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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Popoli, rotte, traffici e battaglie nel Mediterraneo. Storie di ieri, prospettive di oggi e di domani

L’anticipazione del nuovo libro di Giorgio ‘Getto’ Viarengo che sarà presentato domani sera alle 18,30 (29 novembre) presso la Società Economica di Chiavari
Il culto di Sant'Erasmo rispettivamente a Santa Giulia, a Santa Margherita e a Nostra Signora dell'Orto
Il culto di Sant'Erasmo rispettivamente a Santa Giulia, a Santa Margherita e a Nostra Signora dell'Orto
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(r.p.l.) ‘Viviamo tutti intorno al mare come rane intorno ad uno stagno’: così scriveva Platone già quattro secoli prima di Cristo. Fu Platone a mettere per iscritto per la prima volta il concetto di ‘mare nostro’. Lui naturalmente si riferiva ai greci e alle numerose colonie elleniche sparse tutt’intorno al Mediterraneo, perché per lui solo i greci esistevano e contavano.

Invece c’erano, e ci furono poi, moltissime popolazioni che abitarono i contorni di questo stagno, e che, pur essendo per alcuni aspetti assai diverse tra loro, tutte hanno condiviso la condizione di popolazioni costiere.

Tutte hanno vissuto i traffici e i commerci, gli studi sulle rotte e le tecniche di navigazione, le fatiche della pesca, gli assalti dei pirati, i rastrellamenti di schiavi, i travasi di culture, le contaminazioni di linguaggi e di cibi, le lotte religiose, le formidabili battaglie che hanno tinto il mare del ‘colore del vino’.

Ancora oggi siamo ‘rane’ che presentano enormi differenze dovute essenzialmente alla storia e alla religione, ma che conservano tratti comuni e dunque una potenzialità di dialogo preferenziale che è oggi un obbligo non trascurare, per il bene e lo sviluppo di tutta l’area del Mediterraneo. 

Venerdì alla Sala Ghio Schiffini della Società Economica di Chiavari toccheremo tanti di questi temi. Lo spunto è la presentazione del nuovo libro di Giorgio ‘Getto’ Viarengo, che ha seguito con cura le tracce tigulline, e non solo, del culto di Sant’Erasmo, protettore dei naviganti, dotato del potere di placare le tempeste e governare i venti. Una ricostruzione della storia del Mediterraneo dallo specifico punto di vista delle popolazioni cristiane. 

Gli farà da contrappunto Antonio Gozzi, presidente della Virtus Entella ma anche responsabile per Confindustria del Piano Mattei. 

Cercheremo di seguire le tracce che dal passato non sempre pacifico di queste popolazioni unite dallo stesso mare ci possono portare, si spera, a cooperazioni positive per tutti i popoli interessati, per lo sviluppo comune di una nuova e proficua ‘mediterraneità’.

Venerdì 29 novembre, ore 18,30
Sala Ghio Schiffini della Società Economica 
Via Ravaschieri 15, Chiavari (ingresso libero)

Sant’Erasmo. La storia di un mito per narrare l’intero Mediterraneo

di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

Il nostro Tigullio è compreso tra la punta di Portofino e la Manara, due propaggini che delineano un golfo e le diverse comunità che da migliaia d’anni qui vivono e navigano sulle sue acque. 

L’appartenenza alla propria terra diviene amore, desiderio di conoscerne i particolari più remoti e farne studio sistematico da condividere. Non poteva mancare l’attenzione alla ricerca di uno specifico soggetto che potesse narrare le vicende dei tanti naviganti, pescatori e marinai che per secoli hanno solcato le acque di questo mare, naturalmente scoprendone territori sempre più ampi, isole, sino alle coste opposte alle nostre. Centinaia di miglia da navigare che richiedevano coraggio, l’ardore di chi conosce l’arte del vivere il mare, le indispensabili nozioni marinaresche che permettevano di raggiungere le mete desiderate. Per anni ho cercato quel soggetto: un soggetto che fosse, come direbbero i più consumati storici, il paradigma narrativo ed esplorativo di questo specifico contesto di indagine storica. 

Così ho scoperto il mito di un santo specializzato, capace di domare i venti e i mari, amato per il suo generoso ausilio nei momenti peggiori: Sant’Erasmo. A questo punto desideravo conoscerne l’intera vicenda: del come, dalle lontane sponde mediorientali della Siria, fosse stato capace di diffondere i suoi miracoli in tutto il Mediterraneo cristiano.

