(r.p.l.) Sono passati dieci giorni, da quando Marina Chiavari è subentrata ad Apcoa, nella gestione della sosta a pagamento in città.
Lunedì 17 settembre, giorno d’inizio dell’anno scolastico, coincideva con la ‘comunalizzazione’ dei parcheggi. Un impegno preso in campagna elettorale, definito “promessa mantenuta” dal sindaco Di Capua ma che, come abbiamo visto nel numero precedente di ‘Piazza Levante’, si è rivelato incompleto alla prova dei fatti. In quanto privo di agevolazioni per i residenti e di gratuità per i portatori di handicap, di cui per ora, e per almeno diciotto mesi, non vi è né vi sarà traccia. Quanto al resto, ovvero la sosta frazionata e i nuovi parcometri, abbiamo dato notizia di rincari del 20% per chi continua a usare l’applicazione Easy Park. E tanti altri dubbi rimangono.
Nei primi dieci giorni vanno registrate: le partenze a singhiozzo dei parcometri (lunedì 17 sono rimasti inattivi, per via del passaggio tra il vecchio e il nuovo gestore); la mancanza di una cassa nei pressi del parcheggio adiacente alla stazione ferroviaria; diversi malfunzionamenti del software delle nuove colonnine, con proteste da parte degli utenti e spiccioli ‘mangiati’; l’arrivo con diversi giorni di ritardo della possibilità di pagare con bancomat e carte di credito.
Forse che i parcometri andavano testati, prima di metterli ufficialmente in funzione? Forse era il caso di accertarsi che tutto fosse a posto? Forse era il caso di aspettare l’arrivo delle nuove casse automatiche per il park della stazione e per l’autorimessa Cattaneo? Forse.
Ma l’amministrazione e Marina Chiavari, evidentemente, non potevano permettersi un ulteriore rinvio. Ed ecco quindi i motivi di questi primi, seppur contenuti (ci mancherebbe), disagi.
Venerdì scorso, ad esempio, i parcometri in zona lungomare sono andati in tilt: il touch non funzionava più, molti utenti hanno inserito le monetine non vedendosi restituito non solo il resto, ma neppure il ticket. Tanti turisti giravano spaesati chiedendo come fare a pagare la sosta. Perché i vecchi parcometri fossero stati rifasciati con sacchi dell’immondizia. Poi, al comparire della scritta ‘fuori servizio’ sul nuovo touch screen, liberi tutti. E altri incassi mancati per il gestore (come documentato dalla foto in alto).
E’ chiaro che molti aspetti devono essere messi a punto. Su altri, fioccano i dubbi e gli interrogativi.
A cominciare da come le nuove colonnine vengono alimentate. Quelle vecchie avevano, in cima, un piccolo pannello solare. Erano perciò in grado di funzionare in maniera autonoma. Ricaricandosi di giorno e restando accese di notte, periodo in cui, comunque, la sosta non si paga. Nessun costo per il Comune, a livello di energia elettrica.
Come mai le nuove colonnine non hanno il pannello solare? Come mai sono state installate vicino a pali della luce e cabine elettriche? Funzionano a spese del Comune? La scelta di rottamare un dispositivo a energia solare per uno di tipo tradizionale appare quantomeno discutibile. E, oltre ad essere meno ecosostenibile (parola sempre tanto cara ai politici ma poi messa raramente in pratica), rappresenta pure un costo per le finanze pubbliche. Cinquantotto parcometri in funzione giorno e notte, più le casse automatiche. Un consumo di energia non indifferente.
L’altro interrogativo che circola in città riguarda invece gli incassi. Dove vanno a finire i soldi che ogni giorno entrano nei parcometri? E, soprattutto, dove vanno a finire quelli delle soste pagate con bancomat e carte di credito? Su quale conto corrente?
La legge, infatti, prevede che chi effettua gli incassi abbia prima adempiuto a tutte le complesse procedure in merito alla normativa antiriciclaggio. Marina Chiavari ha effettuato questa trafila di controllo? O gli incassi vengono effettuati da altri soggetti? Sarebbe bello conoscere il percorso di questi denari. Sempre in fatto di trasparenza.
C’è poi il discorso relativo alla registrazione presso DiTech Mobility, la nuova app in funzione per pagare la sosta con lo smartphone (la vecchia Easy Park, non essendo più in convenzione, costa 0,39 euro ogni sosta, più il tempo in cui ci si ferma).
‘Piazza Levante’ ha provato a creare un account. La registrazione è veloce, i dati richiesti sono nome, cognome, indirizzo ed e-mail. Sulla propria posta, arriva un link per impostare la password. Poi, si entra nel sistema. Benissimo. Ma dov’è l’informativa sulla privacy? Perché non viene richiesto il consenso all’utilizzo dei dati? Dove vanno a finire le e-mail e gli indirizzi di tutte le persone che si iscrivono?
Sono diversi, a nostro avviso, gli accorgimenti che vanno adottati, dopo il ‘debutto’ di metà settembre.
E, intanto, giunge notizia che la Parkeon, la società soccombente rispetto a DiTech nel bando per i nuovi parcometri pubblicato dal Comune di Chiavari (che ha avuto bisogno di una correzione in corso d’opera, visti gli errori contenuti nella prima versione), non ha mai fatto ricorso al Tar.
Il motivo? Perché ha presentato una denuncia penale presso il Tribunale di Milano, lo scorso 30 luglio, per i reati di turbativa d’asta e falso ideologico. Nel mirino, l’operato della commissione tecnica del Comune di Chiavari in merito alla scelta del vincitore.
Nella denuncia si fa presente che i touch screen dei nuovi parcometri sarebbero di misura inferiore rispetto a quanto richiesto nel bando. Ci si chiede, quindi, come mai anche la società vincitrice non sia stata esclusa. Si chiede inoltre di capire il ruolo di una delle persone presenti alla riunione che aggiudicò l’appalto, il cui nome è stato verbalizzato. Che titolo avesse per stare in quella sede. Di qui, le due ipotesi di reato, sulle quali i giudici milanesi hanno aperto un fascicolo.