(r.p.l.) Che fine ha fatto, in quel di Chiavari, la questione del Palazzo Ferden? Verranno o non verranno realizzati i dodici appartamenti previsti dal progetto che tante polemiche ha suscitato nei mesi scorsi? A che punto è la questione dello svincolo da servizi pubblici ad abitazioni private? E qual è la posizione del Comune di Chiavari, dopo che nel mirino erano finiti l’allora assessore ai Lavori Pubblici, Massimiliano Bisso, autore del progetto, e il consigliere comunale di maggioranza, Luca Ghiggeri, alla cui agenzia immobiliare era stato demandato il compito di vendere gli immobili?
Venerdì se ne torna a parlare, attraverso un’interpellanza presentata in Consiglio Comunale dai consiglieri di minoranza Giovanni Giardini e Nicola Orecchia, mentre un’altra consigliera comunale, Silvia Garibaldi, ha formalizzato una richiesta di accesso agli atti.
Palazzo Bianco deve uscire da un ginepraio, all’interno del quale c’è anche una recente sentenza del Tar che dà ragione ai privati e dichiara illegittima l’emissione, da parte del Comune, di una dichiarazione di inefficacia della Scia alternativa al permesso a costruire. La sentenza, scritta dal Tribunale amministrativo regionale della Liguria, e firmata dal presidente Luca Morbelli e dai consiglieri Richard Goso e Paolo Peruggia, ricapitola anche l’intera vicenda.
A ricorrere contro il Comune di Chiavari è stata la società Case per sognare, rappresentata dagli avvocati Giovanni ed Emanuele Gerbi, mentre la civica amministrazione è stata difesa dall’avvocato Luigi Cocchi.
Case per sognare, come si legge nel documento, “è proprietaria di alcune porzioni del complesso immobiliare sito in Chiavari, piazza Leonardi numeri 1 e 2 e corso Valparaiso numero 2. Il fabbricato cui appartengono dette porzioni, originariamente destinato ad albergo, era stato successivamente adibito a sede degli uffici dell’Agenzia delle entrate. Venuta meno l’occupazione dei locali da parte degli uffici fiscali, l’odierna ricorrente intendeva ristrutturare il terzo piano del fabbricato in questione e destinarlo al residenziale; a tal fine, essa chiedeva che fosse rimosso il vincolo di destinazione ad ‘unità direzionali e amministrative’ costituito a favore del Comune mediante convenzione del 10 agosto 1999 e sostitutivo del precedente vincolo a destinazione alberghiera”.
Il Comune di Chiavari, con due atti di Giunta distinti, prima acconsentiva allo svincolo sul terzo piano, in quanto “non sussistono più al momento le esigenze di locali da destinarsi a pubblici uffici in regime di locazione”, poi svincolava anche “le residue superfici poste al piano terra, al primo e al secondo piano dello stabile”, in quanto “è venuto meno l’interesse pubblico alla conservazione dell’intero edificio alla funzione unità direzionali ed amministrative”.
Considerando, si legge nella sentenza, “il vantaggio patrimoniale che ne sarebbe derivato al privato, il Comune ha stabilito che la rinuncia al vincolo fosse subordinata al versamento della somma di 50mila euro” per il terzo piano e una somma di 183.116 euro per tutto il resto delle superfici. Al costo di circa 230mila euro, quindi, Palazzo Bianco svincolava Palazzo Ferden, facendolo passare da interesse pubblico a interesse privato.
Ma, a questo punto, al momento della presentazione della Scia alternativa al permesso di costruire, da parte di Case per sognare, il Comune stesso si metteva di traverso, di fatto rimettendo in discussione tutto l’iter.
Tre le motivazioni del no: mancata presentazione della documentazione integrativa richiesta con nota interlocutoria del 12 agosto 2021; cessazione dell’incarico da parte del progettista (circostanza di cui la ricorrente dichiara di non essere a conoscenza); non compatibilità dell’intervento rispetto alla destinazione ‘Servizi esistenti – Servizi delle Amministrazioni dello Stato’ prevista dal vigente Puc.