La lettura mi portò subito a comprendere che i marinai e tutti coloro che navigavano lo diffusero, portandolo in Venezia, lungo le sponde del Basso Mediterraneo tra Albania e Grecia, poi in SiciliaSardegna e via, lungo tutte le coste del Tirreno. L’esplorazione poteva approfondirsi in mari più vicini, iniziai a ricercare nella Riviera di Levante e mi spostai all’estremo Ponente: non vi era luogo della costa ligure che non recasse una  traccia di Sant’Erasmo. Oratori, cappelle, chiese, la presenza di un quadro, di una statua, di un altare con l’indicazione ai marinai. 

Lentamente il filone narrativo che ricercavo prendeva forma. Potevo iniziare il lento lavoro di ricomposizione dell’intero territorio narrato dai “nautae”, i naviganti, ed affermare la nostra cultura del mare, il modo in cui per secoli abbiamo interpretato la nostra vita quotidiana su queste acque. Dalla presenza di elementi culturali e artistici si iniziava a rilevare come le diverse forme associative interpretavano il culto del santo: gli statuti delle diverse “societas” che ritrovavo mi aiutavano in questa ricostruzione. Molte di queste associazioni si sono spente col trascorrere del tempo, addirittura con l’affievolirsi delle tracce se ne è cancellata fino la memoria; ma insomma tutto quanto ancora esisteva e poteva essere rintracciato si componeva finalmente in una visione più ampia e precisa.

Da Moneglia, dove tuttora esiste uno scoglio rilevabile col toponimo del santo, a Sestri Levante con le sue Case di Sant’Erasmo, sino alla Cappella in Santa Maria di Nazareth, tante sono le tracce che rafforzano la memoria della sua secolare presenza. 

C’è ad esempio il lungo confronto-scontro tra i marinai di Cavi Borgo e la parrocchiale di Santa Giulia, una storia testimoniata da un’epigrafe su ardesia che testimonia il desiderio di entrambe le comunità di far proprio il santo. Qui la ricerca ha permesso la ricostruzione dell’intera vicenda, dal quadro conservato tuttora a Santa Giulia, sino al titolo nella conquistata parrocchia sul mare col nome di Erasmo. Entrando in Lavagna possiamo ancora ricostruire dove fossero la Cappella e l’Oratorio d’Erasmo. Diverse sono le opere che lo confermano, dal pregadio in Palazzo Franzoni, al restaurato quadro già in Cavi Borgo ora nei saloni del municipio. Entriamo poi nella secolare chiesa di Nostra Signora del Carmine per scoprire l’altare dei “Marinai di Sant’Erasmo” con una grande pala in suo onore. 

Spostandoci verso Chiavari transitiamo sul secolare ponte della Maddalena, realizzato dai Fieschi all’alba del XIII secolo, quando venne demolito il più antico “Ponte dei Marinai di Sant’Erasmo”. Attraversata Chiavari entriamo in Nostra Signora dell’Orto. Qui è conservata una traccia preziosa, arricchita dall’aver ritrovato l’intera documentazione dei “Capitula Societatis Santi Erasmi Clavari”, la raccolta degli atti deliberativi e delle diverse iniziative assunte. 

Poi arriviamo a Zoagli, dove la presenza del santo è molto articolata, con quadri preziosi dotati di una ricca presenza che riconduce alla storia dell’arte ligure con le più prestigiose firme del tempo. 

Rapallo è ancora presente l’icona sul fronte delle case del mare, quando a poca distanza si sviluppava la vita marittima sul “Molo del Binello”, piccolo porticciolo sotto la protezione di Erasmo. In cattedrale vediamo il vero trionfo del Santo dei marinai: un altare e una grande pala lo rammentano da secoli. 

L’ultima tappa è Santa Margherita Ligure, dove il rito del Santo è quanto mai vivo e presente, dal gonfalone del municipio ai coralli donati dai marinai raccolti nella secolare Arciconfraternita di Sant’Erasmo. 

Questo viaggio ci ha permesso d’attraversare la nostra costa, un arco di terra d’innanzi al mare del Tigullio, ma dai nostri approdi i naviganti partivano per raggiungere ogni luogo del più grande Mediterraneo. Il loro navigare era sì affidato alla loro secolare sapienza di venti e di correnti, ma i pericoli erano numerosi, dai potenti maestrali delle vicine isole ai pericolosi corsari che saccheggiavano le nostre comunità; ed essi si rimettevano alle mani del Santo. 

Abbiamo raccolto in questo volume un racconto storico , in cui scopriremo che il nostro piccolo mare del Tigullio era una parte del più grande Mediterraneo, quello delle Colonne d’Ercole, per secoli il centro assoluto del mondo, dove viveva il mito d’Erasmo.

(* storico e studioso di tradizioni locali)

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