di ALBERTO BRUZZONE
Far funzionare un teatro, seppur di proprietà privata, attraverso una fondazione è possibile. Non succede a Chiavari con il Cantero, per quanto la soluzione fosse stata auspicata da più parti ma mai concretamente realizzata a causa delle troppe contraddizioni da parte dei gestori.
Succede invece a Camogli e la struttura è nientemeno che il prestigioso Teatro Sociale. E’ notizia di questa settimana che il consiglio di amministrazione della fondazione, presieduto da Farida Simonetti – per anni direttrice della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola a Genova – ha nominato in veste di sovrintendente il bravo e talentuoso regista e manager teatrale ormai di lungo corso Sergio Maifredi.
Il Sociale si affida a personalità di indubbio livello, per proseguire nella strada del rilancio dopo la riapertura di qualche anno fa, al termine di lunghi e assai onerosi lavori di ristrutturazione. Nella geografia teatrale della Liguria, non è una sala a caso. Perché si sta parlando di un teatro di rilevanza storica (è il ‘gemello’ del Modena di Sampierdarena) e anche perché è, allo stato dei fatti, l’unica realtà di un certo livello (con almeno cinquecento posti a sedere) tra Genova e La Spezia, a servizio quindi di un ampio territorio che comprende Golfo Paradiso e Tigullio, solo per restare nella nostra provincia.
La chiusura del Cantero, a Chiavari, è stata una mazzata per le politiche culturali di una vasta area, ma il teatro di Camogli per fortuna c’è e rappresenta un ottimo punto di riferimento, oltre che un esempio che certi operatori molto meno ispirati e più confusi – stiamo parlando di Chiavari – potrebbero prendere seriamente a riferimento.
“Dopo l’apertura nel 2016 e una fase di ‘rodaggio’ – racconta Farida Simonetti – abbiamo deciso di affidarci a una guida che è perfettamente prevista dallo statuto. Il Sociale è un teatro di livello e di qualità e vogliamo che rappresenti un motore culturale non solo per la zona, ma un po’ per tutta la regione, oltre che per i numerosi turisti che visitano la Riviera e per tutte le persone che qui possiedono le loro seconde case. Il bacino d’utenza è ampio e anche il pubblico è molto variegato”.
Con la cultura non si mangia, ebbe a dire incautamente un ministro della Repubblica, qualche tempo fa. Eppure, di cultura si ha sempre fame. E viene da dire: meno male. “Finalmente – prosegue Farida Simonetti, che ha sostituito Silvio Ferrari alla guida del cda della fondazione – possiamo contare su una guida che è molto preparata dal punto di vista amministrativo e della gestione, ma lo è altrettanto anche sotto il profilo artistico”.
Il Sociale di Camogli ha una struttura per ora molto snella, con diverse collaborazioni sia per la parte amministrativa che per la biglietteria. Nel cda siedono rappresentanti del Comune di Camogli e del Comune di Recco, dei palchettisti (che sono i discendenti di quelle personalità che vollero la costruzione della sala, e la finanziarono, e oggi ne rappresentano la proprietà) e della famiglia Cosulich, oltre alla Città Metropolitana di Genova e all’Associazione Amici del Teatro Sociale. “Stiamo andando bene – osserva Simonetti – Ora, dopo il lancio della riapertura, che è stato fortemente impegnativo, anche in termini economici, dobbiamo assestarci e trovare un nostro equilibrio, costruendo un buon rapporto con il territorio. Sergio Maifredi è la figura ideale in questo contesto”.
Il Sociale, per fare un po’ di storia, fu inaugurato il 30 settembre 1876: è un esempio di teatro all’italiana, con la pianta a ferro di cavallo, quattro ordini di palchi, loggione, realizzato su progetto dell’architetto Salvatore Bruno, già autore, nel 1857, del Teatro Modena di Sampierdarena.
