(r.p.l.) Il ‘Marconi Delpino’ scoppia, il ‘Luzzati’ scoppia, il ‘Caboto’ e l’istituto ‘In memoria dei morti per la patria’ non se la passano meglio. Le scuole superiori di Chiavari, chi più chi meno, hanno un enorme problema di spazi ristretti e inadeguati, di indirizzi spalmati su più plessi, di difficoltà oggettive a portare avanti una didattica che in molti casi è eccellente.
Già, le scuole di Chiavari: uno dei sistemi, quello dell’istruzione, che storicamente ha fatto grande la città del Tigullio e quindi è inspiegabile come a un livello così alto della didattica non corrisponda un livello altrettanto alto dei luoghi deputati alla didattica stessa. Spetterebbe alle istituzioni colmare questo gap, perché laddove il Ministero e lo Stato fanno il loro dovere in termini di proposte formative, altrettanto il loro dovere dovrebbero fare Comune di Chiavari e Città Metropolitana in merito all’individuazione e alla realizzazione di spazi consoni.
La risposta più ovvia? “Ci stiamo lavorando, con il polo scolastico alla Colmata”. Quante volte l’abbiamo sentita? Almeno da cinque anni, tanti quanti gli anni dai quali è in ballo il discorso del depuratore di vallata sempre nella stessa Colmata.
Siamo al secondo ciclo amministrativo dell’attuale maggioranza – prima Di Capua-Segalerba e ora Messuti-Canepa-Segalerba – e al di là delle chiacchiere si è andati poco lontano. Il polo scolastico è un sogno, magari anche una buona idea, sicuramente una necessità: ma siamo sicuri che potrà stare sopra a un depuratore? Siamo sicuri che togliere studenti dal centro non sarà di detrimento alle attività economiche? E quanto tempo si dovrà ancora aspettare? Per quanto tempo le scuole superiori chiavaresi dovranno ancora scoppiare? Come mai in questi cinque anni non sono state mai indicate soluzioni alternative? Come mai l’unica concessione è arrivata dal seminario vescovile, quando c’erano da trovare spazi per le aule del ‘Davigo’ di Rapallo (un’altra follia rispetto alla quale Palazzo Bianco non è esente da colpe)?
Ogni volta che l’attuale amministrazione tenta di far digerire il depuratore alla Colmata (frutto di una scelta solo e soltanto loro, è sempre bene ricordarlo), ecco che utilizza la leva del polo scolastico e la leva della sventata cementificazione e dello sventato incubatore (come se un incubatore di startup, che porta lavoro, indotto e interesse, fosse un progetto negativo).
Ogni volta che l’attuale amministrazione va in difficoltà su qualche tema (siano i rifiuti, siano i parcheggi, siano l’area ex Italgas o l’ampliamento del Torriglia), ecco che utilizza il polo scolastico come elemento di distrazione dell’opinione pubblica, tanto quanto utilizza in questo senso la riapertura del Teatro Cantero.
Il fatto è che dopo cinque anni non ci crede più nessuno. Il fatto è che dopo cinque anni le scuole superiori continuano a scoppiare e il Comune non ha fatto nulla. Questa è la realtà. Del polo scolastico non c’è traccia in nessuna carta ufficiale perché la Regione non prenderà in considerazione alcuna ipotesi prima che sia stato progettato definitivamente il depuratore. Il polo scolastico non potrà nascere in presenza di un camino per i fumi troppo vicino a esso (sarà mica per questo che il camino stesso è stato spostato all’interno dell’area portuale: e questo rappresenta uno degli elementi di contestazione contenuti nel ricorso al Tar presentato contro il progetto).
L’unico testo in circolazione è un atto di indirizzo tra Comune di Chiavari e Città Metropolitana che è passato nell’ultima seduta del Consiglio Comunale con i voti della sola maggioranza. Un testo all’interno del quale, parlando del complesso della Colmata e del suo futuro destino, il depuratore non è citato nemmeno una volta. Eppure, è al centro pienamente di ogni discorso. Ma evidentemente non faceva comodo citarlo.
In sostanza, l’amministrazione comunale passa per il Consiglio Comunale (e poteva pure evitarlo, come fatto per altre questioni molto più concrete e molto più dirimenti, incassando la disapprovazione da parte dei consiglieri di minoranza, e giustamente) con un atto di indirizzo nel quale chiede il mandato per poter andare a discutere di polo scolastico con la Città Metropolitana (il cui vicesindaco, è bene ricordarlo, è il presidente del Consiglio Comunale di Chiavari, Antonio Segalerba).
