di ANTONIO GOZZI
Tristezza e desolazione: queste le sensazioni che si provano nel vedere le reazioni di larga parte della magistratura e della stampa al disegno di legge di riforma riguardante abuso di ufficio e intercettazioni approvato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Guardasigilli Carlo Nordio. Sono reazioni che confermano in pieno l’esistenza di quella connessione stretta che negli ultimi trent’anni è stata chiamata “circuito mediatico-giudiziario”, e che tanto ha influito sulla vita pubblica italiana.
Questa connessione da un lato ha dato a tanta magistratura un formidabile potere di controllo preventivo e di condizionamento della politica e della pubblica amministrazione; dall’altro ha dato a molta stampa giustizialista la possibilità di costruire un business editoriale di successo con la trasformazione del giornalismo in una buca delle lettere delle veline delle procure; qualcuno ha detto giustamente che in base a ciò molti mezzi di informazione, giocando di sponda con le procure amiche, “hanno contribuito non solo a dare legittimità al processo mediatico ma anche a far diventare la cultura del sospetto o forse la cultura dello sfregio, un’attività sacra, divina, inviolabile. Un’attività all’interno della quale ciò che conta non sono le prove, ma sono gli indizi, sono gli schizzi di fango, sono le tesi senza contraddittorio di una Repubblica fondata sullo strapotere dei pm” (Claudio Cerasa su il ‘Foglio’ di sabato 17 giugno u.s).
Le proposte di Nordio sono di assoluto buonsenso, e vanno nel senso di una giustizia giusta e garantista e soprattutto del rispetto dell’art. 27 della nostra Costituzione (la Costituzione più bella del mondo, come tanti amano ripetere ) in base al quale “… ogni imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.
- Abolizione del reato di abuso d’ufficio, un reato indefinito, che ha lasciato estrema discrezionalità interpretativa alle Procure, che ha provocato di fatto la paralisi della Pubblica amministrazione per il cosiddetto “terrore della firma”, e che non ha prodotto alcun risultato concreto: da quando fu introdotto si sono infatti registrati 4000 procedimenti e 18 condanne.
- Abolizione dell’altro reato assolutamente indefinito chiamato “traffico di influenze”, soprattutto nella parte relativa alle millanterie che non si sono mai estrinsecate in reati maggiori quali corruzione, concussione, peculato, omissioni d’atti d’ufficio ecc.
- Regolamentazione più severa delle intercettazioni, che non possono essere pubblicate se non sono contenute in uno dei provvedimenti emessi dal giudice; impedimento alla pubblicazione da parte della stampa di intercettazioni che non riguardano gli imputati ma terze persone estranee all’inchiesta.
- Interrogatorio dell’indagato prima del mandato di custodia cautelare per ascoltare le sue ragioni e la sua difesa. A decidere sulla richiesta dei pm non sarà più il Gip da solo ma un collegio di tre giudici.
- Impossibilità di appello in secondo grado da parte dei pm se vi è stata l’assoluzione in primo grado. L’inappellabilità della sentenza di assoluzione di primo grado vale naturalmente solo per i reati meno gravi.
Tutte queste proposte dovrebbero raccogliere una generale approvazione per la loro ispirazione garantista, ed invece continuano a suscitare polemiche da parte di vasti settori della magistratura e della stampa, quelli che alimentano (e si alimentano in) quella parte di mondo politico che del populismo manettaro ha spesso e volentieri fatto la sua bandiera.
Questo populismo forcaiolo e giustizialista non sta da una parte sola dello schieramento politico, ma si annida sia a destra che a sinistra e viene da lontano, dagli anni di Mani pulite, dalla fine della prima Repubblica, dai cappi sventolati in Parlamento da esponenti della Lega, dal sostanziale sostegno della destra all’azione, sovente violenta, delle Procure nel criminalizzare indiscriminatamente un’intera classe politica che aveva fino a quel momento guidato la crescita e l’avanzamento del Paese.
