, o meglio un sommovimento, creatosi in città allo scopo di screditare il Rapallo Carige. Zannoni sciorina i numeri: “Quest’anno il Comune investirà cinquantacinquemila euro, mentre Carige ne metterà cinquemila. Per un totale di sessantamila. Cercheremo di fare i miracoli, come lo scorso anno, e di farci stare tutto, confezionando un prodotto più che dignitoso. Mi ha fatto male, però, leggere che il Comune avrebbe dovuto coprire tutto l’importo non versato da Carige, per un totale di 135mila euro. Perché nessuno ha mai avanzato questa richiesta”.
Col contributo ridotto da parte della Banca (la nuova governance è infatti restia a investire cifre corpose in eventi non organizzati per vie dirette), il Premio per la Donna Scrittrice tornerà alle origini, con il solo nome di Rapallo nel titolo.
Il nesso cultura/visibilità/ritorno mediatico
L’amministrazione Bagnasco, pur con qualche resistenza, alla fine ha deciso di sostenere l’iniziativa. Facendo la scelta più giusta. Non solo perché rispettosa della storicità e della tradizione, ma soprattutto perché non si può non investire in cultura. Né si può tagliare i fondi a un premio letterario per investire maggiormente in navette gratuite, come ha sostenuto qualcuno. Perché ci sono poste e poste di bilancio. E perché ogni comune della Riviera ha una manifestazione letteraria di rilievo.
Lasciando stare il Festival della Comunicazione di Camogli e Premio Andersen, con il connesso Festival, di Sestri Levante, per i quali gli stanziamenti semmai aumentano, anno dopo anno, c’è un altro fatto da prendere in considerazione: negli stessi giorni in cui a Rapallo il Premio Letterario per la Donna Scrittrice era in bilico, il Comune di Chiavari decideva di finanziare con migliaia di euro la produzione di uno spettacolo teatrale dedicato alla scrittrice Elena Bono, all’interno del più ampio budget stanziato per il Festival della Parola.
“Di cultura c’è bisogno, sempre e comunque – commenta Zannoni (nella foto a fianco) – ed è un peccato che il Premio per la Donna Scrittrice venga considerato riduttivamente dentro lo spazio di una serata. Da trentatré anni, infatti, noi raccontiamo l’evoluzione della scrittura al femminile, rendendo un importante servizio che tutte le case editrici e i critici ci riconoscono. Siamo unici in Italia a fare questo. Nel Novecento, le donne scrivevano quasi esclusivamente diari e memorie. Ora trattano, spesso, temi molto delicati e profondi. Penso ad esempio all’immigrazione, alla disabilità, alla violenza di genere. Ci sono scrittrici straniere che usano l’italiano in maniera eccellente (come Anilda Ibrahimi, ultima vincitrice). La letteratura è cambiata, e noi ne siamo la testimonianza”.
E’ stato detto e scritto che il Premio Rapallo non porta i media nazionali. Zannoni replica: “Per anni abbiamo avuto la trasmissione della Rai e stiamo lavorando per averla anche questa volta. I principali critici italiani sono qui. Abbiamo articoli sui giornali, i riflettori accesi delle case editrici e delle principali agenzie letterarie italiane. Non mi sembrano cose da poco. E il pubblico, rapallesi e turisti, è sempre intervenuto in maniera ampia”.
L’opinione di Stefano Petrocchi (Premio Strega)
Il Comune, non è un mistero, avrebbe preferito un format più ‘moderno’, sulla scorta del Premio Strega. Ma i budget e gli staff, si diceva, sono profondamente differenti. A spiegarlo meglio di tutti ci pensa Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, che organizza lo Strega. Il punto nodale è il concetto di ‘ritorno mediatico’, arma brandita, non senza un pizzico di malafede, dai detrattori del Rapallo Carige. Dice Petrocchi: “Massimo rispetto all’azienda Strega Alberti, che finanzia il premio omonimo da più di settant’anni. E alla Confindustria del Veneto, che fa lo stesso con il Campiello dal 1963. Credo che né per l’una né per l’altra il ragionamento sul ritorno di visibilità sia mai stato prioritario. Un premio è un progetto culturale di lunga durata, solo su questo periodo è possibile misurarne l’efficacia, a ogni livello. Per questo lo sviluppo di un premio è compatibile con quello di strutture ugualmente pensate per durare. Una giunta comunale vive troppo poco a lungo per occuparsene seriamente”. Touché.
