Dall’amico Michele Scandroglio, riceviamo e pubblichiamo.
Certamente la sanità pubblica ha tanti problemi, alcuni poco comprensibili, ma tant’è. Oggi voglio parlare di un aspetto particolare dello sfacelo della sanità ligure, e ne scrivo mosso da un fatto personale, vissuto sulla mia pelle ancorché indirettamente.
La grande fuga di pazienti ed operatori è un segnale che non è ovviamente esclusivo dei giorni d’oggi. Ma la Regione oggi è chiamata a dare risposte, e le deve dare ora! Se la porta principale di accesso alla sanità sono i pronto soccorso, per quello che ho potuto vedere personalmente per ben due volte nel giro di pochi mesi, a me sono sembrati gironi danteschi: pazienti abbandonati a se stessi, comportamenti di un personale che troppo oberato dal lavoro è incapace della dolcezza necessaria a chi si rapporta alla sofferenza; attese infinite, nessuna umanità.
Probabilmente il percorso clinico non è insufficiente, anche se l’assenza di personale sanitario è drammatica; tutte le persone che operano sono dabbene, ma agiscono in un perimetro delimitato dalla politica, una politica disattenta, tesa al bilancio dei numeri, lontana, incapace di comprendere le necessità umane di chi, in quel momento, attende nel buio; sono malati che hanno diritto anche ad una parola gentile, a un gesto di conforto, ad un’attenzione che va aldilà della prestazione medica. Qualcosa che si riassume in una umanità che non c’è.
Ci sono soluzioni semplici che pare non vogliono essere accolte, credo che ci sia stato anche un tentativo encomiabile, da parte del professor Cremonesi dell’ospedale Galliera, di selezionare alcune figure da affiancare al personale sanitario del pronto soccorso, e mi auguro non solo a quello, con il compito di rapportarsi umanamente a chi in quel momento si sente – ed è – abbandonato. Basterebbe una parola, la richiesta di un contatto telefonico, informarsi se serve un caricabatterie, una comunicazione ad un parente, se vi è la necessità di andare in bagno, insomma qualcuno che non lasci nel nulla i pazienti tra una visita e l’altra, tra un intervento infermieristico e l’altro; e che magari solleciti chi di dovere, anche solo per una bottiglietta d’acqua, una fetta biscottata, che dica una parola di conforto, una informazione; tutto ciò potrebbe essere svolto almeno in parte dai “volontari”, e la Liguria è ricca di questa preziosa categoria di persone, che al di là della qualifica o della remunerazione hanno a cuore il bene altrui, gratuitamente, con affetto e con amore.
Sono cose straordinarie che costano poco, ma che rendono meno drammatiche quelle interminabili ore, o giorni, di attesa a chi si ritrova poi solo, anche quando ha avuto la fortuna di trovare un letto in reparto. Sono gesti che favoriscono il contatto con i propri cari, che aiutano a superare i momenti più critici.
Sono certo che una politica attenta, ma attenta davvero, non dovrebbe limitarsi alla parte tecnica/economica, peraltro fallimentare; ma dovrebbe prendere in considerazione, e rendersi conto, che oltre alla ferita nel corpo ci sono le ferite nell’intimo: la solitudine, la vergogna di chiedere inascoltati, l’angoscia di non sapere; il sentirsi nessuno quando si soffre è il peggiore dei mali.
Aggiungo che in cima alle preoccupazioni di chi è oggi responsabile delle politiche regionali dovrebbe esserci la Sanità. Tutta la vita è fatta di scelte: per me oggi in Liguria la scelta è la sanità! Mi auguro che queste poche righe possono possano aiutare chi ha il dovere di affrontare il problema e ricordarsi che il pronto soccorso prima, poi le sale di degenza, poi la convalescenza, non sono solo soccorso medico fisico. La parola soccorso deriva dal latino sub currere, portare aiuto, in senso lato, durante e dopo la malattia, e l’anima non è esclusa.
Se i pronto soccorso sono la porta principale d’accesso alla sanità pubblica, spesso sono oggi una porta chiusa a chiave. Apritela! Renderla accogliente è un dovere morale, un segno di civiltà che non può più essere disatteso. La politica non è solo “fare”, ma è il bene comune anche quello intangibile e non misurabile. La politica è inseguire il bene comune nella sua complessità, con delle priorità, con determinazione e senza dimenticare le parole di Aldo Moro: “La politica non è solo amministrazione del presente, ma costruzione del futuro con la speranza nel cuore”.
Ad maiora, Regione Liguria!