Nel testo, che definire fumoso è un eufemismo, si ricorda che “la Città Metropolitana di Genova, al fine di migliorare e razionalizzare il proprio patrimonio di edilizia scolastica per renderlo funzionale e adeguato alle attuali esigenze formative, ha avviato trattative informali con il Comune di Chiavari per realizzare un nuovo campus scolastico nel territorio comunale. E il Comune di Chiavari ha la disponibilità di un’area idonea per la realizzazione di un campus scolastico vicina alla stazione ferroviaria, ai più importanti collegamenti con le linee di autobus, dotato di servizi per lo sport, spazi verdi e comunque centrale”.
Quindi, il Comune mette nero su bianco un aspetto centrale, che andrà ricordato assai spesso a Palazzo Bianco, quando gli amministratori si vorranno deresponsabilizzare dai discorsi legati alle scuole: il Comune valorizza e sostiene “le risorse e le attività culturali, formative e di ricerca, le tradizioni culturali, i diritti dei cittadini, delle formazioni sociali, degli interessati, degli utenti e delle associazioni portatrici di interessi diffusi, nonché le pari opportunità, le iniziative in materia di assistenza, integrazione sociale e diritti delle persone handicappate, la tutela della salute, il diritto allo studio e alla formazione, la libertà di educazione, la tutela dell’ambiente”.
Rispetto al progetto del polo scolastico, “il Comune di Chiavari ha posto tra le condizioni: il mantenimento degli attuali parcheggi di interscambio esistenti nella zona di intervento e in ogni caso i parcheggi presenti sull’area di colmata est, nel minimo di 330 posti auto, che dovranno essere interrati; l’integrazione nel progetto dei seguenti manufatti: la nuova bocciofila, la sede dei pescatori dilettanti, almeno due sedi di associazioni sportive, un campo da calcio, una pista di atletica, percorsi pedonali e ciclabili, passeggiate e aree verdi pubbliche integrate e collegate con il Lido, con il Porto, e la nuova passeggiata sul fronte mare. Sulla parte a mare, di fronte alla passeggiata, è stata inoltre richiesta la previsione di almeno due ristoranti e due bar, il tutto per rendere completo e funzionale il campus. Il Comune di Chiavari ha richiesto altresì di poter usufruire degli spazi aperti della scuola, delle palestre, delle biblioteche e dell’aula magna, che, pertanto, dovranno essere progettate per avere accessi autonomi rispetto ai plessi scolastici”.
Si fa presente che “l’ambizioso progetto che verrà discusso con Città Metropolitana è un obiettivo prioritario di questa Amministrazione Comunale” e quindi si chiede mandato “di assumere atto di indirizzo affinché la Giunta Comunale definisca con Città Metropolitana tutti gli atti necessari, per addivenire alla stesura di un accordo di programma complessivo, che stabilisca tutti gli spetti di interesse delle parti ai fini della realizzazione del polo scolastico di Colmata Mare”.
Già, e il depuratore? Come se non esistesse. Per questo i consiglieri di minoranza non hanno votato il documento. Per tutti, ha parlato Silvia Garibaldi: “Io sono favorevole alla creazione di un polo scolastico a Chiavari, si poteva anche pensare di metterlo in Colmata anche se forse si poteva pensare un’altra soluzione, ma secondo me è impensabile anche se ci fosse una deroga di mettere i ragazzi sopra a un depuratore e all’ombra del camino dello stesso. A prescindere dalla distanza, perché sappiamo come gira il vento a Chiavari. Inoltre, a mio parere, andrebbero cercate aree in cui il polo possa sorgere prima di cinque anni perché con i lavori del depuratore prima di cinque anni di polo scolastico non se ne parla. Certe scuole forse avrebbero potuto beneficiare di un palazzo che era a servizio pubblico e cioè Palazzo Ferden, che invece l’amministrazione ha preferito rendere privato con una operazione le cui carte sono in Procura. Ho deciso di uscire dall’aula perché ritengo che il polo scolastico in Colmata sia uno specchietto per allodole, un modo per distrarre da ciò che ci sarà sotto e per poter travisare le affermazioni della minoranza”.
Ci starebbe benissimo un polo scolastico alla Colmata. Ma chi lo ha messo lì il depuratore? Domanda retorica. Nel frattempo, le scuole superiori chiavaresi continuano a scoppiare.