di ALBERTO BRUZZONE
Ai tempi del primo lockdown, quello tra marzo e maggio del 2020, lo si era già ampiamente previsto. Poi, la situazione è andata anche peggiorando e oggi sono moltissimi i giovani che si rivolgono agli psicologi per richiedere assistenza. Conseguenza dei due anni di pandemia, che hanno fatto esplodere problematiche adolescenziali già latenti, o che in parecchi casi le hanno aggravate sino a farle diventare cliniche.
Sono stati periodi durissimi per tutti, “ma se c’è una fascia che dall’emergenza sanitaria ci ha rimesso maggiormente, questa è proprio la preadolescenziale, insieme all’adolescenziale e, per certi versi, anche insieme ai giovani adulti”. A spiegarlo è Erika Panchieri, psicologa e psicoterapeuta molto conosciuta e stimata nel Tigullio sia come libera professionista che come ideatrice e coordinatrice, insieme alla collega Chiara Feno, del progetto ‘ScuolAscolta’ che anche quest’anno viene portato avanti negli istituti della zona grazie al supporto del Fondo Chiara Rama.
Erika Panchieri (nella foto a fianco), che da moltissimi anni studia, analizza e approfondisce le dinamiche giovanili, fornendo sempre un punto di vista preciso, puntuale e soprattutto equilibrato, e che proprio grazie all’ascolto dei ragazzi ha costantemente in mano il ‘termometro’ della situazione, racconta: “Negli ultimi mesi ricevo in media tre richieste di assistenza al giorno. Sono tantissime. Anche i miei colleghi sono contattati con altrettanta frequenza. Abbiamo tutti le agende molto piene e questa non può non essere una conseguenza della pandemia, anche se il disagio giovanile c’era anche molto, ma molto prima”.
Però è innegabile che il quadro sia peggiorato: “Prima si curavano quasi esclusivamente disturbi d’ansia. Ora, i disturbi d’ansia sono rimasti, ma arrivano anche parecchi casi di depressione e di bambini e ragazzi che si lasciano andare a disordini alimentari, sia in un senso che nell’altro. O sono affetti da ipercontrollo, quindi mangiano pochissimo, oppure da discontrollo, quindi mangiano qualsiasi cosa”.
Stare chiusi in casa per tre mesi di fila, non andare a scuola, poi ritrovarsi da soli, poi dover indossare una mascherina, poi dover mantenere il distanziamento, poi tornare a scuola ma dovendo rispettare rigidissime regole e, non da ultimo, le cervellotiche regole sulle quarantene, che hanno costretto molte classi a lavorare in didattica a distanza, e poi di nuovo in presenza, e poi di nuovo in didattica a distanza… “Insomma, una sollecitazione continua, una variazione continua da un giorno all’altro, e anche in maniera piuttosto caotica – osserva Erika Panchieri – Va da sé che tutto questo comporti dei problemi. La sensazione di instabilità è ben presente, poi mancano i contatti umani, i punti di riferimento”.
Il virus prende alle vie respiratorie, spesso in maniera evidente, ma prende anche alla testa e alle sensazioni, e qui magari in maniera non evidente, però fa i suoi danni. “C’è da dire – sostiene la psicologa e psicoterapeuta – che rispetto al passato si chiede molto più spesso e con meno remore l’aiuto esterno. Una volta, cioè, andare dallo psicologo era considerata l’extrema ratio. Adesso sono le famiglie a mandarci i ragazzi o sono gli stessi ragazzi a chiedere una visita. Nella maggior parte dei casi, i genitori hanno sensazioni giustificate e gli incontri rivelano che un problema c’è. Poi, c’è pure un 20% di situazioni in cui il nostro intervento non era necessario e si è trattato esclusivamente di un eccesso di zelo da parte dei genitori. Nell’80%, però, intercettiamo problematiche che, come ho detto, non sono solamente attacchi d’ansia, ma sempre più anche qualcosa di maggiormente grave”.
Se mamma e papà riescono a intercettare bene gli stati d’ansia, “è molto più difficile, invece, intercettare lo stato depressivo, per questo è bene che si rivolgano agli specialisti. Rispetto al passato, adolescenti e preadolescenti sono più in difficoltà e questa difficoltà parte appunto dal mondo della scuola e da questa prolungata mancanza di relazioni sociali. Anche con la ‘ScuolAscolta’ abbiamo questo quadro: nel passato, molto spesso, i casi venivano chiusi all’interno dei tre incontri previsti dal programma, senza cioè che diventassero clinici. Adesso, spesso anche dopo il primo incontro, ci si rende immediatamente conto che è necessaria la presa in carico da parte di uno psicologo. Da tutte le parti la si giri, la situazione è peggiorata”.
A rendersi conto di tutto questo è anche il Governo, che infatti sta affrontando il “grande tema della salute mentale” nell’era della pandemia, in particolare aprendo alla proposta del bonus di assistenza psicologica: “Ci stiamo lavorando – ha spiegato il ministro della Salute, Roberto Speranza – Già nel Decreto Milleproroghe daremo un primo segnale che va in questa direzione. Il bonus probabilmente ci sarà per l’assistenza psicologica ma attenzione a pensare che con il bonus risolviamo i problemi, perché c’è bisogno di più risorse per l’assistenza territoriale e psicologica con un’azione sistemica. Il bonus è un segnale”.
Tanto che Speranza ha candidato l’Italia ad ospitare il summit mondiale sulla salute mentale il prossimo ottobre. Il deputato del Partito Democratico, Filippo Sensi (che ha presentato l’emendamento specifico al Milleproroghe) ha ricordato che “sono state raggiunte (e superate) le trecentomila firme per il bonus psicologo su Change Italia. Ora è una delle cinque petizioni più partecipate di sempre su questa piattaforma. Adesso questa forza, questa spinta deve tradursi nella realizzazione del bonus che sta facendo il suo cammino in commissione nel Milleproroghe. Il Governo c’è, la determinazione di tutti i gruppi anche (come già al Senato grazie al lavoro di Caterina Biti). Siamo a un passo, ora”.
A fare il punto sulla necessità del bonus sono stati venerdì scorso i parlamentari del Movimento 5 Stelle proprio alla Commissione Affari Sociali della Camera: “A due anni di distanza dall’inizio dell’emergenza Covid, non accenna ad attenuarsi l’impatto della pandemia sulla salute mentale. Un crescente disagio confermato dai dati: secondo il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi in questi anni ben otto persone su dieci hanno sviluppato problemi di malessere psicologico strutturato e due su dieci disturbi mentali in senso stretto e più severi”. Anche ventuno società scientifiche hanno chiesto l’istituzione del bonus con un documento indirizzato a Governo, Parlamento ed enti locali. Siamo partiti con il bonus vacanze nel 2020, arriviamo al bonus psicologo nel 2022. È chiaro che qualcosa non va.