di ALBERTO BRUZZONE
C’è un provvedimento da parte del Comune di Genova che, in linea di principio, dovrebbe interessare solamente l’area della città capoluogo, quindi da Vesima a Nervi, con i relativi entroterra e vallate. Invece, l’ordinanza antismog emessa dalla civica amministrazione rischia di avere serie conseguenze anche per i comuni limitrofi e per chiunque arrivi da fuori e debba entrare nell’assetto viario urbano genovese.
Alla fine del 2022, l’assessorato alla Mobilità del Comune di Genova ha approvato un’ordinanza che prevede lo stop dei veicoli a benzina euro 1 o inferiori (sia privati che commerciali) e dei veicoli diesel euro 3 o inferiori (sia privati che commerciali) su tutto il territorio cittadino, con decorrenza dal 1° marzo 2023 e con fascia oraria molto larga, dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 19.
Nelle ultime settimane, anche con l’avvicinarsi dell’entrata in vigore della norma, è partita una corsa a mettersi in regola, ma contestualmente sono anche partite numerose pressioni, sia sul sindaco di Genova, Marco Bucci, che sull’assessore in questione, Matteo Campora, perché questa ordinanza va a danneggiare non solo i privati, ma anche e soprattutto le categorie commerciali. Se non si ha l’auto in regola, non si può circolare a Genova, ed è normale che tutto questo, a pioggia, vada a toccare anche i comuni vicini, compresi quelli del Levante genovese.
“Non possiamo concedere nessuna proroga, sono le indicazioni da parte del Ministero della Salute sulla qualità dell’aria che ci impongono certe scelte”: è questa la linea di Palazzo Tursi, per bocca dell’assessore Campora. Proroghe no, ma deroghe sì, e vi si sta ragionando in questi giorni.
Ma quanti sono i veicoli interessati? Ecco, secondo le statistiche dell’Anfia (l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), la quantità di mezzi, circolanti a Genova e provincia nel 2021 (ultimo dato disponibile): veicoli commerciali diesel euro 3, 14351 unità; veicoli commerciali a benzina euro 1, 478 unità; veicoli commerciali a benzina euro 0, 1356 unità. Per i mezzi privati, la statistica è regionale: a benzina euro 1, 33.359 unità; a benzina euro 0, 141.896 unità; diesel euro 3, 151.943 unità. Ben si evince, quindi, come migliaia sono i casi critici.
“La città rischia di andare al collasso – avverte Giuseppe Pace, presidente del gruppo carrozzieri aderente a Confartigianato – Gli incentivi ci sono, ma i soldi vanno comunque anticipati”. La Regione Liguria, infatti, ha stanziato 18 milioni di euro, si possono ottenere da 800 a 9000 euro a persona, che coprono a fondo perduto il 50% della spesa sostenuta, “ma il resto rimane in capo a chi acquista il veicolo, quindi è pur sempre un investimento pesante. Senza contare che i prezzi degli usati sono schizzati e che per i mezzi nuovi si arriva ad aspettare anche un anno e mezzo”.
Paolo Barbieri, direttore di Confesercenti Genova, osserva: “C’è molta preoccupazione tra tutti gli operatori commerciali che usano un veicolo da lavoro, dagli ambulanti ai fruttivendoli: visto il pochissimo preavviso e le cifre ingenti necessarie a rinnovare il parco mezzi, questa misura risulta infatti essere fortemente punitiva per le piccole e medie imprese. La proposta è quella di esentare dal divieto di circolazione quanti utilizzino mezzi commerciali nello svolgimento della propria attività e per il proprio sostentamento”.
Anche Cna Genova chiede interventi: “Comprendiamo la necessità della misura – spiegano Barbara Banchero e Roberto Gennai, rispettivamente segretaria Cna e responsabile trasporto – Al tempo stesso noi tuteliamo da sempre gli interessi delle imprese e siamo consapevoli delle grosse difficoltà che questa misura rappresenterà, quindi auspichiamo che si possa trovare una mediazione ad esempio per tutti quei casi di professionisti sono in attesa della consegna del mezzo nuovo da parte del concessionario”. Concessionari che, peraltro, si trovano di fronte “a un traffico insolito di persone, con la differenza che cambiare il mezzo viene vissuta come un’impellenza e non come un piacere. E comunque sui tempi di attesa è vero, sono molto lunghi: per una Panda parliamo di oltre cinque mesi”, come spiega Chiara Macciò di Macciò Auto.
