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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Prehistorica Editore, il progetto unicamente dedicato alla letteratura francese che abbraccia anche Chiavari

Il fondatore Gianmaria Finardi: “L’impresa è stata fondata assieme a mia moglie, io mi occupo della programmazione editoriale. Nel Tigullio ci aiuta Alessandra Fontana”
Prehistorica Editore, una casa editrice con bellissime idee
Prehistorica Editore, una casa editrice con bellissime idee
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di DANILO SANGUINETI

Quando ci si confronta con una realtà locale e pure nazionale che pare l’avverarsi del programma di Fahrenheit 451 – il leggere che diventa un crimine, i libri oggetti tabù – qualsiasi segnale in controtendenza va preso con grande entusiasmo e va sostenuto in ogni maniera possibile. La desertificazione libraria del Levante è da tempo in atto. Diversi indizi suggeriscono un’accelerazione nella progressione negativa: editori e redattori che alzano bandiera bianca, al meglio emigrano verso territori più ricettivi.

In uno scenario triste che tende allo sconfortante il fatto che una casa editrice giovane e dinamica come Prehistorica Editore scelga di trasferire una parte delle sue attività da queste parti è un’ottima notizia, anzi un segnale di speranza. Fin dal nome e dal logo (un dinosauro, un T-rex per la precisione, che azzanna un libro) si intuisce la volontà del suo fondatore e direttore artistico Gianmaria Finardi di lanciarsi nello stagnante panorama librario nazionale con l’irruenza del paradosso. Quarantacinquenne veronese di confine – sta a Valeggio sul Mincio, a un tiro di schioppo (siamo nel Quadrilatero…) da Peschiera sul Garda – ha steso un ponte fatto di reverie infantili con Chiavari, città dove trascorreva le vacanze da fanciullo e dove oggi torna per fare riunioni con la sua redattrice Alessandra Fontana, che qui abita e lavora. 

“Era scritto nel destino che il Tigullio diventasse uno dei punti di ancoraggio della nostra casa editrice che è relativamente giovane dato che abbiamo pubblicato il primo testo a settembre del 2019. La doppia storia d’amore con Chiavari è una storia lunga, nel senso che io personalmente ci venivo sin da piccolo coi genitori e ancora oggi ci torno tutte le volte che posso. Adesso abbiamo una, come dire, colonia locale, vediamola così. È diventata anche la sede dei nostri incontri con Alessandra. Il fato ha voluto che ci conoscessimo tramite il suo blog, la Lettrice Controcorrente. Siamo venuti in contatto in maniera piuttosto spontanea, naturale e da subito, approfondendo la conoscenza reciproca, è saltato fuori che viveva a Chiavari. Dissi ‘Ferma Tutto!’, cominciammo a parlare dei riferimenti comuni, di quella via, quel negozio, scoprì con stupore la ma conoscenza capillare della zona. Fu abbastanza, come dire, naturale, approfondire la conoscenza e decidere di lavorare insieme”.

L’amore comune per i libri e una visione ben precisa della funzione della letteratura. Ci sono altri misteri da svelare: il nome e il logo… “La storia comincia quando compare la scrittura, quindi noi abbiamo l’ambizione di risalire la corrente (ecco un altro aggancio n.d.r.) delle vicende umane, di riscrivere il mondo daccapo, di fare tabula rasa. L’H nel nome è una ‘acca fossile’ ricorda che siamo l’unica casa editrice italiana che ha in catalogo libri esclusivamente di letteratura francese, contemporanea ma non solo. Il dinosauro nel logo si aggancia al termine principale, con un filo di ironia che non guasta, ed azzanna un libro ricordando che tutte le nostre copertine recano uno squarcio tipografico, lasciano il segno insomma”.

Un segno originale, la conferma che stiamo parlando con un operatore immerso nella contemporaneità, l’immagine di Finardi come topo di biblioteca non regge nemmeno per un secondo. “Cerco di essere un editore al passo con i tempi. Mettere su una casa editrice a quarant’anni no, non è precoce ma neanche tanto in ritardo. L’ho fatto quando ho avuto in mente un progetto chiaro. Prehistorica è allo stato dell’arte l’unica casa editrice italiana esclusivamente concentrata sulla letteratura francese in Italia. Ci volevano idee molto precise, una identità dai contorni ben definiti. L’impresa è stata fondata assieme a mia moglie, io mi occupo della programmazione editoriale. Una programmazione determinata dai miei interessi. È la riaffermazione del mio percorso di studi, dal liceo alla università, alla laurea in lingua e letteratura francese con dottorato di ricerca conseguito tra Verona e la Sorbona”.

Sugli autori altre sorprese, ci sono nomi noti e altri qui quasi sconosciuti, vere pepite nascoste nella sabbia. “Pubblichiamo letteratura senza preclusioni – siano esse temporali, ideologiche o di genere – in tre collane: ‘Scintille’, dedicata alle forme brevi e/o fuggevoli, ‘Ombre lunghe’, destinata alla narrativa tout court, ‘Chevillardiana’, un’intera collana consacrata all’opera di Éric Chevillard, che incarna perfettamente lo spirito della casa”.

