di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
Non è esagerato affermare che l’intera storia di Chiavari è riassumibile nella rilettura degli eventi avvenuti in piazza Mazzini. Questo perché gran parte degli eventi della comunità di Chiavari ruotano intorno al complesso della Cittadella. L’edificio oggi appare come un castello dallo spiccato carattere mediceo fiorentino: vediamo di tracciarne un percorso sino ai nostri giorni.
Con la definitiva organizzazione urbanistica medievale, la conclusione delle opere di fortificazione e di difesa, il castello e le mura, la città diventa un prezioso avamposto del Comune di Genova. Politicamente un confine delicato e sensibile, strategico nei rapporti con i possedimenti della famiglia feudataria lavagnese dei Fieschi. Perciò si può considerare che la nuova organizzazione urbanistica affermi, sul piano giuridico istituzionale, un nuovo e decisivo ruolo della comunità urbanizzata nel ‘Castrum Clavari’.
La grande novità istituzionale del XV° secolo fu la realizzazione della Cittadella, un nuovo luogo del cammino politico-amministrativo della comunità. In una prima fase fu realizzato il corpo della torre, una costruzione addossata al punto mediano centrale del paramento murario difensivo; successivamente fu costruito un corpo di fabbrica a integrare il complesso. Perciò la Cittadella rappresentò una nuova esperienza, un corso rinnovato della vita pubblica e del ruolo della comunità sul territorio. Le autorità e gli atti amministrativi si spostavano da piazza San Giovanni per trasferirsi nel nuovo palazzo.
Il percorso della realizzazione della Cittadella è documentato nel ‘Registro delle Spese’, un ampio elenco puntualmente compilato dove troviamo i consiglieri delegati al controllo delle operazioni. L’avvio dell’opera richiede la demolizione di un blocco di case, edifici posti tra la nuova fondazione e Carruggio Dritto; si tratta delle Case dei Vaccaro, un fronte edificato in allineamento con Carruggio, di questo blocco resterà solo l’edifico ovest, successivamente demolito per completare la quadratura dell’attuale piazza Mazzini.
Questo nuovo spazio è richiesto per dare alla Cittadella una propria rappresentanza, una piazza che rendesse il palazzo degno del valore istituzionale che acquisiva. Nell’edificazione delle origini la facciata si componeva con un ampio portone d’ingresso e una doppia finestratura con bucature poste simmetricamente, al centro un ampio balcone, tutta la facciata era ornata da un marcapiano sporgente in pietra. La torre si componeva come la possiamo verificare ai nostri giorni: i tre piani interni e la terrazza merlata avevano come unica differenza una scala in legno, nei rifacimenti Ottocenteschi sostituita da una in pietra, ad ogni piano s’affacciavano gli ambienti con le rispettive finestrature, in quel tempo locali utilizzati come celle di detenzione.
Le dimensioni si sono tenute costanti, solo nel rifacimento il corpo di fabbrica del palazzo acquista un nuovo piano. Nel 1582 è ampliata la sala delle udienze con il posizionamento di una grande seduta litica; nel 1643 si realizza, sul piano dov’è il salone, una cappella; 1656 è realizzata l’immagine della Vergine e lo stemma della Repubblica Genovese, il fregio raffigurava la Madonna Regina.
Questi elementi saranno costantemente leggibili in tutta l’iconografia che documenta nel tempo la Cittadella: dalla prima fase ai diversi rifacimenti, ultimo documentato, prima del Partini, il tratto barocco voluto dal capitano Stefano Doria, quando, nel 1750, introduce alcuni segni della nuova edilizia in voga nel tempo. I centri urbani e i grandi nuclei abitativi sono assediati da un nuovo e implacabile nemico: la peste. In più riprese lo spettro dell’epidemia decimerà comunità e regioni: nel 1491 Genova è colpita dalla morte nera, la situazione è drammatica, per sfuggire al morbo l’intero corpo di governo genovese si sposta nell’edificio della Cittadella di Chiavari, qui risiederanno il Doge e i suoi collaboratori.
Nel 1582 il governo Genovese approva gli ‘Ordini Riformati e Regole per le quali si deve governare la Comunità di Chiavari e gli Agenti di quella’, questa regolamentazione giuridica rimarrà in corso sino al 1797, anno della rivoluzione giacobina.
