di ALBERTO BRUZZONE
Se è vero che serve – e serve come il pane – un vaccino contro il Covid-19, è altrettanto vero che, di qui ai prossimi mesi, di qui ai prossimi anni, servirà indubbiamente una cura anche per salvare il commercio al dettaglio, per salvare i negozi di prossimità, per salvaguardare e tenere vive le attività sotto casa e nei centri cittadini.
La pandemia non ha fatto altro, purtroppo, che accelerare un processo di accentramento del commercio e degli affari nelle mani di pochi, aumentando il divario tra acquisti online e acquisti nei punti vendita tradizionali: sempre di più da una parte e sempre di meno dall’altra, anche perché le regole e le limitazioni imposte dai protocolli per affrontare e gestire l’emergenza sanitaria sono andate tutte, seppur indirettamente, a favorire una direzione e a penalizzarne un’altra.
Così, in un contesto che per molte attività era già di marcata crisi ben prima del Coronavirus, ecco che sono arrivati ulteriori problemi, in tutta la loro gravità. Ma come potranno essere affrontati? E, soprattutto, potranno essere gestiti?
“Servono più regole da una parte e più capacità di reinventarsi dall’altra. Quello che non manca è l’orgoglio, così come non manca lo spirito di resistenza, ma a tutto questo bisogna aggiungere nuove idee e non si può non sfruttare l’innovazione tecnologica”. A dare questi spunti è Paolo Odone, per moltissimi anni presidente della Camera di Commercio di Genova, e attualmente presidente dell’Aeroporto ‘Cristoforo Colombo’ di Genova.
“Dai momenti di difficoltà possono anche nascere delle opportunità”, afferma Odone che, a dispetto dei suoi 78 anni, è rimasto giovanissimo di pensiero e sempre con un’impronta virata all’ottimismo. “Lo dico anche andando al di là dei luoghi comuni, in quanto ne sono profondamente convinto. La Liguria potrà uscire da questa crisi se saprà far leva e saprà far poggiare il commercio su altri due cardini fondamentali: il turismo e la silver economy”.
Sono argomenti che ‘Piazza Levante’ ha spesso trattato nei suoi approfondimenti e che combaciano perfettamente con la nostra linea editoriale: la prospettiva di una regione sempre più attrattiva all’esterno, perché dotata naturalmente di bellezze impareggiabili e di un clima altrettanto favorevole tutti i mesi di tutto l’anno.
“Lo abbiamo visto con le Cinque Terre – sostiene Odone – Quanto sono diventate apprezzate dai flussi turistici sia nazionali che internazionali. Io credo che questo modello possa essere tranquillamente replicato anche in altre zone della Liguria, compreso il nostro entroterra”.
Più turisti significa naturalmente più indotto, anche per le piccole realtà dei singoli centri, quei commercianti che, tutte le mattine, alzano con fierezza la loro saracinesca “e che non vogliono sentir parlare di ristori, semplicemente perché vorrebbero esser messi nelle condizioni di farcela da soli, così come hanno sempre fatto, grazie al loro lavoro”.
Secondo Odone, “è sempre più in atto uno scontro tra globalizzazione selvaggia e tradizioni locali. È chiaro che questo periodo di emergenza sanitaria, anche per le condizioni che sono state imposte, ha favorito le multinazionali e i ‘giganti’ del web, soprattutto uno. Comprare online e vedersi la merce consegnata dalla porta di casa, magari già il giorno dopo, è indubbiamente comodo, ma può anche diventare pericoloso, perché mettere in ginocchio le attività tradizionali significa ferire in maniera fortissima le nostre città. Proviamo a immaginare un centro storico con i negozi chiusi: oltre alla morte del commercio di prossimità, ci sarà la morte del tessuto sociale, della pulizia, del presidio legato alla sicurezza, della solidarietà stessa. Non ce lo possiamo permettere. Gli stessi centri storici sono molto più attrattivi, anche a livello di patrimonio storico e artistico, se i beni culturali sono circondati da realtà commerciali. Provate a fare un giro con i negozi chiusi e sentirete un senso di desolazione”.
La ricetta, secondo Odone, dev’essere bidirezionale: “Anzitutto, servirebbero regole uguali per tutti. A cominciare dal pagamento delle tasse. Sì, questi colossi del web devono iniziare a pagare le tasse dalle nostre parti e, in questo senso, l’Europa deve legiferare in maniera univoca e soprattutto decisa. Perché l’Europa è invisa a gran parte delle persone? Perché questi segnali ‘muscolari’ in un certo senso non è stata ancora capace di darli, quindi prevale sfiducia. È vero che non si può più ragionare senza le multinazionali, ma vanno inserite delle normative ben precise. Quanto alle piccole e medie aziende, anche loro devono fare la loro parte. A cominciare dall’innovazione tecnologica. Se il commercio online funziona, com’è stato dimostrato, ogni attività dovrebbe iniziare a sfruttare questa opportunità, gestendosi secondo i propri canali. Abbiamo quasi tutti i centri principali cablati dalla fibra ottica, Internet dev’essere visto come un’opportunità e non più come un nemico”.
L’ex presidente della Camera di Commercio porta ad esempio i ristoratori, “che in questo periodo di chiusura forzata per quanto riguarda il servizio al tavolo, si sono reinventati con l’asporto e con il delivery. Non sono stati a piangersi addosso ma, al contrario, hanno provato a mettere a punto i sistemi migliori per far arrivare il cibo pronto a domicilio nel miglior stato di freschezza, di temperatura e di conservazione. Il ‘popolo delle botteghe’ ha da sempre dimostrato di esser pronto a tutte le sfide, e deve saper affrontare anche questa e risolverla in maniera positiva”.
Sul tema dei ristori, Odone spiega: “Molti li hanno ricevuti, altri in minima parte, altri ancora stanno aspettando. Però non va dimenticato che c’è tutto un ramo di commercianti che non hanno chiuso le loro attività e che, quindi, non hanno diritto ad alcun ristoro. Eppure, hanno avuto nelle scorse settimane una contrazione degli affari anche sino al 70%. Hanno provato un po’ tutti ad anticipare i colossi del web con le offerte del ‘Black Friday’, in modo da provare ad accaparrarsi almeno quel ‘tesoretto’, ma non è che così si possa uscire dalla crisi. Anche sul discorso dei saldi ci sarebbero molte cose da dire, in termini di tempistiche da adottare”.
La Liguria però, come detto sopra, “può uscirne prima degli altri, facendo leva sul turismo e, soprattutto, su un certo tipo di turismo”. Il riferimento, chiarissimo, è alla cosiddetta ‘silver economy’: “La Liguria – osserva Odone – è la sede nazionale dell’agenzia di Confcommercio per la Silver Economy. Questa legata alla terza età, come più volte detto, è una delle migliori occasioni per la nostra regione, anche per sviluppare un certo tipo di turismo che dura per tutto l’anno. È il turismo dei ‘benestanti’, in entrambi i sensi: cioè delle persone che stanno bene economicamente e che quindi sono propense alla spesa, ma anche delle persone che stanno bene dal punto di vista della salute. Dobbiamo diventare sempre più attrattivi per questa fascia: anche per ripopolare le nostre città, e non solo in termini di seconde case, ma di residenze fisse per tutti i giorni dell’anno”.
Le linee guida ci sono. Così come ci sono aspetti dove l’online non può arrivare. Occorre individuarli e investirci sopra. Ormai è diventata una questione non di sviluppo, ma di vera sopravvivenza.