di DANILO SANGUINETI
Ci stanno abituando molto male i ragazzi della Pro Scogli Chiavari. Il continuare a vincere, in alcune occasioni a stravincere, tutte le più importanti competizioni di canoa polo è una abitudine, una dimostrazione di forza e allo stesso tempo anche un’illusoria convinzione che possono farcela sempre e comunque nonostante i problemi logistici e le carenze strutturali che li perseguitano. Luca Bellini e soci sono più forti di ogni limitazione e di ogni intoppo, oltre agli avversari battono, da decenni, la mancanza di una vasca nella quale potersi allenare, il non poter contare su un settore giovanile come si deve e di conseguenza dover stringere ogni anno la cintura della propria società di un buco un po’ più stretto.
Dal punto di vista finanziario, i ragazzi chiavaresi si reggono quasi esclusivamente sulle proprie forze e il sostegno anche economico dell’amministrazione comunale. Un miracolo nel miracolo che abbiano chiuso questa stagione rivincendo lo scudetto e la Coppa Campioni.
Il bis del 2018 si è concretizzato tra inizio agosto e metà settembre. Dopo la conferma tricolore, la vera sfida era bissare il titolo europeo conquistato nel 2018 a Nottingham. I nove scudetti all’attivo del circolo chiavarese valgono molto, ma issarsi sul trono continentale per la seconda volta consecutiva sarebbe stato qualcosa di epico. La finale in Sicilia, a Catania, ha visto di fronte società forti e molto molto attrezzate (sarebbe più giusto dire ricche). La Pro Scogli Chiavari nelle eliminatorie si è sbarazzata di Vidra (Ungheria), Berlin (Germania), Vallehermoso (Spagna) e Rijnland (Olanda). Nella finalissima domenica 22 settembre si è trovata di fronte i tedeschi del Librar, dati per grandi favoriti: invece i liguri hanno prevalso 5-4, dovendo ricorrere al terzo tempo supplementare e al gol decisivo di Andrea Bertelloni, la grande promessa, erede designato del capitano e condottiero Luca Bellini.
La formazione: Alberto Simone Baroni, Luca Bellini, Andrea Bertelloni, Mattia Garrone, Filippo Guelfo, Jan Erik Hacck, Robert Pest, Marco Porzio, Alessandro Tixe. ‘Iron Arm’, o Braccio di Ferro se preferite, Bellini svela che neppure lui – re degli ottimisti, dotato di incrollabile volontà positiva – questa volta avrebbe scommesso sulla vittoria: “Noi eravamo gli stessi di Nottingham, mentre la concorrenza era più agguerrita e soprattutto sensibilmente rinforzata. C’è stato da combattere e da soffrire, e questo non ci spaventava, siamo abituati, c’è stato da tirare fuori il meglio da noi stessi e anche questo ci riesce facile. Ma è servito qualcosa di più, la coesione e il morale che solo una compagnia di amici, di persone che si conoscono e che si sono ‘scelte’ può avere. È stato il nostro ‘doping’ mentale, l’amicizia ha fatto la differenza”.
Bellini e i compagni hanno fatto la storia. Il capitano soprattutto è oramai una leggenda vivente di questo sport, condottiero in acqua, allenatore, titolare anche in nazionale, da poco entrato pure nello staff tecnico della nazionale italiana. Ha vinto tutto e di più, potrebbe essere al settimo cielo e invece si avverte un filo di tristezza nel commentare l’ennesimo bersaglio centrato. “C’è orgoglio ma anche preoccupazione. Possiamo continuare a rendere possibile l’impossibile? La squadra non è eterna e per trovare dei ricambi dovremmo avere il ‘aboratorio’ dove prepararli. Fuori di metafora, la nostra società non può permettersi un settore giovanile. Noi ‘vecchi’ siamo abituati ad allenarci ogni giorno di ogni mese a cielo aperto, nella nostra ‘tana’ allestita nello spazio di mare riparato – si fa per dire – dai pennelli all’estremità occidentale di Chiavari. Spazio angusto, che non consente di stendere un campo di misure regolamentari. È chiaro che non è cosa proponibile ai neofiti”.
Infatti in estate molti ragazzi e ragazze si avvicinano alla canoa polo, provano, si entusiasmano ma in questo periodo, dall’autunno in poi si perdono… “È logico. Come proporre a un genitore delle simili condizioni di allenamento per i figli? Ci vorrebbe uno spazio coperto, una piscina che in inverno avesse almeno una struttura mobile per ripararsi”.
C’è la promessa fatta dal Comune di rimettere in sesto il Lido. “Sì, abbiamo sentito di questo progetto, ci speriamo. Vedremo. Da Palazzo Bianco ci è arrivato un contributo economico che ci aiuta ad andare avanti, hanno compreso che portiamo con onore il nome di Chiavari in giro. Ma per la piscina entrano in gioco discorsi più complessi, non possiamo che aspettare e sperare”.
Una pia speranza se si guarda alla storia di abbandono e degrado ormai quasi ventennale della piscina del Lido. Eppure Bellini e i suoi ragazzi lo meritano, c’è l’obbligo morale di scovare una soluzione. Da queste parti le eccellenze sono una tale rarità che andrebbero preservate come e meglio dei panda.