La sinistra comunista, nonostante fosse stata per decenni finanziata da una potenza straniera avversaria del sistema di alleanze a cui appartiene l’Italia, e fosse stata partecipe in molti casi del finanziamento illegale o illecito della politica di quegli anni, fu graziata dall’azione delle procure, per ragioni che la storia forse un giorno ci svelerà. Da quel momento il circo “mediatico giudiziario” e le correnti di sinistra della magistratura come Magistratura Democratica, che teorizzava la lotta di classe attraverso le sentenze, poterono contare sul sostegno di questa sinistra che a un certo punto fu definita il partito delle Procure.
Oggi vediamo con tristezza il vertice del Pd accodarsi al M5S anche sul tema della riforma Nordio, nonostante moltissimi Sindaci di quel partito plaudano all’abolizione dell’abuso di ufficio, richiesta per anni a tutela dei pubblici amministratori e del buon funzionamento della cosa pubblica. Al riguardo colpiscono le parole di Bassanini, esponente di rilievo di quello che fu un Pd plurale, che ha dichiarato: “Abolire l’abuso d’ufficio è, da sempre, una battaglia di sinistra”. E ancora: “Quando emerge con chiarezza che meno dell’1% dei procedimenti intentati per abuso d’ufficio finisce in una condanna c’è qualcosa che non va. Nel mondo di oggi non ci possiamo più permettere governi che non governano e amministrazioni pubbliche che non prendono le decisioni necessarie perché hanno il terrore di poter finire sotto procedimento penale o contabile anche quando hanno correttamente cercato di risolvere i problemi del Paese nel rispetto delle leggi. I rimedi omeopatici hanno fallito, la soluzione è quella indicata da Nordio e prima da Pignatone [Pignatone è l’ex Procuratore Capo della Repubblica di Roma n.d.a.] ma anche da molti ministri e sindaci di sinistra: l’abolizione”.
Più chiaro di così…
La discussione si sposta in Parlamento per la conversione in legge del disegno di legge del Ministro Nordio. Sarà una bella prova di autonomia della politica e del potere legislativo sovrano che in questi anni, per troppe volte, si è fatto condizionare dal partito dei giudici e delle procure.
Sarà anche una bella prova per vasti settori delle forze di destra, in particolare Fratelli d’Italia e Lega, che per troppo tempo al loro interno hanno tollerato, se non coltivato, un populismo forcaiolo buono forse per prendere voti ma dannoso per governare il Paese. Vedremo se appoggeranno con convinzione le proposte di Nordio, o se sotto sotto ostacoleranno la loro conversione in legge.
Sarà una bella prova anche per il Pd, in questa fase confuso su quasi tutto e con una segretaria che sta mortificando la componente riformista che pure è stata costitutiva di quel partito.
Sarà una prova di civiltà dove la cultura delle varie forze di un centro riformista, liberale, garantista potranno dire la loro con coerenza e autorevolezza, speriamo guidando il Parlamento a decidere per il meglio.
Perché bisogna fare il tifo per Nordio
di ANTONIO GOZZI
Tristezza e desolazione: queste le sensazioni che si provano nel vedere le reazioni di larga parte della magistratura e della stampa al disegno di legge di riforma riguardante abuso di ufficio e intercettazioni approvato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Guardasigilli Carlo Nordio. Sono reazioni che confermano in pieno l’esistenza di quella connessione stretta che negli ultimi trent’anni è stata chiamata “circuito mediatico-giudiziario”, e che tanto ha influito sulla vita pubblica italiana.
Questa connessione da un lato ha dato a tanta magistratura un formidabile potere di controllo preventivo e di condizionamento della politica e della pubblica amministrazione; dall’altro ha dato a molta stampa giustizialista la possibilità di costruire un business editoriale di successo con la trasformazione del giornalismo in una buca delle lettere delle veline delle procure; qualcuno ha detto giustamente che in base a ciò molti mezzi di informazione, giocando di sponda con le procure amiche, “hanno contribuito non solo a dare legittimità al processo mediatico ma anche a far diventare la cultura del sospetto o forse la cultura dello sfregio, un’attività sacra, divina, inviolabile. Un’attività all’interno della quale ciò che conta non sono le prove, ma sono gli indizi, sono gli schizzi di fango, sono le tesi senza contraddittorio di una Repubblica fondata sullo strapotere dei pm” (Claudio Cerasa su il ‘Foglio’ di sabato 17 giugno u.s).
