Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria Vito Crimi (M5S) da giorni va ripetendo che il governo non intende rinnovare la convenzione stipulata con Radio Radicale nel 1994, e da allora sempre rinnovata, per trasmettere le sedute del Parlamento in cambio di un finanziamento annuo di circa otto milioni di euro.
Vito Crimi, esponente del M5S, cioè di quelli che volevano la trasparenza totale, la diretta streaming (ve lo ricordate con Grillo nel famoso testa a testa con Bersani di qualche anno fa?) appena ha avuto il potere, ha pensato bene di azzoppare l’informazione cercando di chiudere la voce più libera nel panorama giornalistico italiano, un vero e proprio servizio pubblico che negli ultimi 40 anni ha rappresentato per il Paese e per la sua democrazia uno strumento indispensabile.
Massimo Bordin, l’uomo simbolo di Radio Radicale scomparso solo pochi giorni fa (nella foto in alto), che ogni mattina conduceva la rassegna stampa (appuntamento imperdibile e fondamentale per capire la politica italiana) definiva Vito Crimi ‘un gerarca minore’.
E in questa definizione era riassunta la percezione intuitiva dell’approccio totalitario del M5S nei confronti della libera informazione.
Ma il gerarca minore non è solo nella sua volontà di chiusura dell’emittente radicale e di bavaglio all’informazione democratica. Alfonso Bonafede (che Bordin definì ‘il ministro della Giustizia più pericoloso di sempre’) rispondendo alla domanda di un cronista a margine del plenum del CSM riguardo alla chiusura di Radio Radicale ha detto: “Non ho niente da aggiungere rispetto a quanto affermato dal sottosegretario Crimi”, dimostrando così che la linea di chiusura è condivisa e sostenuta anche dai gerarchi maggiori del M5S.
Perché è un delitto contro l’informazione e contro la democrazia far tacere Radio Radicale?
Perché l’emittente non si occupa soltanto di trasmettere in diretta tutte le sedute del Parlamento e delle sue commissioni o di altri importanti organi costituzionali come il Consiglio Superiore della Magistratura, o di importanti processi giudiziari, ma dà voce a convegni, dibattiti, congressi di partito, informando e formando.
‘In una sola voce, tutte le voci’, questo lo slogan di Radio Radicale, che bene esprime l’apertura totale a tutte le istanze e le opinioni della nostra democrazia, trasmesse in diretta senza filtri né mediazioni di sorta.
Un’impronta libertaria e garantista (che evidentemente preoccupa i forcaioli e giustizialisti del M5S) che ha, tra le altre, dato voce alle istanze dell’Avvocatura italiana sempre, più preoccupata dallo squilibrio di peso e potere crescente nel processo giudiziario a favore dell’accusa, e dagli ultimi provvedimenti proposti dal governo in tema di giustizia, permeati dalla filosofia di Davigo secondo la quale non esistono innocenti ma solo colpevoli non ancora beccati.
Un’impronta libertaria e garantista anche nei confronti dei cittadini imputati che ha portato Radio Radicale ad occuparsi continuamente delle carceri e del loro stato, a entrare al loro interno, a dialogare senza sosta con la popolazione carceraria, a esprimere così come fecero per decenni Marco Pannella e Rita Bernardini amicizia, vicinanza e sforzo educativo nei confronti dei cittadini privati della libertà, con ciò interpretando alla lettera il dettato costituzionale sul significato rieducativo della pena. Dettato dimenticato evidentemente dal nuovo potere, tanto che il vicepremier Salvini ha spesso parlato di ‘marcire in galera’.
Forse al nuovo potere questa libertà, questo pluralismo, questo garantismo risultano insopportabili. Forse è meglio rincretinire la gente con le fake news della rete piuttosto che consentire un’informazione colta e critica come quella che che lo strumento radiofonico radicale straordinariamente fornisce e valorizza.
C’è una grande mobilitazione per evitare lo scempio della chiusura di Radio Radicale, e per una coincidenza temporale questa mobilitazione per la libertà di espressione e pensiero si incrocia con la ricorrenza del 25 aprile, la festa della libertà per antonomasia.
Sarebbe bello poter dedicare la ricorrenza fondativa della democrazia italiana a questa battaglia. Sono sempre di più quelli che lo capiscono. Persino Salvini pochi giorni fa ha dichiarato: ‘Chiudere Radio Radicale? A me sinceramente sembra una cagata’.
Se la pensa davvero così, signor Ministro, si dia da fare con i suoi soci e impedisca ciò che sembra già deciso.
IL DOSSIER DEL SERVIZIO PUBBLICO DI RADIO RADICALE A QUESTO LINK
https://www.radicali.it/sites/default/files/DOSSIER_SERVIZIO_PUBBLICO_%20RADIO_RADICALE.pdf