di ALBERTO BRUZZONE
Ha raccontato, in un romanzo di finzione ma partendo da una storia vera, la vicenda di Rosa, che ai tempi del Terzo Reich faceva l’assaggiatrice dei cibi destinati al Fuhrer, per scongiurare il rischio che venisse avvelenato.
Un romanzo intenso e toccante, che è valso a Rosella Postorino, 40 anni e ligure d’adozione (è cresciuta a San Lorenzo al Mare), la vittoria nella trentaquattresima edizione del Premio Rapallo per la Donna Scrittrice. Postorino con il suo ‘Le assaggiatrici’, edito da Feltrinelli, ha conquistato 19 voti tra giuria tecnica e giuria popolare, arrivando davanti a Margherita Oggero con ‘Non fa niente’ di Einaudi (15 preferenze) e Maria Attanasio con ‘La ragazza di Marsiglia’ di Sellerio (che si è fermata a 11).
Per l’autrice classificatasi al primo posto, è il secondo successo a Rapallo, dopo il premio Opera Prima nel 2007 per ‘La stanza di sopra’ (Neri Pozza).
“Nell’estate del 2014 – racconta Postorino – ho letto un articolo su un giornale dove si parlava della storia di una donna che, ai tempi del regime di Hitler, assaggiava i cibi destinati alla sua tavola. Mi ha subito colpito la doppia visuale di questo personaggio: da una parte poteva mangiare per tre volte al giorno, e pure pasti molto prelibati, mentre la maggior parte delle persone moriva di fame; dall’altra rischiava tutte le volte di restare avvelenata e, a suo modo, con questo suo ‘lavoro’ si rese complice del male assoluto”. Un’eroina sì, ma con il suo carico di ansie e di angosce, in mezzo a militari crudeli e disumani: “Questa donna era realmente vissuta – prosegue Postorino – e ho cercato di mettermi in contatto con lei. Ci ho provato per tre mesi, poi le ho scritto una lettera ma quando sembrava il momento la donna, che aveva 96 anni, è morta. Però la storia è rimasta dentro di me. Sentivo il bisogno di liberarla e l’unico modo attraverso il quale potevo farlo era la letteratura. Da lì è nato questo romanzo. Dove il cibo, tolto da quel particolare periodo storico, diventa comunque una metafora. Perché tutti noi dobbiamo assaggiare, ogni giorno, il mondo”.
Postorino è impegnata nel campo dell’editoria da diverso tempo, e non solo come autrice. Ha iniziato la sua carriera come ufficio stampa di Newton & Compton e, attualmente, è editor per Einaudi Stile Libero. “Io scrivo dal momento in cui ho imparato a farlo, e quando ho pubblicato il mio primo romanzo lavoravo sì in editoria, ma come ufficio stampa. È il lavoro di editor che si è inserito nella scrittura, ovviamente invadendo molto spazio, perché è infatti un lavoro invasivo, richiede tante energie mentali, creative, persino fisiche, e moltissima capacità di entrare in relazione con gli altri, con l’immaginario, le ossessioni, le paure, i sogni, le ambizioni e anche le idiosincrasie degli altri. Ecco perché io scrivo solo quando non lavoro: devo digiunare da questa folla di storie e personaggi altrui per poter entrare nella mia scrittura. Quindi scrivo in vacanza, usando tutte le ferie estive e natalizie, e nei weekend, ma solo se sono già immersa abbastanza nel romanzo da poterci entrare e poterne uscire senza difficoltà”. ‘Le assaggiatrici’ verrà tradotto in diversi paesi: Stati Uniti, Francia, Spagna, Olanda, Brasile e Grecia.