Le proposte di Nordio sono di assoluto buonsenso, e vanno nel senso di una giustizia giusta e garantista e soprattutto del rispetto dell’art. 27 della nostra Costituzione (la Costituzione più bella del mondo, come tanti amano ripetere ) in base al quale “… ogni imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.
Tutte queste proposte dovrebbero raccogliere una generale approvazione per la loro ispirazione garantista, ed invece continuano a suscitare polemiche da parte di vasti settori della magistratura e della stampa, quelli che alimentano (e si alimentano in) quella parte di mondo politico che del populismo manettaro ha spesso e volentieri fatto la sua bandiera.
Questo populismo forcaiolo e giustizialista non sta da una parte sola dello schieramento politico, ma si annida sia a destra che a sinistra e viene da lontano, dagli anni di Mani pulite, dalla fine della prima Repubblica, dai cappi sventolati in Parlamento da esponenti della Lega, dal sostanziale sostegno della destra all’azione, sovente violenta, delle Procure nel criminalizzare indiscriminatamente un’intera classe politica che aveva fino a quel momento guidato la crescita e l’avanzamento del Paese.
La sinistra comunista, nonostante fosse stata per decenni finanziata da una potenza straniera avversaria del sistema di alleanze a cui appartiene l’Italia, e fosse stata partecipe in molti casi del finanziamento illegale o illecito della politica di quegli anni, fu graziata dall’azione delle procure, per ragioni che la storia forse un giorno ci svelerà. Da quel momento il circo “mediatico giudiziario” e le correnti di sinistra della magistratura come Magistratura Democratica, che teorizzava la lotta di classe attraverso le sentenze, poterono contare sul sostegno di questa sinistra che a un certo punto fu definita il partito delle Procure.
Oggi vediamo con tristezza il vertice del Pd accodarsi al M5S anche sul tema della riforma Nordio, nonostante moltissimi Sindaci di quel partito plaudano all’abolizione dell’abuso di ufficio, richiesta per anni a tutela dei pubblici amministratori e del buon funzionamento della cosa pubblica. Al riguardo colpiscono le parole di Bassanini, esponente di rilievo di quello che fu un Pd plurale, che ha dichiarato: “Abolire l’abuso d’ufficio è, da sempre, una battaglia di sinistra”. E ancora: “Quando emerge con chiarezza che meno dell’1% dei procedimenti intentati per abuso d’ufficio finisce in una condanna c’è qualcosa che non va. Nel mondo di oggi non ci possiamo più permettere governi che non governano e amministrazioni pubbliche che non prendono le decisioni necessarie perché hanno il terrore di poter finire sotto procedimento penale o contabile anche quando hanno correttamente cercato di risolvere i problemi del Paese nel rispetto delle leggi. I rimedi omeopatici hanno fallito, la soluzione è quella indicata da Nordio e prima da Pignatone [Pignatone è l’ex Procuratore Capo della Repubblica di Roma n.d.a.] ma anche da molti ministri e sindaci di sinistra: l’abolizione”.
Più chiaro di così…
La discussione si sposta in Parlamento per la conversione in legge del disegno di legge del Ministro Nordio. Sarà una bella prova di autonomia della politica e del potere legislativo sovrano che in questi anni, per troppe volte, si è fatto condizionare dal partito dei giudici e delle procure.
Sarà anche una bella prova per vasti settori delle forze di destra, in particolare Fratelli d’Italia e Lega, che per troppo tempo al loro interno hanno tollerato, se non coltivato, un populismo forcaiolo buono forse per prendere voti ma dannoso per governare il Paese. Vedremo se appoggeranno con convinzione le proposte di Nordio, o se sotto sotto ostacoleranno la loro conversione in legge.
Sarà una bella prova anche per il Pd, in questa fase confuso su quasi tutto e con una segretaria che sta mortificando la componente riformista che pure è stata costitutiva di quel partito.
Sarà una prova di civiltà dove la cultura delle varie forze di un centro riformista, liberale, garantista potranno dire la loro con coerenza e autorevolezza, speriamo guidando il Parlamento a decidere per il meglio.
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