di DANILO SANGUINETI
TifosI non juventini, siete stufi del predominio bianconero? Interisti, milanisti, romanisti: masticate amaro per subire da otto anni la supremazia che di stagione in stagione diventa sempre più ferrea della Vecchia Signora? Consolatevi pensando a cosa subiscono da ben 13 anni gli appassionati di pallanuoto che non hanno il cuore pitturato di biancoceleste.
Esistono, esistono anche i fan waterpolisti, gli appassionati savonesi, napoletani, sponda Canottieri e Posillipo, bresciani che dal 2006 a oggi hanno solo potuto reggere lo strascico ai loro colleghi recchelini. La Pro Recco stradomina in Italia, vince spesso anche all’estero e non lascia neppure le briciole alla concorrenza.
Domenica 26 maggio ha messo le mani nella piscina di Trieste sullo scudetto numero 33, il 14esimo consecutivo, da quando Gabriele Volpi è diventato il proprietario dei destini biancocelesti in Italia nessuno è riuscito a mettere la prua davanti alla corazzata di Punta S. Anna. Da diverse stagioni regna, non governa, ha delegato molto a uomini di sua fiducia, da un quadriennio ha concesso pieni poteri a Maurizio Felugo che ha voluto come giocatore, che ha lanciato come dirigente attribuendogli mansioni amplissime, venendo costantemente ripagato dai risultati e dalla ricostruzione del club, dal settore giovanile all’immagine sui media.
La Pro Recco nella versione del chiavarese Felugo ha via via sciolto qualche ghiacciaio di incomprensione, riannodato alcuni fili con la Federazione come con il resto d’Italia. Soprattutto in quest’ultima stagione la sua società ha ragionato più da primum inter pares che da asso pigliatutto. Nessuna razzia nel pollaio altrui, i rinforzi sono stati acquistati in giro per il mondo, dalla Croazia all’Australia. Qualche incidente di percorso (vedasi la partita persa a tavolino con il Posillipo) non dovrebbe inficiare il processo di normalizzazione.
Lo scudetto numero 33 conquistato a Trieste in una finalissima appassionante, incerta, combattuta a viso aperto, dura in acqua, corretta a bordo vasca – come dovrebbe sempre essere – è un ottimo viatico per siglare un altro triplete dopo quello del 2015 (la Coppa Italia è già in bacheca). Manca solo la Coppa Campioni, il trofeo al quale il patron Volpi tiene maggiormente, e che da tre anni sfugge, anzi scivola dalle mani in modo via via più rocambolesco.
Il presidente, giovane di anni, oramai vecchio di esperienza, fa il punto a pochi giorni dall’atto finale, che verrà disputato da giovedì 6 a sabato 8 giugno ad Hannover. Nei pensieri di Felugo c’è solo la Final Eight che deciderà la Champions League 2018-19 o c’è spazio per una riflessione post tricolore?
“Per temperamento, guardo sempre in avanti. Non per questo posso snobbare una vittoria che al di là delle apparenze era tutt’altro che scontata. Eravamo i più forti e proprio per questo se potevamo perdere era proprio in una finale di quel tipo. In una partita secca il Brescia o la Bpm Sport Management potevano avere la meglio. Anzi la prima c’era riuscita solo il mese scorso nel match giocato nella sua piscina. Siamo stati bravi a non sbagliare quasi niente”.
La formula per assegnare lo scudetto non l’ha convinta? “Non sono il solo. Anche gli altri club hanno rilevato come sia un modulo che non funziona. Giocare lontano dai propri tifosi in una sede neutra, porta solo disinteresse. Spalti semivuoti, poco per non dire niente rilievo sui media. Inoltre ritengo assurdo rimettere tutto in discussione dopo un torneo lungo venti giornate”.
Insomma, bisogna tornare ai play off. “Ho trovato su questo piena corrispondenza di intenti con il Brescia. E anche allo Sport Management non c’è opposizione. Siamo noi tre, le società che hanno raggiunto la Final Eight di Coppa (record assoluto per le squadre italiane in questa manifestazione), a dover dare l’esempio”. Insomma, con le rivali competizione ma non guerra fratricida. “Vero, abbiamo compreso che si deve collaborare. In questo senso va la nostra richiesta a Sky di trasmettere non solo le nostre partite delle finali europee ma anche quelle di Brescia e Bpm. Io lavoro per unire, il nostro sport non ha certo bisogno in questo momento di divisioni. Bisogna lottare assieme per acquisire visibilità. La nostra collaborazione con Sky, giunta alla seconda stagione, funziona alla grande”.
La Pro Recco ha smesso di essere un alibi per i fallimenti altrui… “Forse in passato ci hanno dipinto come uno spauracchio perché a molti faceva comodo avere una giustificazione. Oggi per fortuna siamo in una nuova fase”. Pro Recco non più caterpillar, ma locomotiva che traina le altre. Benissimo in Italia, e in Europa? “È chiaro che l’ultimo bersaglio è anche quello che assegna più punti, che darebbe un senso al lavoro di tutta una stagione. Siamo consci del nostro valore, che andiamo in Germania da favoriti, che nella fase eliminatoria siamo stati quasi perfetti. Ma da giovedì cambia tutto: tre partite secche – in questo caso ha senso perché parliamo di una coppa non di un campionato – contro avversarie fortissime. Si ricomincia da zero o quasi”.
Avete i giocatori più forti, avete Rudic, ossia il più forte di tutti, in panchina. Solo la sfortuna può fermarvi. In bocca al lupo. “Ce lo dobbiamo mangiare il lupo…”.