Prosegue il nostro rapporto di collaborazione con la piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’, fondata e guidata dal giornalista Matteo Muzio. Il portale di ‘Jefferson’, con tutti i suoi articoli e le varie sezioni, è visitabile all’indirizzo https://www.letteretj.it, da dove ci si può anche iscrivere alla newsletter.
di MATTEO MUZIO *
Negli Stati Uniti, il modo in cui i cittadini si informano sta vivendo una trasformazione radicale. Secondo il Digital News Report 2025 del Reuters Institute, dopo l’insediamento del nuovo presidente USA, per la prima volta più americani hanno ottenuto notizie dai social media e dai video online che da tv o siti d’informazione. Un vero punto di svolta per l’ecosistema giornalistico.
Tra i protagonisti di questa rivoluzione ci sono podcaster come Joe Rogan, che ha raggiunto un quinto degli americani nella settimana post-elettorale, ma anche opinionisti come Tucker Carlson o Megyn Kelly. Il loro successo è particolarmente forte tra i giovani uomini conservatori, una fascia che i media tradizionali faticano a coinvolgere.
Accanto a loro avanzano anche le intelligenze artificiali. Il 15% degli under 25 americani si affida ogni settimana a chatbot come ChatGPT o Gemini per aggiornarsi, spesso senza nemmeno accedere ai siti dei giornali, con ricadute evidenti sul traffico web delle testate.
Quindi emerge il lato oscuro di questo fenomeno tech: il crollo dell’informazione locale. Se questi cambiamenti portano nuove opportunità, nascondono anche rischi concreti. Negli ultimi vent’anni hanno subito una drastica contrazione i media con diffusione territoriale. Secondo i dati della Medill School of Journalism, oltre 200 contee statunitensi non hanno più alcuna testata locale, mentre 1.500 ne contano solo una. In totale, oltre 55 milioni di americani vivono oggi in veri e propri deserti informativi. E a farla da padrone sono le manipolazioni degli oligarchi dei social e delle personalità politicizzate
L’assenza di media locali significa meno controllo sul potere, scarsa trasparenza nelle amministrazioni, meno partecipazione civica. Studi hanno dimostrato che dove scompare il giornalismo locale aumentano l’astensionismo, la polarizzazione e addirittura la spesa pubblica inefficiente. Per molte comunità, perdere il giornale locale significa anche perdere voce e rappresentanza.
Un’alternativa è quella rappresentata da States Newsroom, una rete giornalistica no-profit nata nel 2019 che oggi copre 39 stati americani, con l’obiettivo di fornire informazione indipendente e gratuita a livello locale e statale. Finanziata da fondazioni e piccoli donatori, punta a colmare i vuoti lasciati dalla stampa commerciale, offrendo ai cittadini reportage approfonditi, visibilità su temi civici e uno spazio critico per il confronto su testate digitali nuove di zecca che non temono le pressioni dei politici locali, essendo finanziariamente completamente indipendenti.
Le redazioni locali di States Newsroom lavorano con approccio comunitario: sono radicate nei territori, valorizzano le voci locali, producono contenuti aperti e accessibili. In un contesto sempre più dominato da algoritmi e viralità, rappresentano un tentativo concreto di restituire profondità e pluralismo all’informazione.
Il panorama informativo americano è in piena mutazione: tra podcast virali, chatbot sempre più consultati e stampa locale in crisi, la sfida è garantire accesso equo e informazione di qualità. Se l’innovazione corre, è fondamentale che non lasci indietro intere comunità. La democrazia, in fondo, comincia da un’informazione solida e vicina ai cittadini, sull’esempio di quanto fatto in Italia da ‘Piazza Levante’, dove però manca una cornice normativa che sostenga il diritto dei lettori di godere di un accesso semplice alle notizie su quanto avviene nel mondo ma anche a pochi passi da casa loro.
(* fondatore e direttore della piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’)