L’inizio del XVII secolo vede una nuova affermazione per Chiavari: difatti, in una grida del 1615, il Capitano del popolo ordinava ai notai di non utilizzare più il termine ‘in Castrum Clavari’, ma di sostituirlo con una nuova indicazione: ‘in civitas Clavari’; in quell’occasione Chiavari acquisiva il titolo istituzionale di Città.

Con i nuovi ordinamenti Chiavari otterrà il titolo di capodistretto, più tardi diventerà Giurisdizione dell’Entella. Con le norme varate a seguito della promulgazione della Costituzione, 22 maggio 1802, sarà destinata a capoluogo del Dipartimento degli Appennini. In una lettera scritta all’Arcivescovo genovese Spina, 4 agosto 1805, Napoleone afferma la scelta di Chiavari: “Questa Città è la più comoda, la più conveniente, la più amica dei francesi di tutta la Riviera: dev’essere Capoluogo del Dipartimento degli Appennini”.
La Cittadella in questo periodo cambia due volte indicazione toponomastica: prima Palazzo Nazionale, poi Palazzo Governo, con la sede del Prefetto. Nel 1826 è varato il Piano Generale d’Abbellimento della Città di Chiavari. Il documento prevede 52 articoli nei quali si descrivono tutte le principali novità urbanistiche: completamento degli assi viari, la rettifica delle strade, la regolarità dei portici e l’estensione di questa norma alle future costruzioni, la regolarizzazione delle piazze.
Questa norma organizza in un nuovo modo il paraggio della zona della Cittadella: prevede lo sgombero e l’abbattimento definitivo degli edifici prospicienti ancora presenti, la demolizione della porta della Marina, la realizzazione della piazza davanti alla Madonna dell’Orto e del nuovo palazzo Comunale. Gli articoli 33 e 34 sono dedicati all’edificio del Municipio, da realizzarsi in piazza N.S. dell’Orto, e alla Cittadella, da restaurarsi per diventare il nuovo palazzo di Giustizia. Questi due articoli cambiano definitivamente il corso istituzionale della comunità e dividono la pratica della giustizia dall’esercizio della pubblica amministrazione.
In un primo momento si era pensato di realizzare un nuovo tribunale nello spazio dei giardini di N.S. dell’Orto, progetti conservati all’Archivio nazionale di Parigi, per poi arrivare alla proposta degli architetti Partini, Sandri e Pontremoli, prevarrà il primo con un impianto che cancella totalmente l’antica architettura dell’edificio tipico genovese, i lavori termineranno nel 1882 con l’apertura del Tribunale.
Con l’ascesa della dittatura fascista sono varate le norme che riformano le circoscrizioni, il R.D. del 24 marzo 1923 N°601, stabilisce la soppressione del Tribunale di Chiavari. L’edificio è così destinato ad accogliere la Casa Littoria, l’organizzazione del Partito Nazionale Fascista. L’11 giugno del 1937 si attiva una prima proposta per la riapertura, documento inviato dal Comune al Ministro di Grazia e Giustizia, la richiesta non otterrà esito alcuno. Dopo i fatti del 25 luglio del 1943 e la caduta del governo Mussolini, il palazzo è preso d’assalto, gli uffici del fascio sono devastati. Dopo l’8 settembre e la costituzione del Fascismo Repubblicano qui si organizzeranno le strutture politiche e operative del partito di Vito Spiotta.
Con la Liberazione si attivano le procedure per avere una prima riapertura della Corte d’Assise Straordinaria in Chiavari, il documento è reso pubblico il 22 giugno del 1945, l’occasione è dovuta al processo a carico dei criminali fascisti di Chiavari. Alle ore 9 del 16 agosto 1945 il presidente Antonio Conciatore avvia il primo processo, la Corte d’Assise Straordinaria in Chiavari pronuncerà 53 sentenze a carico di 73 imputati, i lavori terminarono nel maggio del 1946. Sin dal 15 settembre del 1945 il Sindaco Enrico Colombo Sannazzariinviava al Ministro competente una nota per il ripristino del Tribunale a Chiavari, il documento sarà approvato e il corso della Giustizia poteva riprendere con gli uffici di Chiavari che tornavano operativi nella storica sede della Cittadella. Come volevasi dimostrare la storia della nostra comunità è fortemente transitata in questa piazza. La dedicazione a Giuseppe Mazzini, padre dell’Italia unita, non è casuale o retorica, ma rappresenta la fortissima radice risorgimentale di Chiavari che qui diventa pubblica promessa per il futuro.
(* storico e cultore di tradizioni locali)