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Giovedì, 8 giugno 2023 - Numero 273

Solidarietà in Occidente, i più forti aiutino i più deboli: Norvegia e Usa vendano il gas all’Europa a prezzi di favore

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di ANTONIO GOZZI

La formidabile resistenza ucraina all’invasione russa e i successi recenti, con la riconquista a sud e a est del paese di parti di territorio invase negli ultimi mesi, confermano che aiutare l’Ucraina con supporti economici e militari a difendersi dall’aggressione russa è stata la scelta giusta dell’Occidente checché per mesi abbiano sostenuto, anche in Italia, quelli che ho sempre definito i ‘pacifisti della resa’.

La partita non è chiusa, e il momento è estremamente delicato per le ripercussioni che le difficoltà dei russi sul terreno potrebbero avere al Cremlino e sulle scelte di un autocrate che, per la prima volta, vede crescere anche un dissenso interno contro una guerra folle che doveva finire in tre giorni e invece rischia di trasformarsi in una débâcle.

Potrebbero però al contempo aprirsi spiragli per un negoziato finora sempre rifiutato da Mosca: spiragli da cogliere immediatamente.

La giusta scelta dell’Occidente di sostenere l’Ucraina e di contrapporsi al neo imperialismo russo anche con sanzioni economiche oltreché con aiuti militari hanno comportato e comporteranno costi molto alti per le nostre economie.

In particolare il costo più alto è e sarà sostenuto dalle economie europee, colpite duramente dal ricatto russo sul gas e dalla sospensione di fatto delle forniture. Abbiamo di fronte almeno due inverni difficili, perché fino a quando l’Europa non avrà realizzato una completa indipendenza dal gas russo attraverso la diversificazione delle fonti e la realizzazione di nuove infrastrutture come i rigassificatori ci sarà una carenza di gas, con prezzi alle stelle sia del gas che dell’energia elettrica. L’esplosione del prezzo dell’energia colpisce inesorabilmente famiglie e imprese, e crea un clima di recessione dovuto non solo alla riduzione dei consumi ma anche alle probabili fermate di interi comparti produttivi, completamente spiazzati rispetto ai concorrenti di altre parti del mondo che non conoscono rincari di questa dimensione.

Tale situazione rischia di dare un colpo fortissimo al sistema industriale europeo.

A fronte di questa crisi energetica, dovuta non solo ma in gran parte a ragioni geopolitiche, l’Europa ha reagito con lentezza, come spesso accade, per gli interessi in conflitto all’interno dell’Unione. Tale ritardo ha fatto sì che i Paesi membri, ognuno per suo conto, abbiano cercato soluzioni à la carte, e ciò sta creando inaccettabili asimmetrie all’interno del mercato unico.

Sono necessarie invece politiche comuni europee che consentano di mettere sullo stesso piano i vari sistemi industriali, e per farlo è necessario vincere le resistenze alla creazione di un fondo comune europeo, come si fece all’epoca del Covid, capace di calmierare il prezzo dell’energia in maniera omogenea.

È necessario inoltre che la solidarietà atlantica non sia un mero richiamo retorico. Se alle mire imperialiste e espansioniste di Putin si fa fronte insieme, e se una parte dell’alleanza, l’Europa, paga gli alti prezzi delle conseguenze del sostegno all’Ucraina, allora bisogna chiedere aiuto a chi invece all’interno dell’alleanza trova nell’esplosione del prezzo del gas una gigantesca opportunità di business.

Parliamo in particolare di Norvegia e Usa.

La Norvegia sta vendendo molto più gas all’Europa degli anni precedenti per sostituire il gas russo e a un prezzo molto più alto realizzando extraprofitti straordinari.

Stessa situazione per gli Usa che vendono LNG delle nave gasiere a prezzi che fanno riferimento ai prezzi europei della borsa di Amsterdam, enormemente più alti di quelli praticati all’interno del mercato del Nord America.

Solidarietà atlantica significa che Norvegia e Usa devono aiutare l’Europa in questa fase critica praticando prezzi sostanzialmente più bassi degli attuali di mercato, ancorché pur sempre remunerativi.

Se ciò non avverrà, c’è il rischio che si creino fratture all’interno dell’Unione Europea e che alcuni Paesi, vedi Ungheria, cerchino un rapporto privilegiato con la Russia rompendo il fronte occidentale.

Si è a lungo parlato del senso dell’Alleanza atlantica oggi.

Si è toccata con mano l’unità e la forza dell’Alleanza dal punto di vista militare, e l’aiuto all’Ucraina ha messo in clamorosa evidenza l’inefficienza e il bluff delle forze armate russe. Ma l’Alleanza non può limitarsi agli aspetti militari: ha bisogno di un’anima fatta di ideali, valori, culture, solidarietà. Norvegia e Usa hanno un’occasione straordinaria per mostrare come l’Occidente abbia una superiore capacità di relazione e di azione rispetto alle neo-potenze economiche mondiali. Ma questa superiorità esiste soltanto se i più forti aiutano i più deboli, se nelle difficoltà si stabiliscono strumenti di sostegno e supporto che consentono di aiutare le famiglie e le imprese europee così colpite.

Se questo avverrà i popoli europei capiranno l’importanza dell’Occidente e vedranno che gli ideali si accompagnano alla soluzione dei problemi pratici quotidiani economici e sociali. Altrimenti l’idea europea e occidentale subirà un duro colpo e il declino dell’Occidente, da molti preconizzato, apparirà inevitabile.

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