[vc_row][vc_column][vc_column_text](r.p.l.) Il nome è di quelli ‘importanti’. Lo spazio cittadino dedicato alla capitale d’Italia. Ogni città lo ha e, quasi sempre, coincide con il suo ‘salotto buono’.
Chiavari non fa eccezione: piazza Roma è uno dei luoghi più suggestivi, pregiati e perfettamente conservati di tutto il comune (la foto in alto è di Michel Piccoli). Palazzi eleganti, un disegno urbano preciso e ordinato, i giardini al centro e il Monumento ai Caduti. Un luogo del passeggio, del tempo libero e della memoria. L’angolo della Chiavari ‘bene’ per eccellenza. Il posto più borghese della città.
E’ qui che si svolge la storia che stiamo per raccontare. Una vicenda come tante, nell’Italia degli annunci, dei passi in avanti troppo azzardati, dello scarso rispetto per la propria storia.
Quando l’amministrazione Di Capua s’insedia, nell’estate del 2017, uno dei primi impegni è quello di rivitalizzare le piazze. Farle diventare luoghi vivi, d’incontro, di relazioni. Renderle più belle, accoglienti. Potenziare l’arredo urbano, il verde, i giochi dei bambini. Installare chioschi per un maggiore presidio, sul modello di quel Parco Talassano che viene preso a prestito a piene mani.
Sono obiettivi nobilissimi, ci mancherebbe. Si parla di restyling per piazza Nostra Signora dell’Orto, piazza Mazzini, piazza Fenice. Poi, a turno, tocca anche a piazza Roma.
E qui entra in ballo la questione. Perché per il ‘salotto buono’ della città non basta una ‘normale’ riqualificazione. Figuriamoci. Gli annunci vanno accompagnati da progetti a effetto, in grado di marcare discontinuità rispetto al passato. Un po’ in tutte le parti del mondo, sembra un vezzo degli architetti. O delle archistar.
E anche Chiavari ha la sua. La professionista con i suoi ‘guizzi’. E’ il 7 giugno scorso quando il quotidiano locale, con la consueta diligenza con cui tratta l’attuale amministrazione, titola a tutta pagina: ‘Piazza Roma, pattinaggio e più verde. Il Comune studia il ridisegno degli spazi per migliorarli. Oggi confronto tra amministrazione e architetto Pastor della Soprintendenza’.
Il ‘ridisegno’ in questione esce dalla matita di Isabella Lagomarsino, da sempre una delle principali sostenitrici delle amministrazioni Agostino e, ora, dei suoi eredi Di Capua e Segalerba. Candidata in prima persona all’interno della lista Maestrale, una delle tre formazioni civiche che sostengono Di Capua (capolista l’attuale assessore ai Servizi Sociali, Fiammetta Maggio), ottiene un esiguo bottino di 28 voti, ma si adopera per la coalizione attraverso incontri, anche presso la sua prestigiosa dimora, e successivamente viene nominata presidente della Commissione Ambiente e Territorio, un organo istituzionale di Palazzo Bianco.
Nel suo studio, redige il progetto di piazza Roma, che il plenipotenziario presidente del Consiglio Comunale Segalerba illustra sulle colonne del giornale in pompa magna (ma non dovrebbe occuparsene il sindaco o, al limite un membro della giunta, invece di una carica istituzionale?): “Non toccheremo il verde. Anzi, aumenteremo il numero degli alberi. Non interverremo sul Monumento ai Caduti e neppure sul giardino attrezzato con i giochi per i bambini. In occasione delle celebrazioni del XXV Aprile lo spazio potrà essere utilizzato senza alcun problema. Elimineremo i posteggi per auto e moto antistanti l’edicola e passo alle Clarisse, piantumeremo altri alberi per dare continuità a corso Dante. All’interno della piazza allestiremo la pista di pattinaggio sul ghiaccio in inverno e quella per il pattinaggio a rotelle durante le altre stagioni”.
Sopra alla pista, l’architetto Lagomarsino prevede d’installare una struttura ombreggiante, attorno nuove panchine e, in una delle aiuole laterali, i bagni pubblici. Altro che restyling. Quella presentata è una vera rivoluzione per la piazza.
