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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

Paolo Odone, l’uomo che credeva nell’asse più genuina tra Genova e Tigullio

Il ricordo di un uomo perbene e illuminato, un po’ sognatore e un po’ combattente, un po’ idealista e un po’ marcatamente concreto
Paolo Odone, presidente di Ascom Genova e dell'Aeroporto di Genova
Paolo Odone, presidente di Ascom Genova e dell'Aeroporto di Genova
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di ALBERTO BRUZZONE

Guardando la prospettiva dal Tigullio e dal Golfo Paradiso verso Genova, come abitudine di ‘Piazza Levante’, trovare persone e personaggi realmente convinti di una possibilità di federare tutto il territorio, all’insegna di collaborazioni e di una visione univoca, lontana dai dettami della ‘Genova matrigna’, è impresa rara.

Sarà, purtroppo, impresa ancor più rara nei prossimi tempi, dal momento che è venuto a mancare Paolo Odone, un uomo perbene e illuminato, un po’ sognatore e un po’ combattente, un po’ idealista e un po’ marcatamente concreto. Un genovese purosangue, per famiglia, per abitudini, per tradizioni, per un amore sempre devoto e incrollabile verso la sua città, ma altrettanto un ligure, un uomo di provincia, di regione e di mondo, un dirigente e un amministratore capace, che aveva capito un concetto tanto semplice quanto essenziale, ovvero che l’unione fa la forza e che lo scontro frontale non giova a nessuno, la concorrenza non giova a nessuno, e men che meno lo fanno la prepotenza, l’ingerenza, le decisioni prese passando sopra alle teste.

Se c’è stato un uomo convinto che tra Genova e Tigullio potesse e dovesse esserci un dialogo sempre più stretto è Paolo Odone. È mancato qualche giorno fa, all’età di 80 anni, quando, da fervente lavoratore qual era, ricopriva saldamente e ancora gli incarichi di presidente della sezione genovese di Ascom Confcommercio e di presidente dell’Aeroporto di Genova.

Soprattutto in questa sua seconda veste, lo abbiamo visto spesso dalle nostre parti, lo abbiamo visto schierato a difesa del Parco di Portofino, a difesa del commercio chiavarese, a difesa delle attività storiche e dell’invasione della grande distribuzione, lui che credeva fortemente al commercio di bottega, lui che si batteva senza sosta perché venisse tutelata e valorizzata la piccola impresa, perché era da lì che veniva, era da lì che aveva capito che potesse esserci l’unico futuro possibile, l’unica via per continuare a mantenere attrattiva la nostra Riviera.

Paolo Odone è stato un ‘federatore’ nella testa e nelle azioni. In un’intervista a ‘Piazza Levante’, nel novembre 2020, appena usciti dal periodo più duro della pandemia, Odone spiegava: “È sempre più in atto uno scontro tra globalizzazione selvaggia e tradizioni locali. È chiaro che questo periodo di emergenza sanitaria, anche per le condizioni che sono state imposte, ha favorito le multinazionali e i ‘giganti’ del web, soprattutto uno. Comprare online e vedersi la merce consegnata dalla porta di casa, magari già il giorno dopo, è indubbiamente comodo, ma può anche diventare pericoloso, perché mettere in ginocchio le attività tradizionali significa ferire in maniera fortissima le nostre città. Proviamo a immaginare un centro storico con i negozi chiusi: oltre alla morte del commercio di prossimità, ci sarà la morte del tessuto sociale, della pulizia, del presidio legato alla sicurezza, della solidarietà stessa. Non ce lo possiamo permettere. Gli stessi centri storici sono molto più attrattivi, anche a livello di patrimonio storico e artistico, se i beni culturali sono circondati da realtà commerciali. Provate a fare un giro con i negozi chiusi e sentirete un senso di desolazione”.

Chiavari, a Rapallo, a Sestri Levante, a Santa Margherita: ovunque Paolo Odone è ricordato con rispetto, con ammirazione, con approvazione per il suo spirito indomito e battagliero. Genovese purosangue, si diceva, eppure nel Tigullio credeva, eccome se ci credeva: “Il lavoro fatto in questi anni sta dando buoni frutti – affermava – Il rilancio delle Cinque Terre è trainante, i nomi di Santa Margherita Ligure e Portofino altisonanti, ma tutto il Tigullio sta beneficiando di un momento favorevole”.

Proponeva un secondo campo da golf, proponeva iniziative per innalzare ancor di più il livello del turismo di qualità, proponeva di sfruttare appieno il volano della silver economy: “Questa legata alla terza età, come più volte detto, è una delle migliori occasioni per la nostra regione, anche per sviluppare un certo tipo di turismo che dura per tutto l’anno. È il turismo dei ‘benestanti’, in entrambi i sensi: cioè delle persone che stanno bene economicamente e che quindi sono propense alla spesa, ma anche delle persone che stanno bene dal punto di vista della salute. Dobbiamo diventare sempre più attrattivi per questa fascia: anche per ripopolare le nostre città, e non solo in termini di seconde case, ma di residenze fisse per tutti i giorni dell’anno”.

Anche Paolo Odone aveva spinto molto per la candidatura univoca del Tigullio e del Golfo Paradiso a Capitale italiana della Cultura nel 2024 (nomina andata poi a Pesaro, ma di un soffio): “Le iniziative di qualità avranno successo se chi le organizza lavorerà insieme alle città vicine, com’è successo con la candidatura a Capitale della Cultura 2024. Questo modello va replicato. L’importante è che il Tigullio si riappropri con affetto del proprio territorio. Rapallizzazione è un termine usato in negativo che si può ribaltare fino a farlo diventare il marchio di un alto stile di vita. La rapallizzazione della silver economy, ossia di quel segmento del mercato rivolto a chi ha più di sessantacinque anni, gode di buona salute e ha una condizione economica agiata, è un filone che può attecchire e dare ottimi risultati. Bisogna reinventare il significato di una parola che, finora, è stata sinonimo di cementificazione e recuperare, in chiave moderna, quel flusso di turisti italiani e stranieri che, nei primi anni del Novecento, era di casa in Riviera”.

Ci mancheranno le sue lunghe telefonate nei fine settimana, e pure quelle brevi, interrotte perché aveva qualche appuntamento impellente o qualche consiglio di amministrazione. L’ultima telefonata, era al Santuario della Guardia: “Ti richiamo nel pomeriggio”. E, puntualmente, lo aveva fatto. Dopo aver pregato: per sé, per gli amici, per la Liguria. 

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