di DANILO SANGUINETI
Il lancio della lenza e la cattura del tonno sono due specialità della pesca sportiva che sorprendono coloro che non conoscono i recenti sviluppi della disciplina sportiva. Sezioni forse meno pubblicizzate di altre ma più frequentate di quanto si possa immaginare. E sarebbe un errore snobbarle da queste parti perché proprio nel Levante abbiamo delle eccellenze tali da produrre un argento in un mondiale e un oro in un altro. La Fi.Ma Chiavari e il Circolo Pescatori Dilettanti Rapallesi sono i club che hanno recentemente festeggiato i loro tesserati issatisi ai vertici mondiali. Si tratta di due nomi già noti agli esperti del settore, giovani anagraficamente ma con un palmares… da paura.
I campionati mondiali di Long Casting individuali e a squadre si sono svolti sul campo federale di Coltano in provincia di Pisa. La squadra Italia/A era composta da Francesco del Nero, Biagio Morra, Matteo Monti e dal portacolori della Fi.Ma Chiavari, Filippo Montepagano. Al termine di una lotta serrata, divisi da pochi centimetri nel totale, gli azzurri si sono dovuti accontentare della medaglia d’argento, dietro alla strepitosa formazione dell’Argentina/A, capitanata dal ‘fenomeno’ Salvador Bustos che si è aggiudicato anche il titolo individuale di Campione del Mondo.
Nella classifica individuale Montepagano ha conquistato la sesta posizione assoluta finale, in virtù della somma delle penalità ottenute con i piazzamenti nelle singole classifiche delle zavorre – i piombini attaccati alla lenza – previste (175, 150, 125 e 100 gr).
È risultato rispettivamente 5°, 10°, 7° e 4°. Piazzamenti che sicuramente non hanno accontentato Filippo che era detentore di un record del mondo, proprio nella zavorra dei 150 gr, che questa volta è stata particolarmente ‘matrigna’ con una misura piuttosto lontana dagli standard ai quali il campione chiavarese ci aveva abituato.
Osserva il presidente della Fi.Ma Chiavari, Umberto Righi: “Un sesto posto assoluto in una rassegna mondiale, va comunque archiviato come positivo, anche alla luce dei miglioramenti che alcuni atleti sudamericani (argentini ed uruguaiani in particolare) hanno prodotto, rispetto alle performance del campionato 2019, l’ultimo disputato prima dello stop per pandemia. Infatti la classifica finale individuale ha visto ai primi tre posti, tre atleti argentini ovvero Salvador Bustos, Juan Hamber e Rafael Sanzo a pari merito con l’uruguaiano J. Pablo Peralta. Quinta piazza per l’italiano Biagio Morra che ha preceduto Montepagano”.
La schiacciante superiorità degli atleti argentini nella classifica individuale, si è ‘riverberata’ nella classifica a squadre, dove la formazione italiana ha dovuto accontentarsi (si fa per dire) del secondo posto. Un risultato ottimo, davanti alle formazioni emergenti del Sud Africa e dell’Uruguay, risultato che, comunque, sancisce una posizione di preminenza mondiale, ormai consolidata anche in virtù delle prestazioni, costanti nel tempo nonostante la giovane età, dell’atleta della Fi.Ma Chiavari.
Nessuno invece è riuscito a frapporsi tra Matteo Guidicelli, rapallese, 27 anni, e la vittoria nei Big Game, di fatto i campionati del mondo di pesca. Tesserato per il Circolo Pescatori Dilettanti Rapallesi, giardiniere con l’hobby della pesca, è stato protagonista con Italia/B al 29° Mondiale di Big Game nelle acque antistanti Pesaro. I due equipaggi azzurri in gara erano guidati da Mirko Eusebi e Franco Bellini e hanno conquistato la medaglia d’oro e quella d’argento nella pesca a drifting (con barca in deriva e come preda i tonni). La medaglia di bronzo per la Croazia.
Un risultato che tutti si aspettavano ma non scontato da raggiungere. Due giorni di gara con 44 tonni in totale catturati e poi rilasciati dai 16 equipaggi in gara. Con 9 catture la squadra composta da Antonio Panico, Pasquale Scotto di Luzio, Daniele Lambertini e appunto Matteo Guidicelli, conquistava il titolo mondiale. Matteo è azzurro dal 2019, quando vinse il titolo italiano della specialità su una barca ‘familiare’ della CPDR dato che c’erano con lui il papà Marco, il fratello Luca e, unico ‘estraneo’, Romolo Rovegno. In realtà il giovanissimo Matteo era al suo esordio perché dopo il titolo tricolore del 2019 l’attività internazionale si era fermata. Non quella nazionale e la CPDR aveva riconquistato il titolo anche se con equipaggio diverso.
In pratica al suo esordio ha fatto saltare il banco. Era inserito nella seconda squadra e invece insieme ai compagni di scafo ha messo alle spalle i più esperti pescatori del mondo. “Ero andato là per fare bene, non per andare in vacanza, però sinceramente non pensavo, io alla prima uscita iridata, primo tesserato del mio circolo a partecipare a un mondiale, di salire sul gradino più alto del podio”.
Il segreto sono stati la coesione e il clima creatosi tra gli azzurrini: “Li avevo conosciuti alle gare tricolori, ma essere in barca insieme è stata una cosa più emozionante. Il ‘tipo di mare’ era assai diverso dal nostro, e anche lo stile di pesca era per forza differente. Ho dato il massimo e tutti mi hanno aiutato, dato che ero il più giovane. Il commissario tecnico e tutto lo staff ci sono stati vicini”. Davanti a lui si aprono prospettive interessanti. È un predestinato anche se non intende montarsi la testa. “Il sogno è quello di fare il pescatore professionista. Vedremo, per il momento mi tengo il lavoro di giardiniere e cerco di andare in mare ad allenarmi ogni volta che posso”.