La stessa Soprintendenza, già su di giri con il Comune per la questione di via Delpino (la funzionaria additata pubblicamente come ‘colpevole’ degli enormi ritardi per la chiusura del cantiere attraverso un cartello affisso dagli amministratori locali), rimane totalmente spiazzata. E’ vero che la dottoressa Pastor era stata informata pochi giorni prima del progetto, ma si sperava che la cosa restasse chiusa nei cassetti e riservata. Invece finisce in pompa magna sui giornali. E i rapporti si fanno subito rigidi.
Ma la questione è anche di concetto, oltre che di forma: piazza Roma conserva intatto il suo disegno storico degli anni Trenta, con i palazzi costruiti durante quel periodo; le piantumazioni sono ancora quelle originali; il Monumento ai Caduti porta la firma di un grande artista, lo scultore Luigi Brizzolara. Insomma, all’interno di uno spazio vincolato dalla Soprintendenza non si può agire con leggerezza, né si può osare troppo. Così il progetto della Lagomarsino viene rispedito al mittente senza troppi complimenti.
E, a rafforzare la bocciatura, ci pensano anche i chiavaresi: una raccolta di circa duecento firme viene recapitata a Di Capua. Tutti sono contrari al progetto. Ok una riqualificazione, ma con stile e sobrietà. Siamo chiavaresi, ecchediamine.
A recapitare un appello al sindaco sono anche Eugenia Levaggi e Massimo Mallucci, ex amministratori comunali e personalità molto legate a piazza Roma, per residenza e per lavoro. “Si tratta – scrivono Levaggi e Mallucci, che in passato tennero le deleghe rispettivamente ad arredo urbano e commercio – di uno dei luoghi più cari alla memoria dei chiavaresi, tanto da essere dedicato ai Caduti di tutte le guerre. Una piazza storica, ben inserita nel contesto urbano, da un punto di vista architettonico e di arredo”. Secondo Levaggi e Mallucci, “la piazza è bella così com’è e qualsiasi progetto non può cadere nel contesto cittadino ‘a macchia di leopardo’. Ma deve essere inserito in un progetto che individui un percorso storico, economico e di sviluppo, in un ambito omogeneo, nell’interesse della città. Non vediamo come possano abbellire piazza Roma improvvisate piste di pattinaggio, con gabinetti pertinenziali, tendoni di plastica e altre baracche”. Firmato: decine e decine di chiavaresi.
Bum! E’ uno dei primi motivi di frizione tra cittadini e nuova amministrazione, messo nero su bianco. Insieme a una frase che rende perfettamente l’idea di questo primo anno di giunta Di Capua: il muoversi ‘a macchia di leopardo’. E’ stato fatto su molteplici questioni, e ‘Piazza Levante’ ne ha dato conto nei numeri scorsi.
Restyling in soffitta? Architetto Lagomarsino nuovamente bocciata? Parrebbe proprio di sì. Ma il Comune, come sembra, sta rivedendo l’impianto complessivo e quindi l’attenzione dei residenti rimane molto alta. Quanto la tensione all’interno della maggioranza.
Non tutti, infatti, sono favorevoli al rifacimento di piazza Roma. Anzi. Il fronte non direttamente agostiniano, rappresentato dall’assessore Giuseppe Corticelli e da alcuni consiglieri, è fortemente scettico.
In questo quadro interviene Marco Levaggi, medico molto conosciuto a Chiavari, con residenza e studio proprio in piazza Roma. E’ il fratello di Eugenia, la firmataria della lettera al sindaco. “Questa piazza ha un valore storico immenso. A partire dai palazzi, che sono stati costruiti tra gli anni Dieci e gli anni Trenta del Novecento da quei chiavaresi di ritorno dal Sud America. Al civico 50 c’è anche il nostro, costruito dai Levaggi. Un edificio con una storia nella storia: ospitò infatti per tre anni e mezzo la vedova di Matteotti con la sua famiglia. E poi c’è il cuore della piazza, con il Monumento ai Caduti di Brizzolara. Mi piace ricordare che non venne finanziato dal Comune, ma dagli stessi chiavaresi, attraverso una sottoscrizione. Io conservo ancora la ricevuta che venne data a mia nonna per aver donato 1000 lire”.