Anche il consigliere regionale Stefano Anzalone ha chiesto un intervento a Bucci e a Toti. Da Bogliasco, il sindaco Luca Pastorino osserva: “Occorre una soluzione a livello di Città Metropolitana. Dopo tutto, Bucci è sindaco anche qui, se ancora ha senso che esista questo ente. A Bogliasco mi sono arrivate alcune mail dei cittadini, ma ho come l’impressione che nei prossimi giorni ne seguiranno ancora parecchie. Questa ordinanza mette parecchio in difficoltà i comuni dell’area metropolitana, ancor di più se, come noi, sono direttamente confinanti con Genova. Particolarmente delicato il caso dei motocicli, per quanto ci riguarda”.
Ecco quindi che una politica ‘green’, che sulla carta sembrava pure ben fatta, è diventata un caso politico. Bucci ha ricevuto una lettera anche da parte dei sindaci dell’Alta Valpolcevera: “Tutta l’Alta Valpolcevera – afferma Giancarlo Campora, sindaco di Campomorone – si è detta contraria rispetto al provvedimento intrapreso dal Comune di Genova. Per questo abbiamo scritto a Bucci e abbiamo chiesto un incontro, per far presenti le nostre perplessità. Si possono trovare dei correttivi a questa norma, pur non intaccandone l’assetto generale e non limitandone gli effetti. Molti cittadini sono anziani e non hanno né le risorse né la convenienza a sostituire la loro auto. Per questo chiediamo una soluzione a livello di area metropolitana, perché questa a ben vedere sarebbe stata la scelta migliore. A Campomorone, per esempio, non siamo serviti bene con i mezzi pubblici e la stazione ferroviaria di riferimento è quella di Pontedecimo. Così non possiamo nemmeno uscire di casa. Vanno creati dei corridoi, almeno per poter raggiungere le stazioni e i capolinea degli autobus urbani”.
Nel pieno del caos, l’assessore Matteo Campora assicura: “Stiamo studiando, ad esempio, una deroga per chi ha acquistato un nuovo mezzo e sta aspettando la consegna, o anche per chi deve recarsi in ospedale. Poi, ci sarà un confronto tecnico con la Regione Liguria nei prossimi giorni, non è esclusa una modifica per quanto riguarda orari e zone”. Il perimetro dove l’ordinanza sarà più rigida potrebbe essere ristretto, e poi l’ipotesi è quella di creare dei corridoi grazie ai quali riuscire a raggiungere almeno i parcheggi d’interscambio. “Nei prossimi giorni verrà predisposto un tavolo tecnico per vagliare i correttivi necessari per imprese e cittadini”, conclude Campora, ma intanto restano sul tavolo almeno un paio di considerazioni, indipendentemente da come andrà a finire tutto quanto.
La prima: il Comune di Genova pretende che il sacrificio lo facciano i cittadini e impone scelte ‘green’ all’insegna della tolleranza zero. Benissimo. Ma lo sapete qual è la prima deroga già prevista all’interno del testo originario dell’ordinanza? Il trasporto pubblico locale. Non ci sarebbe nulla di male, certo, se non fosse che alcuni mezzi di Amt sono immatricolati negli anni Novanta, specie sulle linee collinari, e quindi sono i primi a essere altamente inquinanti. Per imporre politiche ‘green’, una civica amministrazione dovrebbe essere la prima a rappresentare un esempio inappuntabile.
Seconda considerazione: spesso su ‘Piazza Levante’, anche attraverso gli scritti del nostro editore, abbiamo espresso le nostre forti perplessità su scelte troppo drastiche nell’ambito di politiche ‘green’ e di transizione ecologica. Van bene i percorsi legati all’ambiente e all’ecosostenibilità, ma un certo talebanesimo è sempre dietro l’angolo e va evitato, perché il rischio è di creare problemi peggiori e non risolvere la situazione nel suo complesso. Per esempio: a che punto siamo con l’elettrificazione delle banchine nei porti? Perché le emissioni di una nave sul molo sono di gran lunga superiori a quelle dei veicoli euro 1 ed euro 3. E a che punto siamo con il necessario rinforzo del trasporto pubblico locale? E a che punto siamo con l’utilizzo di carburanti di nuova generazione, di nuovo sulle navi, tanto per fare qualche esempio? La politica ‘green’ non può fare a meno di avere una visione generale, altrimenti, come ha fatto notare qualche consigliere dell’opposizione a Palazzo Tursi, “rischia di rimanere un bel concetto espresso solo in qualche comunicato stampa”.