Sara Rattaro, vincitrice nel 2016, difende il Premio
A ribadire l’importanza culturale della kermesse rapallese c’è anche Sara Rattaro, che vinse il Premio nel 2016 col romanzo “Splendi più che puoi”, un testo toccante e profondo sulla violenza di genere. “Stiamo parlando dell’unico premio in Italia completamente dedicato alle donne. In un periodo di continue discriminazioni come questo, cancellare quest’iniziativa sarebbe assolutamente sbagliato”.
La Rattaro, pegliese (nella foto a sinistra), apre il suo album dei ricordi: “Sin da quando ho iniziato a fare la scrittrice, ho sempre sperato di partecipare al Rapallo Carige. Come donna e perché stiamo parlando della mia regione. Aver vinto il primo premio è stata una gioia immensa. Lo considero uno degli appuntamenti più importanti nel panorama italiano, con una giuria estremamente qualificata. Per capirlo, basta guardare l’albo d’oro”.
I nomi e cognomi li ha fatti un recente articolo apparso sul web. Secondo i principali siti e blog americani, le scrittrici italiane più famose all’estero sono Elena Ferrante, Dacia Maraini, Margaret Mazzantini, Viola di Grado, Melania Mazzucco, Francesca Melandri e Simonetta Agnello Hornby. Cinque su sette sono state protagoniste a Rapallo, nel corso delle varie edizioni.
Forse questo premio non è così da rottamare. “Un conto – osserva ancora Rattaro – è ridimensionare per motivi economici. Lo fanno anche molte aziende. Ma cancellare, quello no”.
I conti
Ma come se ne va quella cifra che, per chi monta polemiche ad arte, sarebbe ‘spropositata’? Zannoni snocciola i numeri: “La maggior parte è costituita dal montepremi. Poi ci sono i costi per il soggiorno delle scrittrici, quelli per la giuria che viene da fuori. Gli ospiti dello spettacolo. La conduttrice. L’acquisto dei libri per la giuria popolare. La location. Il service. L’anno scorso, pur con un budget già ridotto, siamo riusciti a fare una bella edizione, molto partecipata. Anche quest’anno, pur essendo partiti in ritardo, cercheremo di fare l’impresa. Un grande aiuto arriva dalle conoscenze maturate in anni di Premio e di professione giornalistica, oltre che dal rispetto che ci siamo guadagnati presso le case editrici. Per questo credo che la kermesse potrà continuare a vivere, in quanto forte di un enorme prestigio”.
Un po’ di date: il bando per spedire le opere – aperto sia alle scrittrici che alle case editrici – scadrà il 24 maggio. Dopo un mese circa si riunirà la giuria tecnica, che ha per presidente onorario Leone Piccioni e per presidente effettivo Elvio Guagnini, entrambi critici letterari di livello nazionale. Saranno loro a indicare la terna su cui si esprimeranno i cinquanta membri della giuria popolare, la sera del 4 agosto. La cerimonia, non essendo disponibile il lungomare a causa dei lavori sul torrente San Francesco, tornerà a Villa Tigullio, in quel magnifico parco che già l’ha ospitata in passato.
Il finale della storia? Per adesso ce lo dà ancora Manzoni. Perché l’ideatore e organizzatore del Premio potrebbe dire, con piena ragione, quanto Lucia (non a caso una delle donne più ‘Donne’ della letteratura universale) confessava al suo moralista: “Cosa volete che abbia imparato? Io non sono andata a cercare i guai: son loro che sono venuti a cercar me”.
Pace fatta? Sembra ottimistico dirlo. Tregua armata? Questo forse è pessimistico.
E allora non resta che aspettare il 4 agosto.
Poi il futuro del Premio Rapallo sarà tutto da vedere.
Anzi, da scrivere.
ALBERTO BRUZZONE