di ALBERTO BRUZZONE
La Regione Liguria sta per vincere la battaglia sui confini ‘ristretti’ del Parco Nazionale di Portofino? Secondo gli ambientalisti questo rischio sarebbe più concreto che mai, dal momento che il Ministero dell’Ambiente e della Transizione Ecologica, guidato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, ha inviato nei giorni scorsi una nota ad Ispra chiedendo di fornire un “tempestivo riscontro alla richiesta formulata dal presidente Toti”, ovvero quella di un parco nazionale limitato ai soli comuni di Portofino, Camogli e Santa Margherita Ligure.
È stato lo stesso Pichetto Fratin, qualche giorno fa in Parlamento, a invitare Regione Liguria e associazioni ambientaliste a “trovare un accordo” sui confini del nuovo parco, ma in assenza di questo accordo sarà il Ministero a tirar dritto e pare proprio che il braccio di ferro possa esser vinto dal presidente Toti: quindi un parco con al massimo 1700 ettari di dimensioni, dagli attuali 1056. Un contentino, o poco più.
È Ferragosto, dovrebbe essere periodo di vacanze, ma invece l’allerta è salita e gli ambientalisti esprimono tutte le loro preoccupazioni. Lo fa Antonio Leverone, del Coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino, gruppo presieduto da Ermete Bogetti, già magistrato della Corte dei Conti in Liguria e ai vertici di Italia Nostra. “L’aspetto grave – sostengono i membri del Coordinamento in una nota – resta l’azione di un ministro che non considera gli elaborati a carattere tecnico-scientifico di Ispra (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale), che svolge funzione di consulente istituzionale presso il suo Ministero e i pareri negativi sul parco a tre, che lo stesso istituto ha espresso. Parimenti non considera le volontà dei comuni che hanno espresso da tempo il loro impegno per far parte del parco nazionale sia pure subordinatamente ad eventuali verifiche e accordi. Il ministro, inoltre, non ha neppure la giustificazione di non avere proposte alternative in quanto da tempo gli è stata notificata una soluzione a sette, otto comuni. Tale proposta, maturata dopo un lungo lavoro di confronto tra i comuni, le istituzioni e associazioni di volontariato, ambientaliste locali e nazionali è sostenuta in particolare da Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Federparchi”.
Gli ambientalisti tracciano il quadro della situazione, dal loro punto di vista: “Una doverosa considerazione sui tre comuni che faranno parte del più piccolo parco nazionale. Il sindaco di Portofino e attuale presidente del parco regionale ha sempre espresso forte opposizione all’estensione dell’attuale parco, non valutando il grande vantaggio di immagine, e non solo, quale unico comune interamente ricompreso nell’area parco. Il sindaco di Santa Margherita ha la sola preoccupazione di limitare al massimo la parte di territorio comunale da considerare nel parco, cosa che ha già ottenuto in passato dalla Regione. Quello neoeletto di Camogli ha ribaltato la posizione a favore del parco esteso, da sempre espressa dalle passate amministrazioni, sostenendo ora le stesse motivazioni inconsistenti tipiche della Lega. Un altro aspetto, potenzialmente negativo, dell’istituzione di un parco nazionale equivalente per territorio all’attuale parco regionale è quello finanziario. Il piccolo parco nazionale quante risorse in più potrà avere rispetto a quelle regionali? La domanda resta in sospeso”.
Ma, se il ministro Pichetto Fratin firmerà la proposta di Toti del parco a tre comuni, “potrebbe dare il via a un nuovo contenzioso amministrativo, attivato, questa volta, dai sindaci dei comuni esclusi dal parco, con conseguente spreco di denaro pubblico, confusione gestionale e dilatazione dei tempi. Il territorio e le comunità continueranno a perdere sostanziali risorse economiche, come già avvenuto a partire dal 2018, anno in cui avrebbe dovuto iniziare l’iter istitutivo del parco nazionale. Ma la questione più grave resta il fatto che in questi ultimi sei anni si è bloccato un prezioso processo di crescita culturale e sociale di un’ampia comunità in merito alla tutela e gestione del territorio, al miglioramento e modifica della qualità di vita nella prospettiva di incidere positivamente nella presente situazione di cambiamento climatico che interessa il globo su cui viviamo. Ancora una volta, in questo caso da parte dello stesso ministro dell’Ambiente, in luogo del confronto e del necessario processo di informazione dei cittadini, dell’ascolto delle loro aspettative e della corretta valutazione delle azioni concrete e delle risorse necessarie per il progresso di una comunità la più ampia possibile, si perseguono ciecamente obiettivi ideologicamente connotati, in contrasto con la ragione e con gli orientamenti dell’Ue e dell’Onu, che pure lo stesso ministro pubblicamente dichiara di condividere”. Gli ambientalisti temevano campane a morto con il governo di centrodestra. Stanno scoprendo, loro malgrado, di aver avuto ragione.