(g.v.) L’autore di questo articolo, Renato Lagomarsino, può essere considerato il padre di alcuni sentieri del nostro entroterra. Con l’associazione ‘Colombo Fontanabuona 2000’, costituita nel 1988 in vista del V Centenario della scoperta dell’America, aveva ideato e realizzato l’Itinerario Storico Colombiano da Terrarossa di Moconesi a Quinto, lungo 19 chilometri e 350 metri, una misurazione che abbiamo fatto assieme trascinandoci dietro una corda di cinquanta metri e ponendo dei picchetti ogni cento. Subito dopo, col sostegno della Comunità Montana, venne l’Itinerario dei Feudi Fliscani da Gattorna a Torriglia, quindi l’Itinerario dei 7 Passi, da Carasco a Lorsica passando sulle pendici del Ramaceto, l’Itinerario dei 2 Golfi da Tribogna a Ruta, e l’Itinerario Naturalistico Attrezzato (per la scuola Media di Gattorna) da Gattorna a Cassanesi e Colle Caprile.
Ora avanza una proposta meritevole di essere presa in considerazione, auspicando che Chiavari volga lo sguardo al territorio che ha dietro di sé e si faccia promotrice di iniziative da condividere con i Comuni vicini.
di RENATO LAGOMARSINO *
Mi permetto di intervenire sull’argomento ‘sentieri’. Mi sembra infatti opportuno cogliere l’occasione che viene offerta da ‘Piazza Levante’ per avanzare pubblicamente una proposta risalente a un paio di anni fa che purtroppo non ha incontrato, allora, il riscontro che mi attendevo.
Si tratta dei percorsi collinari che da Chiavari salgono verso Leivi. Alcuni di essi arrivano sulla displuviale compresa tra il Curlo e San Lorenzo di Costalunga per poi scendere sul versante opposto e raggiungere il fondovalle della Fontanabuona in quattro punti ben precisi: Carasco, San Colombano-Scaruglia, Maggi e Calvari. Erano itinerari antichi, forse antichissimi, legati al popolamento dell’area interna e al sorgere e allo svilupparsi di scambi commerciali. L’approdo preistorico individuato alla foce del Rupinaro (sul sito della Necropoli protostorica) è testimonianza di rapporti con il territorio retrostante.
Secondo Ubaldo Formentini e Gian Domenico Serra, due storici illustri, il toponimo Leivi sarebbe da mettere in relazione con la tribù ligure dei ‘Levi’, fondatori insieme ai ‘Marici’ di Ticinum (Pavia), che qui avrebbe avuto una ‘testa di ponte’ al termine del lungo percorso fra la pianura padana e il mare. Sul ‘Dizionario degli Stati Sardi’ del Casalis, che risale alla metà dell’Ottocento, sotto la voce ‘Cicagna’ è detto che la strada più rapida per raggiungere Chiavari, ma anche più sicura rispetto a quella soggetta a inondazioni e interruzioni che correva lungo il Lavagna, era la strada che “dalle falde di Certenoli”, ossia dal pontile di Calvari, risaliva al colle di Leivi. Il Casalis non specifica dove passasse, ma la presenza di un ospitale per assistenza a viandanti e pellegrini, citato in un documento del 1209, nei pressi di Maxena, fa ritenere che si trattasse della strada che passando a breve distanza della enigmatica ‘chiesuola’ di Villa Oneto, arrivava a Chiavari toccando San Lorenzo, la Costa di Sanguineto e Maxena. Ho ritenuto di fare queste citazioni per far comprendere la vetustà di certi percorsi e la loro importanza nel corso dei secoli.
Oggi i sentieri (chiamiamoli così, anche se è riduttivo) ai quali mi riferisco (che ho riportato sulla cartina qui allegata), pur essendo la prosecuzione di quelli che da Chiavari raggiungono il Curlo, San Bartolomeo, Leivi, il Bocco e San Lorenzo, sul versante della Fontanabuona, che in gran parte è boschivo e come tale non più soggetto alle cure agricole di un tempo, sono divenuti intransitabili.
La mia proposta riguarda il ripristino di queste antiche percorrenze al fine di farne degli itinerari per escursioni di interesse storico-ambientale da mettere a disposizione dei chiavaresi, dei turisti e di chiunque voglia, con poca fatica, andare alla scoperta del territorio che si estende alle spalle di Chiavari.
La peculiarità di questi itinerari, alcuni dei quali possono essere tra loro collegati allo scopo di realizzare anche dei percorsi ad anello, è quella, che ritengo logisticamente importante, di avere a disposizione, nelle località della Fontanabuona sopra indicate, un efficiente servizio di mezzi pubblici che con frequenza pressoché oraria consente il rientro in città.
A questi facili itinerari tra Chiavari il crinale di Leivi e la vallata, se ne può aggiungere uno più lungo e impegnativo che ricalca storici percorsi di pellegrinaggio: quello che da San Lorenzo di Costalunga sale alla Colla di Oneto e raggiunge il santuario di N.S. di Montallegro. Da qui si può scendere sul versante della Fontanabuona passando per Canevale o per Coreglia, con meta Piandeiratti.
Lasciando da parte questo, già di per sé abbastanza curato, la riattivazione degli altri percorsi presuppone che vi sia una specifica intesa fra i Comuni interessati, che sono Chiavari, Leivi e San Colombano Certenoli. Proprio in questi giorni il Gal Genovese, di cui Leivi e San Colombano fanno parte, ha annunciato un nuovo bando per il miglioramento della sentieristica. Ci sono fondi a disposizione e mi sembra un’occasione da non perdere.
Il Comune di Leivi, sul cui territorio insiste la maggior parte di queste strade, potrebbe essere il capofila del progetto di recupero. La prima condizione per partecipare al bando è che i percorsi da valorizzare siano iscritti alla REL (Rete Escursionistica Ligure) e ne sia stato fatto il rilievo. Qualora ci fosse il proposito di portare avanti l’idea, ritengo che il CAI di Chiavari, benemerito per tante iniziative riguardanti il territorio, non mancherebbe di dare una mano. Naturalmente non è detto che tutti gli itinerari proposti debbano rientrare in un unico progetto. L’essenziale sarebbe intanto incominciare.
(* presidente del Museo Biblioteca Lascito Cuneo di Calvari)