di ALBERTO BRUZZONE
L’allerta rimane massima, anche perché il problema, purtroppo, è ancora molto lontano dall’essere risolto. E, in Liguria, al tema del caro gasolio per i pescherecci si aggiunge anche l’altro tema delle quote per la pesca del gambero, che per i pescatori della nostra terra “diventa ancora più centrale, in quanto parliamo molto spesso della nostra attività principale”, come rimarca Alessandro Capelli, delegato regionale di Anapi Pesca (l’Associazione Nazionale Piccoli Imprenditori della pesca) e consigliere nazionale per la stessa associazione.
Nei giorni scorsi, moltissimi pescherecci del Mar Adriatico non sono usciti in mare, hanno scioperato, “mentre in Liguria la situazione è a macchia di leopardo. Noi non abbiamo obbligato nessuno a fare sciopero, anche perché siamo molti meno rispetto ad altre regioni, ma è chiaro che abbiamo dei problemi enormi e che ce li trasciniamo da mesi, ben prima del conflitto tra Russia e Ucraina”.
L’analisi di Capelli è molto chiara: “L’anno scorso il gasolio per la pesca costava 39 centesimi al litro, mentre quest’anno è arrivato a costare 1,20 euro, quindi nei casi limite è addirittura quadruplicato. Il gasolio per la pesca non prevede accise né Iva, ma a un certo punto ce le siamo invece trovate dentro. E non ci sono più tornati i conti. Adesso qualcuno ci sta marciando, con la scusa della guerra, ma già a febbraio avevamo protestato per questa situazione anomala”.
Il gasolio quadruplicato comporta enormi difficoltà: “Le paga care soprattutto chi ha pescherecci grandi come sono quelli dell’Adriatico e del Tirreno. Parliamo di motori dai seicento cavalli in su. In Liguria siamo su cavallaggi più bassi, circa trecento, e siamo sempre riusciti a mantenere un calmiere andando a comprare il gasolio direttamente dal fornitore. Però non possiamo negare che il problema esiste”.
Capelli rimarca “la poca attenzione mediatica che ci è stata data. Dobbiamo fare di più anche con armi che non siano lo sciopero, perché alla fin fine lo sciopero va a danneggiare noi stessi e il nostro lavoro e io non mi sento di criminalizzare chi si rifiuta di fermarsi, dal momento che in mare si esce già fin troppo poco, per rispettare tutte le leggi che ci vengono imposte”.
E questo, secondo il rappresentante di Anapi Pesca, è l’altro aspetto centrale, “un argomento molto più ligure anche rispetto al caro gasolio. Per noi, la pesca del gambero è fondamentale. L’anno scorso è stata imposta una quota nazionale, che è stata ben presto raggiunta perché i pescherecci del sud fanno quantità notevolmente più elevate. Quest’anno, sono state riconsiderate le aree Gsa (Geographical Sub Areas): noi siamo la numero 9 insieme alla Toscana. Ma anche in questo caso sono emerse quantità non sostenibili”.
I pescatori sono in allarme: “Siamo piccole attività, spesso familiari. Le istituzioni ci devono tutelare, mentre spesso tutelano i grandi gruppi, che hanno quote di pesca nettamente superiori. Non possiamo neppure alzare i prezzi di vendita, perché altrimenti il mercato croato e quello nord africano, dove non ci sono regole così restrittive e dove i prezzi del gasolio non schizzano così alle stelle, ci schiacciano. In Liguria i pescatori resistono eroicamente, forti di una cultura millenaria. Chiediamo altre quote sulla pesca del gambero e chiediamo, a livello nazionale, un serio calmiere rispetto al gasolio”.
Un’ultima considerazione sui ‘vicini’: “La Francia ha investito risorse pubbliche sull’ecosostenibilità dei pescherecci. Il Covid ha fatto capire quando fosse importante la pesca sul piano nazionale. Da noi questo percorso non è stato fatto e questa consapevolezza non l’abbiamo vista. Eppure, i pescatori di San Benedetto del Tronto hanno fatto scuola in tutto il mondo. E oggi, al contrario, abbiamo il parco pescherecci più vetusto di tutti”.