di ANTONIO GOZZI
La riflessione avviata nell’ultimo numero di ‘Piazza Levante’ sul rapporto complicato del Tigullio con Genova e sulla necessità di difendere e rilanciare, nelle forme e nei modi possibili, un’ideale di autonomia e specificità del nostro comprensorio rispetto al capoluogo ha suscitato molte reazioni positive e interventi che all’unisono hanno riconosciuto il problema e la necessità di lavorarci sopra.
Molti Sindaci si sono collegati con noi ringraziandoci per la presa di posizione, così come imprenditori e sindacalisti che vivono tutti i giorni sul piano economico e sociale le conseguenze di un declino di visione e di iniziativa.
L’intervento più importante è certamente stato quello del professor Lorenzo Caselli, già preside della Facoltà di Economia di Genova, che dalle pagine del ‘Secolo XIX’, dall’alto della profonda conoscenza e passione che lo ha sempre caratterizzato per i destini della Liguria, ha ribadito e rafforzato le idee-forza contenute nella nostra riflessione.
“Manca una visione, un progetto, uno scatto d’orgoglio. Amministratori pubblici e società civile dovrebbero unirsi e promuovere una Convention del Tigullio. Per stabilire innanzitutto cosa siamo e poi cosa vogliamo essere, cosa vogliamo diventare, che futuro immaginiamo per questa parte di Liguria nel 2030 ed oltre”.
Il tema è proprio questo: progettare il futuro. Ma per farlo occorre una tensione culturale e una capacità di aggregare e costruire consenso su idee e progetti che oggi largamente mancano.
Bisogna ricominciare dalla promozione e dal confronto di idee. Trasformare le idee in progetti e i progetti in realtà è il compito di classi dirigenti degne di questo nome. Solo un’adeguata elaborazione culturale e progettuale, supportata dal consenso delle società civile e delle categorie economiche e sociali, può difendere il Tigullio dal declino attuale e dalle scorribande genovesi.
L’area metropolitana ha mostrato di non comprendere e di non rispettare le specificità del Tigullio e in ogni occasione possibile anziché aiutare lo sviluppo della nostra terra ha dato manifestazione di pensare egoisticamente solo agli interessi del capoluogo. Le vicende del Tribunale soppresso, dell’assorbimento della Tigullio Pubblici Trasporti nella Amt, oggi del tentativo di imporre l’inefficiente Amiu per la gestione dei rifiuti anche del Tigullio, senza gara e senza confronto competitivo, sono lì a dimostrarlo.
Nulla è stato fatto in questi anni dall’Area metropolitana per aiutare il Tigullio sul suo sviluppo. Volete degli esempi?
- Sul tema strategico della viabilità (tunnel della Fontanabuona, la statale in pericolo Santa Margherita-Portofino, viale Kasman, i collegamenti con l’entroterra e la loro manutenzione che la vecchia Provincia teneva in somma considerazione) se non erriamo mai si è sentita in questi anni la voce dell’Area Metropolitana;
- Sul tema dell’innovazione tecnologica e delle start-up l’incubatore di Chiavari si è costruito, in totale solitudine, la sua traiettoria di crescita senza alcun segno di considerazione da parte del capoluogo (semmai vi è stata qualche diffidenza, perché l’efficienza e il successo di Wylab hanno messo in luce la pochezza delle iniziative genovesi);
- Sul tema della sanità, peraltro di competenza regionale, si è più volte percepita una tendenza silenziosa all’accorpamento della Asl 4 con l’Asl del capoluogo. Il nuovo direttore generale Petralia ha di fronte a sé la sfida di completare l’assetto organizzativo e funzionale dei servizi ospedalieri e territoriali del Tigullio, valorizzando le risorse tecniche e umane ben presenti sul territorio;
- Sul tema degli altri servizi si è già detto e non vale ritornarci se non per rivendicare quanto di buono fatto dai Comuni del Tigullio, ad esempio in termini di raccolta differenziata e la volontà di continuare, nell’interesse dei cittadini, a gestire il servizio senza delegarlo all’Amiu di Genova.
Ma fare dei piagnistei non serve a nulla. Bisogna passare all’azione.
Bisogna, per esempio, capire cosa si può fare nell’assetto istituzionale vigente, di un’Area Metropolitana comprensiva anche dei Comuni del Tigullio, per salvaguardare le specificità, le esigenze e le potenzialità della nostra comunità.
Consorzi di Comuni? Associazioni della società civile? Altro?
Bisogna mobilitare gli amministratori pubblici, le categorie economiche sociali, gli enti di formazione, perché in ogni occasione la specificità e l’autonomia del Tigullio vengano sottolineate.
Per incominciare, ‘Piazza Levante’ ritiene che l’idea lanciata da Lorenzo Caselli di una Convention del Tigullio per discutere tutti insieme del nostro futuro sia l’idea giusta e si mette a disposizione per organizzare, appena sarà possibile riunirsi fisicamente senza rischio di contagio, questo appuntamento.
In attesa di vedersi tutti insieme, ‘Piazza Levante’ ospiterà come sempre i contributi e le opinioni di tutti coloro che vorranno partecipare a questa battaglia.