Il Teatro di Camogli nasce per volontà di 60 famiglie della borghesia locale che direttamente o indirettamente avevano fatto fortuna col mare nel momento in cui Camogli, non a caso definita ‘la città dei mille bianchi velieri’, era una delle maggiori potenze armatoriali del tempo. L’originaria struttura in legno costrinse negli anni Trenta a radicali lavori di adeguamento strutturale per la sicurezza, che furono occasione per creare le barcacce, i palchi di proscenio, la fossa per l’orchestra e una galleria intorno alla platea per aumentarne la capienza e che si conclusero con una nuova inaugurazione il 30 novembre 1933. Dopo anni di fiorente e qualificata attività, in particolare durante la guerra, quando sopperì alla chiusura dei teatri genovesi, il Sociale subì un lento declino fino alla chiusura.
Negli anni Ottanta sembrò avviarsi a una rinascita grazie ai nuovi lavori di adeguamento strutturale promossi dalla Provincia di Genova, ma la loro interruzione determinò una quasi ventennale chiusura per inagibilità. A questo stallo pose fine nel 2002 la nascita della Fondazione Teatro Sociale promossa dai palchettisti, discendenti degli storici proprietari, e composta riunendo forze pubbliche – Provincia di Genova, Comune di Camogli e di Recco – e privati – Associazione ‘100 famiglie’ – con la finalità di portare la struttura del Sociale al suo pieno recupero e adeguamento strutturale e alla piena ripresa dell’attività.
“Il pubblico – prosegue la presidente del cda – è in buona parte genovese, oltre che della Riviera. Per questo dobbiamo continuare a lavorare sulla forza attrattiva delle proposte, e sulla comunicazione. Copriamo potenzialmente un bacino molto ampio, ancor di più dopo la chiusura del Cantero di Chiavari”. Ora Simonetti si aspetta, “insieme al Consiglio di Amministrazione, che grazie a questa collaborazione con Maifredi si realizzi il raggiungimento dei due obiettivi per me fondamentali: rendere sempre più il Teatro Sociale un fondamentale punto di riferimento capace di creare arricchimento nella vita culturale della nostra regione e impostare una gestione finanziaria sempre più sana e in equilibrio, ma capace di delineare un’identità forte del nostro teatro”.
Sergio Maifredi, direttore artistico, regista e produttore, ha ideato festival internazionali, innovative reti e sistemi teatrali in Italia volti alla valorizzazione del territorio attraverso progetti di audience engagement di impresa culturale. Ha diretto, tra gli altri, il Teatro Vittoria di Roma, è stato membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Carlo Felice di Genova e del consiglio direttivo nazionale Unesco, regista residente al Teatr Nowy di Poznan (Polonia), e dal 2007 è direttore artistico di Teatro Pubblico Ligure Srl Impresa Sociale, da lui fondata.
Maifredi promette: “Lavorerò da subito a una razionalizzazione delle attività affinché progetto artistico e bilancio possano insieme portarci a raggiungere gli obiettivi che ci stiamo dando. Dobbiamo dare carenaggio per affrontare una grande, lunga e sicura navigazione”. Maifredi si dice “molto legato alla Liguria. Ho sempre vissuto qui, ora sono molto contento di questa occasione di lavoro. Ma non mi dispiace, anzi, esser stato anche tanto fuori e aver conosciuto realtà nazionali e internazionali che hanno arricchito e di molto il mio percorso formativo. Ho sempre pensato che per guidare un teatro bisognasse far convivere l’anima artistica e quella dei conti. E ho sempre cercato di lavorare in questa direzione”.
Con il Teatro Pubblico Ligure, Maifredi ha lavorato molto, sin dagli anni passati, nella Riviera di Levante, tra Sori e Pieve Ligure. Conosce quindi bene questo tipo di pubblico: “Parlo di persone spesso molto preparate, siamo anche andati in giro per l’Europa a vedere spettacoli, pure in lingua straniera. Sono persone attente e curiose. Vogliamo adesso garantire una proposta da Nervi a Chiavari, lavorando per il territorio ma anche per chi arriva”.
Poi il nuovo sovrintendente chiude usando la metafora navale: “Adesso non parlo di progetti. Voglio andare un pezzo alla volta. Ora è il momento del punto nave: ovvero capire bene dove siamo e dove intendiamo andare. Poi, all’inizio della primavera, inizieremo a tracciare la rotta. Credo che ci sarà una componente utopica, che è sempre fondamentale per lo slancio di una realtà culturale, ma al tempo stesso manterremo molta responsabilità, anche perché una parte del budget è pubblico e quindi ce lo dobbiamo imporre”.