Un autore nato nel 1964, al quale si affiancano Jean Marc Aubert nato nel 1951, Julia Deck nata nel 1974, Pierre Jourde nato nel 1955. E sullo sfondo un gigante di Oltralpe, qui da noi colpevolmente misconosciuto come Joris-Karl Huysmans, 1848-1907, romanziere di impronta Naturalista. Nel 1880 entrò a far parte dell’esclusivo Gruppo di Medan, a cui faceva da capo Zola che lo considerava il suo allievo prediletto. 

“Nel corso di pochi anni si sentì attratto dagli atteggiamenti estetizzanti dei simbolisti, che finì per codificare nel grande romanzo ‘Controcorrente’ del 1884. ‘Vite di coppia’, di tre anni antecedente, segna precisamente il passaggio dall’estetica Naturalista a quella Decadente, ed è stato per la prima volta tradotto in italiano e pubblicato da noi. Cosa che mi rende estremamente orgoglioso. Anche perché tradotto in maniera impeccabile da un grande come Filippo D’Angelo. Io stesso sono stato traduttore e vi posso assicurare che è una opera tutt’altro che facile e meno che mai meccanica. Le trame devono essere super avvincenti, naturalmente, ma ci deve essere un grande lavoro, un sottile lavoro sulla lingua quando si va a tradurlo. Un lavoro che costringe ad usare davvero i guanti, altrimenti il rischio è quello di sfigurare il testo”.

Gianmaria Finardi, fondatore di Prehistorica Editore

Ai tre filoni principali Prehistorica Editore ne ha aggiunto un quarto, recentemente: ‘Cronache dalla Montagna’. “Questa collana è dedicata alle raccolte delle cronache scritte con cadenza settimanale da Alexandre Vialatte tra il 1952 e il 1971, per ‘La Montagne’, lo storico giornale della regione dell’Algerina, nel cuore del Massiccio Centrale, dove ancora oggi pulsa un umorismo incongruo e un sentire che si vuole altro, rispetto alle forme e alle fortunate voghe promosse nei salotti della capitale francese. Una collana preziosa, con cui ci prefiggiamo di accompagnare al di qua delle Alpi una Francia originalissima e singolare, per i più ancora tutta da scoprire”.

In un paese in cui oltre a leggere poco, si legge pure male, offrire simili spunti appare scelta rischiosissima. “Esattamente questo il paradosso. E solo giocando con il paradosso che si può sperare di vincere. È vero che rispetto ad altri paesi, segnatamente la Francia, qui si legge meno ma la scommessa è questa ed abbiamo tanti motivi, tanti indizi che ci dicono che ci stiamo muovendo bene. Attualmente la scommessa è quella di riuscire a fare qualche cosa di diverso, qualcosa che non premi il nome ma la qualità della ricerca”. Dirlo dopo che i due libri più venduti del 2023 sono quello del Generale Vannacci e l’ultimo di Fabio Volo…

“Ci sono gli impostori, no? Quando parliamo di esempio del Fabio Volo di turno, non parliamo di qualcuno che è percepito come il nuovo Dante, certo, ha un successo spaventoso, ma il pubblico lo interpreta come un passatempo non come uno scrittore patentato. Bisognerebbe in generale limitare un pochino le uscite e fare quello che facciamo nel nostro piccolo, usare un setaccio con le maglie molto fini. Sono tantissimi i libri che scartiamo, inseguiamo la letteratura, non il puro divertimento, lo svago o il reportage. La letteratura dovrebbe comunque lavorare di fantasia. Invece abbiamo una produzione smisurata rispetto alle vendite e spesso troppo conservatrice, troppo come dire, finalizzata a replicare il nostro mondo. Io credo che la letteratura dovrebbe fornirci un’alternativa, pensare a qualcosa d’altro, altrimenti è troppo autoreferenziale”.

Finardi crede fermamente nell’oggetto oltre che nel soggetto. “Da noi l’e-book non ha sfondato, la carta continua a prevalere: tanti lettori amano veramente la carta con la C maiuscola, quella pregiata, quella porosa con l’inchiostro che va in profondità, che soddisfa anche il tatto, no? L’idea è di dare al lettore anche un’esperienza sensoriale attraverso il tatto e magari attraverso l’olfatto”.

Il libro come arredamento. “Ho visto pubblicati grandi libri con la l’impaginazione e la grafica, il design sbagliato, ci si perde anche su quello. Sembra una stupidaggine, ma in questo caso ha la forma è anche il contenuto. Un grande testo di un grande autore che è stato tradotto da un grande traduttore, bisogna dargli anche un aspetto che sia all’altezza. Cucito come una volta, rilegato alla grande, la copertina con le alette, ecc. ecc.”.

Idee valide, progetti stuzzicanti, mete coraggiosamente ambiziose. Basteranno? Si spera che la risposta sia “Sì”. Il rischio in caso contrario è quello di perdersi in quella Biblioteca di Babele virata verso l’incubo che sono le migliaia anzi i milioni di testi senza senso che ammorbano Internet. Prehistorica Editore è un messaggio di fede nella letteratura. Pensata e portata avanti con tenacia da un traduttore di alto livello. Un traduttore dal francese, lingua nel quale è scritto uno dei romanzi che non si ha timore di chiamare ‘definitivi’. Marcel Proust, che è particolarmente caro a quelli di Prehistorica, disse che “Il libro essenziale, il solo libro vero, un grande scrittore non deve inventarlo, poiché esiste già in ciascuno di noi, ma tradurlo. Il dovere e il compito di uno scrittore sono quelli di un traduttore”. La letteratura come una forma di comunicazione tra le anime.

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