Premio Selezione (per la seconda e terza classificata) a Margherita Oggero (foto a destra) e Maria Attanasio. La prima propone un romanzo di madri, di amicizie, ma, soprattutto, d’una particolare maternità, che vede coinvolti due dei cinque personaggi presenti. La seconda, invece, racconta la storia di Rosalia Montmasson, l’unica donna che partecipò alla spedizione dei Mille, soldato fra i soldati. Moglie di Francesco Crispi, fu vittima di un cinico annullamento ‘politico’ del suo matrimonio. Tre storie di donne, quindi, scritte da altrettante donne, all’insegna del romanzo storico che sta avendo una grande ripresa nel panorama letterario di questi ultimi anni.
Come tradizione, la giuria tecnica ha assegnato anche il Premio Opera Prima e il Premio Speciale: rispettivamente a Sabrina Nobile con ‘Per metà fuoco, per metà abbandono’ (SEM Edizioni) e a Ilaria Scarioni con ‘Quello che mi manca per essere intera’ (Mondadori).
Quella del 2018 è stata l’edizione delle ‘prime volte’: la prima dopo decenni senza l’appoggio della Banca Carige, con il Comune di Rapallo che si è sobbarcato per intero il costo della manifestazione, nata non senza qualche polemica e intoppi iniziali; la prima volta in cui il numero delle candidature ha superato la tripla cifra: ben 106 opere pervenute dalle varie case editrici, a riprova che la letteratura al femminile ha uno spazio molto importante in Italia e che quindi un premio che la rappresenti in esclusiva e per intero continua ad avere il suo valore; prima volta, infine, anche per un presentatore maschio, il giornalista della Rai Franco Di Mare.
Le letture, invece, sono state effettuate dagli attori Anita Caprioli e Daniele Pecci, compagni di lavoro e anche nella vita. Intrattenimento musicale a cura della cantante rapallese Giua.
Sindaco e vicesindaco di Rapallo hanno dato appuntamento alla prossima edizione. Magari sperando in un ritorno sul lungomare, dove il pubblico è tradizionalmente più numeroso e partecipe rispetto a Villa Tigullio.
“Questa edizione – ha detto il vice sindaco Pier Giorgio Brigati al momento della premiazione finale – è nata in una maniera molto difficoltosa. Per la prima volta ci siamo trovati senza lo sponsor principale, Banca Carige. Ma io ho sempre difeso questa serata e siamo riusciti a trovare il modo di farla lo stesso. Vorrei ringraziare tutti, ma in particolare la giuria, che ha fatto un lavoro enorme selezionando oltre cento libri. Come spesso accade, quando stai per perderla, capisci il vero valore di una manifestazione. Per questo mi sento di dare l’appuntamento all’anno prossimo a questa kermesse culturale che è un fiore all’occhiello per la città”.
Il 2019 coinciderà con l’edizione numero 35. Per adesso, però, l’organizzatore e storico fondatore del Premio, il giornalista della Rai Pier Antonio Zannoni, non vuole ancora pensarci: “Mi godo il successo di quest’anno – dice – Sono molto contento anche perché abbiamo dimostrato a tutti che questa è una manifestazione di alto spessore. Sono arrivate 106 opere, quasi il 50% in più rispetto al 2017. E non solo perché il bando è durato più a lungo. Il motivo è un altro: significa che la letteratura al femminile sta vivendo un momento estremamente florido e che tutte le case editrici, dalle principali a quelle più piccole, hanno voluto sostenerci mandando i libri delle loro autrici”.
Zannoni, che come sempre fa parte della giuria tecnica, quella presieduta da Elvio Guagnini, racconta: “Arrivare alla terna di finaliste non è stato semplice. Questa volta aver avuto l’imbarazzo della scelta è stato molto triste. Almeno quindici titoli, secondo me, meritavano di giungere in finale”. E l’equilibrio, in effetti, si è visto anche nelle votazioni conclusive: lo scarto tra prima, seconda e terza è stato minimo, rispetto a qualche edizione precedente. “Io credo – conclude Zannoni – che abbiamo messo le basi per un futuro della manifestazione. E grazie a tutti, di vero cuore, per il bel lavoro svolto”.