Motivazioni che la sentenza del Tar smonta una dietro l’altra. La ricorrente ha ragione e il Comune deve annullare l’inefficacia della Scia. I giudici evidenziano la condotta assolutamente poco chiara da parte del Comune di Chiavari: “La sopravvenuta previsione del Puc costituisce sostanziale ricognizione di una situazione di fatto e di un preesistente vincolo che, rispettivamente, erano venuti meno a seguito del trasferimento in altro edificio degli uffici fiscali e della rimozione disposta a titolo oneroso dall’Amministrazione. Il Comune di Chiavari, infatti, aveva precedentemente rimosso il vincolo di destinazione ad uffici perché ritenuto non più funzionale ad alcun interesse pubblico meritevole di tutela, stante il venir meno del servizio che ne aveva determinato l’introduzione e la dichiarata assenza di alternative applicabili: pur tenendo conto della diversa natura dei poteri esercitati, non può ammettersi che gli atti amministrativi e convenzionali assunti a tal fine dall’Ente locale siano rimasti privi di riflessi sulla disciplina urbanistica, incidendo sull’operatività delle previsioni implicanti il tralatizio mantenimento di una destinazione ormai priva di alcuna corrispondenza con la situazione di fatto e rendendo possibile l’insediamento di funzioni coerenti con la Scia. In secondo luogo, a fronte dell’ingente sacrificio economico imposto al privato e del ‘mancato coordinamento di scelte amministrative operate nell’ambito di procedimenti diversi’ (come riconosce lealmente il difensore del Comune), la definitiva inibitoria dei lavori confligge con i superiori principi di buona fede e leale collaborazione ai quali va sempre improntato il rapporto tra l’amministrazione pubblica e il privato”.
E ora? La sentenza del Tar, in sostanza, dice che è ormai troppo tardi per tornare indietro sullo svincolo da pubblico a privato e che è il Puc che deve essere adeguato. Gli uffici in questione, nel frattempo, hanno trovato spazio in via del Gasometro, laddove avrebbe dovuto sorgere il nuovo tribunale. Ma ora che sono in corso, seppur tra mille difficoltà, le manovre per far ripartire il Tribunale del Tigullio, gli spazi di Palazzo Ferden servirebbero nuovamente come il pane. E diventeranno invece appartamenti. Ora però c’è un punto nodale: può una sentenza del Tar annullare una previsione del Piano Urbanistico Comunale e far partire tutto l’iter per una variante privatistica? Il Comune di Chiavari non è esente da colpe, ma era proprio il Puc a proteggere Palazzo Ferden.
Nel frattempo, i lavori sono in corso. “A questo punto le domande che ci sorgono sono molteplici – sostengono Nicola Orecchia e Giovanni Giardini – Si tratta dei lavori per ricavare i famosi dodici appartamenti, progettati dall’allora assessore ai lavori pubblici Massimiliano Bisso, di cui tanto si è parlato nella passata amministrazione? Nessuno dei due cartelli di cantiere, di cui uno neppure ben leggibile, a nostro parere, riporta in modo esaustivo i dati che di regola devono essere indicati. Ad esempio: chi è il progettista? Con quale titolo edilizio vengono eseguiti lavori iniziati il 24 gennaio 2023? La sentenza del Tar ha stabilito che su Palazzo Ferden non sussiste alcun vincolo a servizi, come, invece, era previsto nel Puc vigente. Ma a questo punto, l’intervento risulta legittimo? I lavori sull’edificio per la realizzazione di appartamenti si basano sulla sentenza del Tar? Oppure sarebbe stata necessaria una preventiva variante urbanistica? E la variante urbanistica è del tipo ‘semplificato’? Per questo abbiamo già presentato una richiesta di accesso agli atti e un’interpellanza da discutere nel prossimo Consiglio Comunale per ottenere i dovuti chiarimenti dal sindaco Messuti con delega all’Urbanistica. Il primo cittadino, sempre foriero di idee ed argomenti, saprà sicuramente spiegarci come ben due agenzie immobiliari stiano già pubblicizzando la vendita di dodici nuovi alloggi con dodici box pertinenziali, con ultimazione e relativa consegna previste nella primavera del 2024”.
E Palazzo Bianco che fa? “Con la determina numero 1312 del 16 agosto 2023 – dichiarano ancora Orecchia e Giardini – ha conferito l’incarico a un professionista per l’aggiornamento di alcune Norme Tecniche del vigente Puc con la procedura semplificata prevista dall’articolo 43 della Legge Regionale n. 36/1997. Quello che ci sembra rilevante è che l’incarico comprenda anche la predisposizione di una variante urbanistica che riguarda Palazzo Ferden. Si legge, infatti, nella determina: ‘È emersa la necessità di affrontare la revisione di ulteriori aspetti puntuali del vigente Puc e delle Norme Tecniche di Attuazione in particolare con la possibile riclassificazione del complesso immobiliare sito in piazza Leonardi n. 1 e 2 e corso Valparaiso 2 a seguito alla sentenza del Tar Liguria Sezione ll n. 534/2022”. Addio utilizzo pubblico per Palazzo Ferden, ormai il pasticcio è fatto: lo impone il Tar. Ma la revisione del Puc passerà comunque dal Consiglio Comunale. Dovrebbe essere tutto fermo, e invece i lavori vanno avanti e le case sono in vendita. Strana situazione tutta italiana.