Tutto questo per dire che “piazza Roma è unica, e non solo per le manifestazioni del 25 Aprile, che sono importantissime. E’ unica tutto l’anno. La sola piazza di Chiavari con delle panchine e un po’ di possibilità di riposarsi. Qualsiasi progetto troppo ‘invasivo’ e atto a pregiudicare l’attuale assetto a noi non è gradito. Il disegno che prevede piste di pattinaggio, tensostrutture, bagni pubblici, per noi non ha senso. E nemmeno si possono toccare le piantumazioni originali. Ci sono ancora le palme libiche piantate nel 1930. E’ una piazza che ha cent’anni e che è bella così”.
Levaggi, come gli altri firmatari della petizione, non è contrario ai lavori, purché fatti con cautela: “Un po’ di pulizia, un po’ di decoro. Ritocchi al verde e alle panchine. Tutto ben accetto. Ma non andiamo oltre. Vogliono la pista di pattinaggio altrove perché in piazza Fenice dà fastidio? Benissimo, ci sono spazi enormi sul lungomare, è quella la collocazione ideale per simili attrazioni”.
E, all’insegna del ‘non toccate la nostra piazza’, questi chiavaresi promettono battaglia. Mentre il neonato Civ Le Vie del Levante è molto più morbido: “Ogni progetto volto a riqualificare la piazza e rivitalizzarla per noi è ben gradito”, aveva detto qualche settimana fa il presidente Stefano Cataldo a ‘Piazza Levante’.
Più fermi, invece, i firmatari della petizione, che ricordano a Di Capua gli impegni elettorali: “La sua maggioranza aveva presentato ai chiavaresi un percorso di sviluppo che doveva partire dall’area di Colmata per raggiungere anche il centro storico, soprattutto per salvaguardarlo e utilizzarlo nell’ambito delle necessità cittadine”.
Sarà per i palazzi storici, sarà per il Monumento ai Caduti, ma da queste parti hanno una memoria di ferro. Astenersi da ragionamenti ‘a macchia di leopardo’. E pure da mosse del cavallo troppo azzardate.
LA NOTA STORICA DI GIORGIO “GETTO” VIARENGO
La fine della vecchia città fortificata, racchiusa nelle mura medievali, rappresenta l’inizio della modernità urbanistica per la Chiavari del futuro. Rileggendo le carte è possibile individuare una data per l’avvio di questo grande progetto.
Era il 1826, quando è varato il Piano Generale d’Abbellimento della Città, un documento complesso e articolato in 52 provvedimenti, norme e indicazioni che cambieranno il volto della città e detteranno i principi per le prossime espansioni. Le norme iniziano dalla conferma di un tratto di ‘tradizione’: il portico come elemento architettonico dei futuri edifici; altro elemento di grande importanza è la revisione e la riqualificazione delle piazze del Centro Storico e l’indicazione che lo spazio pubblico, della piazza e dei viali, sarà l’elemento urbanistico capace di ridisegnare l’intera città.
Questi sono i percorsi che c’interessano per valutare quanto è compatibile ai nostri giorni per intervenire nel tessuto urbano di Chiavari. Si sono considerati interventi in luoghi specifici: Piazza Nostra Signora dell’Orto e Piazza Roma; senza entrare nella particolarità di quanto si è proposto, è bene rammentare quanto il passato ha destinato a questi spazi pubblici, luoghi di grande ‘rappresentanza’.
Le due piazze sono realizzate in tempi diversi; la prima, sarà indicata come luogo di raccordo tra funzioni istituzionali pubbliche e religiose, col pronao disegnato dal Poletti e il palazzo comunale dell’Orsolino, baricentro della città e luogo di giunzione con la viabilità ferroviaria.
La seconda è frutto dell’espansione urbanistica e residenziale di una nuova borghesia, ormai affermata come classe dirigente della Città d’inizio Novecento. La zona est di Chiavari è progettata sin dal 1876, quando l’architetto Descalzi disegna il prosieguo di via Fieschi, l’attuale via Vittorio Veneto, e ne raccorda lo sviluppo con l’ampia zona di Regione Prato: quella che sarà piazza Roma.
