(r.p.l.) Dieci interviste a dieci scienziate per esplorare il tema dell’Antropocene, un termine ormai scientificamente riconosciuto per designare l’attuale epoca geologica, un’epoca in cui l’essere umano, con le sue attività, ha modificato il pianeta. Il lavoro di Paolo Donadoni, autore, studioso di bioetica e sindaco di Santa Margherita Ligure, racchiuso nel libro ‘Pianeta Futuro’ – presentato ieri a Wylab – fa emergere diversi punti di vista che illustrano un quadro generale del pianeta Terra.
Donadoni, si considera un sindaco green?
“Credo di avere una naturale sensibilità nei confronti della relazione degli umani con l’ambiente, i temi amministrativi sono temi complessi e spesso non è facile renderli compatibili, ma ovviamente avendo una sensibilità di questo tipo c’è maggiore attenzione in tutta l’azione amministrativa. L’economia turistica della nostra costa è viva grazie all’ambiente unico che ci circonda. Tutelarlo è nell’interesse di tutti”.
Il termine Antropocene, almeno nella discussione pubblica e mediatica, assume spesso una forte connotazione negativa. È così?
“Il substrato di tutte le interviste contenuto nel libro è fare il punto sullo stato delle cose. L’attività umana ha veramente rivoluzionato i parametri fondamentali di funzionamento del pianeta, l’uomo ha danneggiato il contesto di vita, è innegabile. L’homo sapiens è ormai la specie dominante sul pianeta, la particolarità è che per la prima volta nella storia la nicchia ecologia dell’animale dominante è tutto il pianeta e sembra anche che non ci basti. Stiamo stravolgendo il pianeta in tutti i suoi parametri. I nostri figli avranno a disposizione un pianeta con meno di risorse con quelle che abbiamo avuto noi. A metà luglio avremo esaurito le risorse di tutto l’anno. Esiste però anche un’altra realtà dell’Antropocene: oggi grazie all’attività umana abbiamo acquisito delle conoscenze e delle capacità impensabili. Penso alla capacità di gestire le fasi riproduttive della vita o anche sulle fasi di fine vita. Pensiamo pure a tutti i temi della robotica e dei big data. Non possiamo nascondere questo lato delle attività umane che hanno avuto un impatto positivo anche sulle altre specie”.
Come va regolato il nostro rapporto con l’ambiente?
“Il grosso tema è quello di stimolare la consapevolezza, tutti siamo molto presi dalle nostre vite e non necessariamente ci poniamo domande sul contesto in cui siamo inseriti. È difficile avere un punto di vista più ampio rispetto al vivere quotidiano. L’obiettivo di questo libro è proprio dare delle consapevolezze. Il mondo non è solo quello che vediamo con i nostri occhi”.
Tornando a temi locali e al ruolo di amministratore, la sua sensibilità ambientale non è in contraddizione con il suo scetticismo rispetto all’allargamento del parco di Portofino?
“Il vero problema dell’ampliamento è che si è cercato di coinvolgere un numero elevatissimo di comuni. Ci vuole un senso di equilibrio. Come visione generale serve rispetto per la storia del parco di Portofino e della sua biodiversità. A Santa Margherita abbiamo sempre avuto una posizione chiara: noi vogliamo ampliare il parco nel nostro territorio, ma dobbiamo farlo nelle zone verdi, non possiamo includere zone urbanizzate. Credo sia giusto impegnarsi per rispondere a un’esigenza mondiale di protezione, ma va fatto con ragionamento. Aumentare del 30% il parco di Portofino è sensato, del 400% no”.