di ALBERTO BRUZZONE
Regionale o nazionale, ristretto o allargato. Di mille ettari oppure di quindicimila, oppure ancora di una via di mezzo. Status e dimensioni del Parco di Portofino sono un tema che sta tenendo banco da mesi e che vede contrapposti da una parte la Regione Liguria e i comuni ad essa politicamente allineati (Rapallo, Chiavari, Portofino e, seppur in misura minore, Santa Margherita Ligure), dall’altra il Ministero dell’Ambiente, l’Ispra, gli ambientalisti, l’ambiente scientifico e culturale del Levante genovese.
Chi la spunterà? Chi vincerà il braccio di ferro? La Liguria pasticcerà a tal punto da farsi sfuggire un’occasione storica e irripetibile?
Sono interrogativi non banali, non solo per chi è addentro alla questione. Che, oltre all’aspetto tecnico, assume pure fortissimi connotati politici. Dietro alle resistenze della Regione Liguria ci sono, ufficialmente, motivazioni di carattere economico, che però gli oppositori smentiscono. Fortissime sono poi le pressioni di chi ha tutto l’interesse a mantenere lo status quo: i cacciatori, ad esempio, ma anche chi ha aneliti molto più importanti rispetto a sparare a tordi e cinghiali, vale a dire i costruttori e gli speculatori edilizi.
Una partita a scacchi assai complessa, insomma. Ermete Bogetti, già presidente della sezione genovese della Corte dei Conti e oggi presidente dell’associazione ambientalista Italia Nostra per quanto riguarda il capoluogo ligure, esprime le sue riflessioni.
L’ex magistrato oggi in pensione è indubbiamente un personaggio di spicco, perché riassume in sé il profilo giuridico (che lo ha portato, nella sua carriera, a vincere parecchie battaglie su tematiche ambientali, come ad esempio il caso Stoppani a Cogoleto) ma anche quello di amante profondamente rispettoso della natura (e proprio per questo Italia Nostra lo ha voluto per rinforzare con autorevolezza le proprie file).
“Ci troviamo di fronte – afferma Bogetti – a un quadro indubbiamente contrastante. Da una parte c’è la Regione che tende a limitare i confini il più possibile, allineandosi con quelle svariate categorie che non vedono mai di buon occhio le aree protette. Perché in queste, naturalmente, è vietata la caccia e non si può più costruire alcunché. Dall’altra, invece, c’è chi sarebbe ben contento di aumentare la tutela del territorio costiero e quella di una parte dell’entroterra. La Regione, con i ‘suoi’ sindaci, tende a limitare, perché perderebbe controllo e giurisdizione su parecchie aree. Secondo me, è semplicemente questo il motivo. Non possono dire che non vogliono il Parco Nazionale, perché sarebbe politicamente scorretto, ma stanno tentando in tutti i modi di ammorbidire gli effetti della sua presenza, sino ad arrivare a una conformazione che non prevede neppure le aree contigue”.
Secondo Bogetti, “si vorrebbe far passare un parco nazionale che potrebbe essere ancora più ristretto dell’attuale di livello regionale. Non è possibile e il Ministero non lo accetterà mai. Invece, andrebbero inserite non solo le aree contigue, ma tutte quelle previste dall’Ispra secondo il criterio dell’omogeneità territoriale, che invece viene tanto contestato. Sarebbe tutto grasso che cola, per il turismo, per l’ambiente, per la sua tutela. Che cosa vogliamo lasciare ai nostri figli? Vogliamo lasciar loro degli alberi o del cemento?”.
Bogetti sostiene che “all’Ispra lavorano fior di esperti e di tecnici. Se hanno disegnato quell’area di circa quindicimila ettari, avranno fatto i loro studi. È un’occasione che non va sprecata. Qualcuno resterà scontento? Pazienza. Il ritorno in termini economici, però, sarà enorme, come già avviene per il Parco Nazionale delle Cinque Terre. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di Portofino, un posto già conosciuto, stimato e amato a livello mondiale”.
Nei mesi scorsi, specialmente dopo il crollo di un tratto della statale 227 che da Santa Margherita arriva a Portofino lungo la costa (distrutta dalla mareggiata di fine ottobre), “il parco di Portofino è stato attaccato in ogni modo. Come con quella costruzione in tubi innocenti e palafitte che è stata una vergogna completa. Ora i tubi e i ripiani in metallo sono stati smontati, ma sono rimasti i blocchi in cemento. Il presidente del Parco Paolo Donadoni, sindaco di Santa Margherita Ligure, ha detto che verrà tutto demolito entro Pasqua. Speriamo sia così”.
Il parco, secondo Bogetti, “andrebbe lasciato in pace. Invece se ne inventano ogni giorno di tutti i colori per modificarlo. L’ultima è il percorso di downhill per le biciclette mountain bike. Ma ce n’è veramente bisogno? Il parco è un’oasi tranquilla e non è certo l’ambiente ideale per questo genere di rally su due ruote”.
Intanto, anche Antonio Leverone, del Coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino, osserva: “L’amministrazione regionale della Liguria sta conducendo una politica di retroguardia basata su una profonda ignoranza delle peculiarità naturalistiche, ambientali e sociali dell’intero territorio e della grande opportunità che può essere il Parco Nazionale di Portofino. Si corre per affossare i parchi e per ostacolare la nascita del Parco Nazionale di Portofino”.
Leverone ricorda come Ispra e Ministero abbiano invitato i venti comuni che loro hanno inserito nella bozza di confini “a confrontarsi per definire il futuro perimetro del parco. Ma nulla è stato fatto in tale direzione. Perché non sono stati tenuti informati e non hanno ricevuto la documentazione. Il Coordinamento si è costituito proprio per contrastare questo arrogante approccio da parte della Regione”.
La conclusione: “Si può considerare un Parco aperto a 20 comuni, un Parco costiero a 14 comuni, un Parco costiero aperto a 16 comuni includendo Lavagna e Sestri Levante fino a Punta Manara. Com’è evidente, il Parco Nazionale esclude tutte le aree urbanizzate includendo aree di diverso valore di tutela già attualmente esistenti. Da considerare pure le aree marine protette esistenti: l’Area Marina di Portofino (Parco Nazionale) e le aree di tutela marine già definite sia a levante che a ponente del promontorio. L’ipotesi dell’estensione ai due comuni di Lavagna e Sestri Levante darebbe origine a un particolare parco costiero che potrebbe entrare in sinergia con il Parco dell’Aveto (gestione separata) e potrebbe originare un approfondito studio di apertura di una tale emergenza territoriale all’Area Marina Internazionale Pelagos per la tutela dei cetacei in cui la Liguria è completamente immersa”.
Di tutto questo si parlerà domenica 3 marzo, a partire dalle ore 9,45, presso il Cenobio dei Dogi di Camogli.