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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

Un convegno alla Società Economica per raccontare le recenti e interessanti ricerche a proposito del Monte Ramaceto

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di ALBERTO BRUZZONE

Oltre a essere un Sic, ovvero un Sito d’interesse comunitario, e oltre a essere uno dei luoghi maggiormente battuti dai camminatori e dagli escursionisti in tutta la Liguria, il Monte Ramaceto è anche una delle zone maggiormente studiate dagli archeologi, dai paesaggisti, dagli storici, per tutta una serie di peculiarità e di caratteristiche.

A fare un punto della situazione ci penseranno gli studiosi che si sono dati appuntamento per sabato 1° ottobre, alle ore 14,30, presso la Sala Ghio Schiffini della Società Economica di Chiavari, nel convegno intitolato ‘Ramaceto e dintorni. Aggiornamenti sulle ultime scoperte’, proposto dall’Istituto di Storia Ligure – Sezione Tigullia, dalla Società Economica di Chiavari e con l’apporto organizzativo del Centro Culturale del Lascito Cuneo di Calvari.

Il convegno di archeologia e storia ambientale sarà introdotto da Francesco Bruzzo e da Giovanni Mennella, rispettivamente presidente della Società Economica e presidente dell’Istituto di Storia Ligure. Renato Lagomarsino, fondatore del Museo del Lascito Cuneo, racconta: “In questi ultimi anni, sulle pendici del Monte Ramaceto e nelle aree circostanti, sono state fatte numerose scoperte che hanno richiamato l’attenzione degli studiosi. Due in particolare hanno un grandissimo valore sul piano della conoscenza del territorio: il cippo confinario del secondo secolo dopo Cristo che delimitava, sul versante della Val d’Aveto, un latifondo di proprietà imperiale, e il masso di Cichero, la cosiddetta ‘Pria scritta’, con incise le dediche a Giove, unico esempio in Liguria. Ma c’è anche il ritrovamento di una punta di freccia in diaspro persa alcune migliaia di anni fa da un cacciatore del Neolitico durante una battuta sul monte, e vi sono le ricerche dell’Università inglese di Reading nell’area palustre dei Prati di Cichero, dai cui carotaggi si è venuti a conoscere, con l’esame dei pollini, quale fosse nel corso dei secoli la copertura vegetale della zona. Un argomento, questo, che sarà trattato anche in altri interventi sia per dare una datazione attraverso l’esame dei campioni con il Carbonio 14 sia per mettere in risalto le peculiarità ambientali di questo vasto comprensorio montano che sta svelando i suoi segreti”.

Non mancheranno, per concludere il convegno, “due relazioni che contribuiranno a dimostrare, anche se ormai non ce n’è bisogno, la grande importanza della ‘Pria scritta’ per il suo carattere cultuale riferibile non solamente al ‘padre degli dei’ ma anche a una divinità locale di cui si conoscono appena le iniziali di un nome (Avi…) sul quale gli studiosi stanno facendo ipotesi”.

La scaletta degli interventi prevede: ‘Storia di una punta di freccia’ con l’archeologo Roberto Maggi; ‘Un millennio di storia della vegetazione attraverso le analisi polliniche dei carotaggi nell’area palustre dei Prati di Cichero’ con Nicholas P. Branch e Davide Attolini, rispettivamente dell’Università di Reading e dell’Università di Genova; ‘Per un’ecologia storica del comprensorio del Ramaceto’ con Roberta Cevasco e Diego Moreno; ‘Pregi ambientali dell’area del Ramaceto’ con la geografa Claudia Vaccarezza; ‘La ‘Pria scritta’ di Cichero e il culto di Giove nell’epigrafia rupestre in Italia’ con Elena Cimarosti; ‘La ‘Pria scritta’ di Cichero: Iuppiter Avi(tus?), un possibile caso di sincretismo religioso’ con Morgana Casassa.

Secondo Renato Lagomarsino, “è importante portare avanti gli studi sul Monte Ramaceto, anche perché questa zona offre moltissimi spunti e consente di capire moltissimo del nostro passato. Sono curioso di conoscere le conclusioni a cui sono arrivati gli studiosi e come s’intende adesso andare avanti”.

Con i suoi 1344 metri sul livello del mare, il Monte Ramaceto è una gigantesca montagna arenacea che si innalza lungo lo spartiacque principale appenninico, e ne costituisce il punto più elevato tra il Colle di Cadibona e il Passo della Forcella. È tra le montagne più note e frequentate di questa parte di Appennino, in ogni stagione. Si presenta alto e imponente da qualunque versante lo si guardi; la cresta sommitale orizzontale, lunga più di un chilometro e mezzo, e l’enorme anfiteatro erosivo che ne costituisce il lato sud-est rendono il Ramaceto assolutamente inconfondibile.

Questa montagna presenta le tipiche caratteristiche delle montagne arenacee dell’Appennino Ligure e anche del vicino Appennino Tosco-Emiliano. C’è una netta asimmetria dei versanti, dovuta all’inclinazione degli strati di arenaria che lo formano. Il versante nord-ovest, che dà sulla Val d’Aveto, segue la superficie inclinata degli strati, quindi si presenta abbastanza dolce e uniforme; il clima abbastanza freddo e umido ha fatto sì che vi sia cresciuta una delle più belle faggete della zona. Il versante sud-est, al contrario, taglia perpendicolarmente gli strati, e si presenta ripidissimo e roccioso, alto varie centinaia di metri.

Questo versante si presenta al massimo della sua imponenza a chi risale la Val Cicana in direzione di Cichero. Il versante ovest-sud-ovest della montagna, che sovrasta la valletta di Lórsica, è pure degno di nota: qui, a causa di una piega, gli strati hanno una diversa inclinazione, e si presentano ripidissimi e dalla superficie più o meno tangente al fianco della montagna; su questo versante sono presenti alcuni piccoli ruscelli che si sono scavati curiose vallette (a volte vere e proprie spaccature) sfruttando le superfici di discontinuità tra uno strato e l’altro.

La cresta sommitale del Ramaceto culmina con numerose elevazioni. La cima principale si trova più o meno a metà; purtroppo è completamente coperta dagli alberi e non offre alcun panorama. La cima escursionistica è dunque l’anticima sud-ovest (1325 m), che su alcune carte viene nominata Monte Dente. Si presenta effettivamente come un piccolo dente roccioso piramidale, abbastanza isolato, sulla cui vetta sorge una cappelletta, ‘decorata’ dai numerosi segnavia che vi giungono. La cappella fu costruita nel 1949, poi venne ristrutturata nel 1971 dopo che, qualche anno prima, era stata rovinata da un fulmine; è sempre aperta, e può costituire uno spartano riparo in caso di maltempo.

Dalla cima sud-ovest del Monte Ramaceto si osserva un fantastico panorama su tutto l’Appennino Ligure, sulle Alpi Liguri e Marittime, sulla costa e sul mare con la Corsica e le isole toscane, e sulle Alpi Apuane. Il toponimo dovrebbe significare ‘ricco di boschi’; in Val d’Aveto il monte è conosciuto anche come Monte di Liciorno.

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