Glocal… no social
Settimanale di attualità, economia e sport

Ultima edizione

Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Progetto Aree Interne: per il filone scuola, il 2021 dovrà essere l’anno del definitivo rilancio

Condividi su

di ALBERTO BRUZZONE

Il Covid-19 ha rallentato, ma il Covid-19 può anche rilanciare in termini definitivi. Se è vero che da una parte la Strategia Nazionale per le Aree Interne ha subito una brusca battuta d’arresto a seguito dell’emergenza sanitaria, è altrettanto vero che è proprio l’emergenza sanitaria ad aver reso ancor più evidenti e necessarie alcune cure sul territorio, specie sui territori che non sono densamente popolati e specie nelle zone del nostro entroterra.

La pandemia ci ha insegnato, o almeno dovrebbe averci insegnato, quanto è fondamentale l’assistenza sanitaria a domicilio, quanto è prezioso il negozio di vicinato, quanto il buon funzionamento dei servizi può contribuire a rendere attrattivo o comunque a mantenere popolato un luogo.

E tra i servizi, c’è sicuramente quello della scuola. Difatti proprio l’istruzione è uno dei principali filoni in cui si dipana la cosiddetta Snai, ovvero la Strategia Nazionale per le Aree Interne che partì con il ministro Fabrizio Barca all’epoca del Governo Monti. ‘Piazza Levante’ se n’è occupata nei numeri scorsi, attraverso alcune interviste ed approfondimenti, perché una delle aree interne interessate, e anche tra quelle più avanti a livello esecutivo, è quella denominata Valli dell’Antola e del Tigullio, che comprende i comuni di Bargagli, Borzonasca, Davagna, Fascia, Fontanigorda, Gorreto, Lumarzo, Mezzanego, Montebruno, Ne, Propata, Rezzoaglio, Rondanina, Rovegno, Santo Stefano D’Aveto e Torriglia.

Abbiamo parlato della sanità, dei trasporti, della necessità di infrastrutture digitali. Per quanto riguarda la scuola, è ottima notizia il fatto che sia stato nominato come direttore scolastico regionale il professor Ettore Acerra, che proprio di aree interne si era occupato ai tempi del suo incarico presso il Ministero della Pubblica Istruzione. La competenza in materia di scuola è appunto del Provveditorato agli studi, che ha indicato come capofila l’Istituto Comprensivo di Cogorno.

È stato il dirigente in carica, e ora uscente, il professor Norbert Kunkler, a redigere il progetto e a darne concretamente l’avvio, mentre ora c’è stato un avvicendamento alla direzione scolastica del comprensivo che non consente di proseguire. Kunkler è il reggente, ma si attende l’arrivo della sua sostituta. Però l’emergenza sanitaria ha fatto sì che si andasse avanti su alcuni degli obiettivi che ci si era prefissati.

Un documento redatto dall’Anci Liguria, ovvero la sezione regionale dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, che si occupa di coordinare a livello tecnico tutto il percorso di valorizzazione delle aree interne, indica i traguardi raggiunti e quelli ancora da raggiungere. Qualcosa è stato fatto, qualcosa resta ancora da fare, ma la linea è tracciata, la spinta da parte della Direzione Scolastica Regionale c’è e una volta risolto il problema della guida dell’Ic di Cogorno si potrà andare avanti, si spera piuttosto speditamente.

Riguardo all’istruzione, la Strategia Nazionale per le Aree Interne prevede, relativamente alle Valli dell’Antola e del Tigullio: promuovere negli studenti specifiche competenze e conoscenze orientate al territorio; sperimentazione di metodi didattici innovativi e diffusione di nuovi modelli di interazione didattica; miglioramento delle competenze linguistiche; potenziare le competenze in ambito matematico, scientifico e tecnologico, inclusa la robotica.

“Mi sono occupato di tutto il progetto, anche perché mi sta molto a cuore – afferma Norbert Kunkler, oggi preside del ‘Liceti’ di Rapallo – Poi il Covid ha reso necessario invertire un po’ le priorità, quindi la prima azione che abbiamo svolto è stata quella di acquistare i tablet e gli altri supporti digitali per consentire la didattica a distanza. Ora attendiamo il subentro della collega affinché vengano espletate le altre tappe”.

Stando al report di Anci, “Regione Liguria ha proceduto allo stanziamento della prima anticipazione dei fondi destinati a questo ambito. Sono stati riattualizzati i cronoprogrammi delle progettualità, le quali però hanno subito delle modifiche conseguenti all’emergenza sanitaria Covid-19, che ha ridisegnato le priorità di attuazione e i meccanismi di frequenza scolastica. Conseguentemente, si è data la precedenza all’acquisto dei materiali tecnologici, previsti dalle schede intervento, che sono stati messi a disposizione dei discenti e dei docenti per le attività di didattica a distanza. La Rete di scuole, soggetto attuatore delle schede in questo ambito, con le nomine per l’anno scolastico 2020 è nuovamente operativa sia sul piano dirigenziale sia sul piano amministrativo-operativo”.