La visione urbanistica della nuova Chiavari verso l’Entella è globale: si pensa a corso Dante e alla piazza di raccordo, piazza Cavour, un nodo importante: da qui si avvierà la strada verso gli Appennini. Si pensa ad un nuovo ponte che proietta il progetto verso Lavagna: nel 1900 si avviano i lavori per il nuovo ponte.
In questo quadro è progettata Piazza Roma, un luogo che avrà un utilizzo d’avanguardia sino al varo definitivo della progettazione degli edifici di cornice. Qui sarà il primo luogo dello sport chiavarese, la prima partita di calcio e l’inizio della squadra cittadina dell’Entella, nello spazio si articoleranno le tante iniziative della Pro Chiavari, la prima volta dell’aeroplano con Manissero e l’intero comparto sarà luogo di cultura e intrattenimento.
Nelle immediate vicinanze sorgeranno il Teatro Politeama, il primo cinema il Radium, il Teatro Eden di Gaspero Defilla, il Teatro Eldorado; nel dibattito che seguirà il progetto definitivo della piazza, architetto Devoti (1907), si prevede e disegna il nuovo Teatro Civico dell’architetto Tirelli.
La cornice degli edifici è realizzata dai migliori progettisti dell’epoca: Brizzolara, Questa, Oliva-Cella, Tirelli; gli edifici rappresentano uno stile e uno sviluppo architettonico monumentale, tra il neo classico e il tardo liberty, tra i prospetti del Questa e Brizzolara. La nuova piazza Roma sarà il primo esperimento di visione complessiva di un grande spazio urbano, sorto e sviluppato nella grande piazza pubblica che centra e raccoglie il progetto.
Ancora una considerazione che ci permette di comprendere il valore di rappresentanza di questo spazio. Piazza Roma, e prima Nostra Signora dell’Orto, piazza Mazzini e Matteotti, saranno prescelte per accogliere monumenti rappresentativi della storia cittadina, statue di personalità legate alla cultura e allo sviluppo della propria identità collettiva. Per Mazzini, Garibaldi, Re Vittorio Emanuele e per i Caduti delle Guerre, sorgeranno specifici ‘Comitati di Proposta’, luoghi di dibattito e confronto per decidere come predisporre il monumento e a quale artista affidarne la realizzazione.
La scelta del Comitato nasce dal forte confronto cittadino, in particolare animato dalla Società Economica e dall’amministrazione, di cui il Sindaco presiedeva i lavori. I monumenti delle piazze diventavano così la sintesi di un lavoro collettivo, rappresentativo dell’intera comunità: un requisito indispensabile per definirsi monumento e sfidare il trascorrere del tempo. Sono le motivazioni evidenti del perché la città si animò e seppe impedire lo spostamento del monumento a Re Vittorio Emanuele, si comprese che il trasloco non era storicamente possibile e ammissibile.
In piazza Roma possiamo ammirare uno dei più imponenti bronzi del Brizzolara, un’opera capace di rappresentare i caduti delle guerre e riunire la città in occasione del 25 aprile: la fine delle nostre guerre e la riconquista della libertà e della pace. Questi sono i più alti concetti della capacità di rappresentanza: un cammino che si realizza nelle scelte urbanistiche e si conferma nell’attualità, nella quotidianità di una città che si incontra nelle sue piazze.
I progetti presentati non sono in grado di qualificare ulteriormente questi luoghi, si tratta di progetti estranei storicamente e culturalmente, scelte che non rendono maggiormente usufruibile la piazza, anzi la ridicolizzano.
Quanto proposto è compatibile con luoghi pubblici non compiutamente progettati, che richiedono integrazioni e nuove scelte, in particolare gli spazi delle periferie, dove la ricucitura di nuove progettualità potrebbe dare rinnovati impulsi, creare occasioni d’incontro, riqualificazione sociale e urbana.
La rilettura storica ci permette di comprendere come il cammino del tempo sia capace di conservare qualità e restituirla per secoli: questa è la storia delle piazze storiche di Chiavari.
L’INTERVISTA DI MARISA SPINA A MARCO LEVAGGI[/vc_column_text][vc_video link=”https://youtu.be/SiYtHj0wAXw” align=”center”][/vc_column][/vc_row]