di DANILO SANGUINETI
Il maestro dei maestri nell’inventare palestre, nel ricavare circuiti per il training estremo costruendo ostacoli durissimi con materiali semplici, pezzi ricavabili da oggetti di uso comune. Dal niente o quasi nascevano percorsi infernali.
Stefano Privino, runner specializzato in corse OCR (Corse su terreni diseguali e superamento di ostacoli), prove ad altissimo coefficiente di difficoltà, aveva deciso di crearsi in una fascia sotto casa dei suoi genitori a Recco un mini itinerario per fare pratica quotidiana. Entrato tre anni fa nel circuito partecipando alla Rea Palus – corsa OCR che si tiene ogni primavera a Rapallo – da quel giorno ho preso parte a parecchie gare del circuito italiano OCR e a molte Spartan Race, che è il marchio internazionale di queste prove, con modalità e regole differenti rispetto alle OCR, se possibili ancora più severe. Sfruttava ogni ritaglio di tempo ricavato dal lavoro per correre ad allenarsi, dato che solo con il training quotidiano si può mantenere uno stato accettabile di preparazione.
Questo però prima che venisse decretata la quarantena generale. Poi la bufera: prima gli spostamenti limitati e infine l’obbligo di rimanere presso il proprio domicilio senza uscire, se non per motivi improrogabili. Privino, che ha il domicilio ad Avegno in una casa sul fianco della collina, è rimasto separato dai suoi cari e dal suo Mini training camp.
“Potevo prevedere molte cose ma non certo questo – ammette – Il percorso rimane là a prendere polvere dai miei genitori a Recco, io invece devo stare qui in casa mia ad Avegno, dove ho potuto inventarmi un paio di ostacoli nella fascia sotto il mio casale e cerco di tenermi ‘in forma’ con la manciata di attrezzi rimastami”.
Un mini circuito con gomme di camion da sollevare o lanciare, muretti di tre metri da scalare, spalliere svedesi orizzontali da percorrere dondolando o balzando da un appiglio all’altro e altre diavolerie del genere. Inutile sottolineare che sono brodini per chi era abituato a divorare bistecche. “La battaglia principale avviene con la propria testa. È chiaro che per quanto uno faccia opera di convincimento non riesce a dare il centouno per cento di cui avrebbe bisogno. Correre attorno a un tavolo anche per ore non sarà mai come potersi lanciare per un sentiero, respirare a pieni polmoni, sentire il freddo, accusare il caldo, avere la pioggia o il vento che ti sferzano il corpo”.
Il minimo che si può fare è “un po’ di mantenimento, non lasciare andare del tutto il tono muscolare, conservare una base di fiato per quando finirà il periodo di stop. Penso che tra due o tre mesi, quando si potrà gareggiare, saremo più o meno tutti allo stesso livello, non ci saranno favoriti dalla sorte. Un modo per capire i veri valori, perché senza allenamento vero emergeranno i caratteri più forti”.
Privino fa tre-quattro sedute settimanali ad alta intensità, e negli altri giorni comunque si ingegna: “La fatica mi fa stare bene. Un trucco è quello di correre mentalmente un’intera gara OCR o Spartan e affrontare gli ostacoli. Mi incito da solo, provo, riprovo, cado, mi rialzo e spingo più forte”. Training autogeno? Soprattutto tanta convinzione e amore per la fatica. Conclude con una sentenza che ha scritto in questi giorni, si chiama La Visione: “Se vuoi, puoi. Quello che sembrava impossibile, se lavori duramente non è più impossibile. È questa la visione. Come un esploratore la va a cercare, un musicista la canta, un pittore la dipinge, uno scrittore la mette in parola, così un corridore la corre”.
La fantasia oltre l’ostacolo, l’idea che è più forte di ogni impedimento. Buona visione, Stefano.