di DANILO SANGUINETI
Questa volta il quarto posto, ossia quello che alle Olimpiadi e nelle competizioni di massimo livello internazionale, viene definito in maniera un po’ troppo sbrigativa la medaglia di latta, o viene liquidato nelle cronache come il gradino appena sotto il podio, oppure, ancora, come il trofeo di cartone ha un valore assoluto perché conseguito da una esordiente ‘totale’ ai campionati mondiali di Parasailing tenutisi a inizio mese in Olanda, sul Braassemermeer, lago nel nord del paese.
Valia Galdi, l’architetto genovese, felicemente emigrata a Chiavari, dove ha trovato nella locale sezione della LNI, più che una squadra una seconda famiglia, con il dirigente Umberto Verna a fare da talent scout e l’amica Eleonora Ferroni a farle da cicerone nel mondo fiabesco ma difficile della vela paralimpica.
Valia nella sezione equipaggio singolo della classe Hansa 303 ha saputo mettersi alle spalle – lei cittadina convertita in provetta marinaia solo da adulta – campionesse nate e formatesi tra le onde del mare. La portacolori della Lega Navale Italiana di Chiavari e Lavagna era al suo primo confronto con le migliori al mondo, confronto che si è guadagnata attraverso un duro periodo di prova e di training con le azzurre nel ritiro di Lovere, alla non più verdissima età di 58 anni. Da debuttante ha stupito le stesse avversarie piazzandosi appena appena dietro le prime tre. Bronzo mancato di soli due punti ma grande soddisfazione per il rendimento complessivo e il supporto alla rookie fornito dalla squadra e da Filippo Maretti.
Valia al ripensarci si emoziona di nuovo: “Prima di tutto sono molto felice perché è stata un’esperienza fantastica. Sono arrivata sul lago senza avere la più pallida idea di cosa avrei combinato, se sarei stata all’altezza delle avversarie, che mi parevano tutte fortissime, e dove mi sarei trovata in graduatoria alla fine delle gare”.
Sulle dieci prove in ben cinque è finita sul podio, ha pagato dazio solo nella quarta regata con una partenza anticipata. I piazzamenti nel dettaglio: 2, 6, 4, UFD, 8, 3, 5, 3, 3, 3.
“La cosa più eccezionale dal mio punto di vista è che sono ‘cresciuta’ dentro le gare, imparando regata dopo regata, anzi bordo dopo bordo, migliorando costantemente. Sino ai tre terzi posti nelle ultime tre regate. Sono contenta per essermi portata a casa un quarto posto inaspettato alla vigilia. Certo se penso che un ‘solo’ secondo di anticipo sulla linea di partenza mi è costato il bronzo, sento affiorare un pizzico di rimpianto. Ma è solo un pizzico…”. Anche perché è tipo che guarda sempre e solo avanti. “Mica male il piazzamento per un primo mondiale vissuto a 58 anni! Quello che conta è il constatare che ci sono margini di miglioramento”.
E poi, a dirla tutta… “Ce n’erano due più attempate della sottoscritta (anche tra noi come tra i giovani ogni anno pesa parecchio e tutti controllano la carta anagrafica di tutti). Una ha vinto l’oro ma è stata una velista professionista per tanto tempo e per oltre vent’anni la preparatrice atletica degli Usa, l’altra è stata campionessa mondiale e miglior paravelista 2019, quest’ultima me la sono lasciata alle spalle”.
Per fare capire che anche negli sport paralimpici non si scherza affatto, e che agonismo e competitività la fanno da padroni. “Altrimenti stavo a casa a prendere il sole (ride di gusto, ndr). A proposito, mi prenderò qualche giorno di pausa poi tornerò a lavorare e ad allenarmi per i prossimi appuntamenti. Qui non si molla di un centimetro!”.