Questi sono gli obiettivi, una volta che si potrà tornare pienamente a una didattica di tipo tradizionale: realizzazione di corsi/progettualità per l’acquisizione di competenze legate al territorio; apertura pomeridiana di alcuni plessi scolastici finalizzata all’ampliamento dell’offerta formativa; realizzazione di attività in coordinamento con enti esterni alla scuola, volte a promuovere la difesa ecologica del territorio e lo sviluppo di competenze trasversali; migliorare le competenze linguistiche in lingua madre o nella lingua di istruzione partendo dalla promozione della lettura sia su supporto cartaceo sia digitale; potenziare le competenze in lingua straniera sfruttando la modalità CLIL (Content and Language Integrated Learning) in tutte le classi della scuola primaria e secondaria, a partire dalla lingua inglese, anche con la presenza di docenti madrelingua in orario curricolare; potenziare le competenze degli studenti in ambito matematico, scientifico e tecnologico anche attraverso l’esperienza applicata (ad esempio la robotica) e la sperimentazione di metodologie didattiche innovative supportate dalle nuove tecnologie per promuovere tra i giovani creatività e innovazione.

Intanto, a livello generale, un bel segnale è rappresentato dal fatto che la Strategia Nazionale per le Aree Interne occupi un importante spazio all’interno del Programma Nazionale di Riforma 2020. Nel documento, infatti, si riconosce che la Snai “è divenuta ancora più attuale a seguito della pandemia. Dal fronte sanitario al modello didattico alla mobilità sostenibile, la Snai rappresenta un modello di riferimento per le strategie di contenimento e mitigazione del rischio di diffusione del contagio”.

Il documento ne prevede il rilancio, grazie alle risorse stanziate nell’ultima Legge di Bilancio, e alla costituzione di un apposito fondo per interventi di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali delle aree interne, la cui dotazione è stata incrementata, per proseguire nel percorso di rigenerazione dei contesti urbani, non solo nelle aree metropolitane del Paese, ma anche nelle città medie del Mezzogiorno, colmando i ritardi di infrastrutturazione, a cominciare da quelli digitali, per consolidare i processi di innovazione sociale avviati nelle periferie e per affrontare le condizioni di marginalità.

La Strategia Nazionale per le Aree Interne del Paese, ricorda il testo, “costituisce una delle linee strategiche di intervento dei Fondi strutturali europei del ciclo di programmazione 2014-2020, definite nell’ambito dell’Accordo di Partenariato, e rappresenta un’azione diretta al sostegno della competitività territoriale sostenibile, al fine di contrastare, nel medio periodo, il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, definite come quelle aree più lontane dai poli di servizio essenziale primario e avanzato, che corrispondono al 60% della superficie territoriale, al 52% dei Comuni e al 22% della popolazione italiana”.

La strategia ha lo scopo “di creare nuove possibilità di reddito e di assicurare agli abitanti maggiore accessibilità ai servizi essenziali, con riferimento prioritariamente ai servizi di trasporto pubblico locale, di istruzione e socio-sanitari, ed è sostenuta sia dai fondi europei, per il cofinanziamento di progetti di sviluppo locale, sia da risorse nazionali.

Per la Strategia per le Aree Interne il legislatore ha stanziato, a partire dall’esercizio 2014, 481,2 milioni a valere sulle risorse del Fondo per l’attuazione delle politiche comunitarie. Nell’ultima Relazione Annuale, si fa riferimento a 72 aree selezionate, che riguardano “1.077 comuni per 2.072.718 abitanti (dato al 2016) e un territorio di 51.366 kmq. Dei 1.077 comuni, il 57,6 per cento è classificato come periferico ed ultra-periferico”.

Esse rappresentano il 13,4% di tutti i comuni italiani e il 26% dei comuni classificati come aree interne; il 3,4% della popolazione nazionale e il 15,5% della popolazione residente nei comuni classificati come aree interne. Si tratta di aree che distano in media circa 50 minuti dal polo più vicino, distanza che raggiunge, in alcuni casi, anche i 60 minuti. Alla distanza fisica dai poli di offerta dei servizi essenziali si somma un sottodimensionamento della ‘connessione digitale’.

Al 31 dicembre 2018, risultano approvate le strategie definitive in 34 aree, per un totale di investimenti di 565,8 milioni, con il 62% di investimenti in favore di progetti di sviluppo e il 38% di investimenti per il miglioramento dei servizi alla persona (mobilità, istruzione e trasporti).

Ultimi video

Intervista a Simone Franceschi, vicesindaco della Città Metropolitana: “Nessun fermo ai lavori sull’argine dell’Entella"
"Ancora nessuna ufficialità sulle alternative al depuratore in colmata. Se Chiavari dispone di elementi utili, ce li comunichi”
Chiavari, la variante al Puc divide: opposizione all’attacco, depuratore ancora al centro del dibattito. Silvia Garibaldi abbandona l’aula
“Provvedimento 'illegittimo e irricevibile', errori marchiani che rendono fragile la posizione contraria alla costruzione del depuratore in colmata"

Altri articoli

Riapertura del Tribunale di Chiavari, l’ex procuratore Francesco Cozzi: “Dico sì al ritorno di alcuni servizi fondamentali sul territorio. La fusione non ha fatto risparmiare nulla”

Cronache da Genova - La Regione Liguria alle prese con il problema della degenza di media durata: si va verso l’accreditamento delle strutture private