di DANILO SANGUINETI
Il poeta è il contadino. La contrapposizione ideata da quel geniaccio di Enzo Jannacci per gli amici Cochi e Renato viene superata da una coppia di fratelli recchesi. Con entusiasmo giovanile danno vita ad una operazione di archeologia agricola ravvivando la fiamma di un negozio specializzato che senza l’immissione di nuovo combustibile – entusiasmo genuino e sapiente uso delle proprie risorse – si sarebbe aggiunto alla lunga lista di esercizi commerciali al dettaglio schiacciati dalla massificazione imposta dalla società dei consumi cosiddetti avanzati.
La riapertura lampo – aveva chiuso al tramonto del 2024, di nuovo in attività dallo scorso 1° febbraio – di “O Brennà” ha un non so che di reverie. Quel proustianamente insistere sulla circolarità del tempo, nell’avere fiducia che tutto prima o poi torna, suscita sentimenti potenti. Ci si augura che in tanti cedano a questa ondata di nostalgia, della riproposta di vecchi sapori da parte di nuovi coltivatori, diretti e indiretti, di passioni oltre che di campi. Il sabato dell’apertura è stato comunque un sabato di festa: per Recco, paese sospeso tra borgo e città, il negozio “O Brennà”, situato in via Vittorio Veneto 37, era un segnalibro che teneva aperto il volume del secolo scorso. Massimo Monte, uno dei due titolari, sfoglia le pagine: “L’attività fu avviata da Giacomo Capurro oltre cento anni fa. Il punto vendita di sementi e mangimi fu successivamente gestito dai figli Roberto e Vittorio fino allo scorso dicembre. Da oltre un secolo un riferimento per chi cerca prodotti agricoli e alimentari di qualità O Brennà (in dialetto il brenno è appunto il mangime che si dà agli animali da allevamento) sarebbe diventato un ricordo se a raccogliere il testimone non fossimo arrivati noi due”.
E per “noi due” intende lui Massimo e il fratello Andrea Monte, recchelini animati da entusiasmo e orgoglio per questa nuova avventura. “È per noi un grande onore proseguire una tradizione così radicata nel cuore della nostra città. Ci impegneremo per valorizzare al meglio questo patrimonio, unendo tradizione e innovazione”. Tanto per cominciare hanno celebrato la riapertura con una apertura fuori degli orari prefissati, nel pomeriggio di sabato 1° febbraio.
“Il programma settimanale ordinario prevede dal lunedì al sabato la mattina dalle 7 alle 12,30, il pomeriggio dalle 15 alle 19. Restiamo chiusi il mercoledì e sabato pomeriggio”. L’invito rivolto a tutti coloro che volevano scoprire (o riscoprire) uno degli angoli più autentici di Recco ha trovato adeguata risposta. “Ci siamo quasi commossi nel vedere la risposta del pubblico. Evidentemente la richiesta di poter disporre di concime, semi, mangimi al 100% naturali è forte. Importante che in queste prime settimane ci stanno cercando non solo i vecchi ed abituali clienti ma anche tanti giovani, della zona ma che arrivano anche da altre città del Levante, per poter avere il nutrimento che serve ai loro allevamenti o orti… di casa”.
La ventata di aria fresca ha fatto bene a O Brennà. Energia giovanile, i due fratelli sono under 40. “Io ho 37 anni ma mi definirei un “giovane atipico” – scherza ma non troppo Michele Monte – Arrivo da una famiglia di contadini, coltivatori ed allevatori. Il mio bisnonno era tecnico di fiducia di molti signori della zona, specializzato nell’individuare ed acquistare bestiame di razza nei mercati del Nord, arrivando fino alla Svizzera. Mio nonno sempre nel settore e mio padre Stefano, contadino per una vita ed ora “promosso” nostro spedizioniere. È lui infatti che effettua tutte le consegne a domicilio dei nostri prodotti. Ed è una parte non trascurabile del nostro commercio: infatti molti di coloro che si rivolgono a noi vivono in posti abbastanza decentrati rispetto al negozio e spesso bisogna portare loro pacchi pesanti diversi decine di chili”.
La materia prima che riempie gli scaffali di via Veneto arriva da vicino ma non proprio da dietro l’angolo. “I nostri fornitori di qualità sono sparsi per il territorio, a Romaggi o Gattorna per esempio”. A scarpinare ci pensano i due fratelli che spesso vanno anche a rifornirsi (e rifocillarsi) dai genitori che abitano in collina dietro la città. “Per noi più che di pausa pranzo bisognerebbe parlare di “pranzo in salita” dato che nell’ora meridiana saliamo dal livello del mare a quota 400, sempre a piedi. Ecologisti nei fatti. Con lo stile di vita ancor prima che nella scelta imprenditoriale. Chi vende mangimi e sementi bio, rispettando le antiche consuetudini, svolge un ruolo fondamentale nella preservazione del nostro patrimonio agricolo e culturale. Questi fratelli prima che commercianti sono i custodi di una tradizione che abbraccia la sostenibilità e il rispetto per la natura.
“Vendere prodotti biologici richiede una profonda conoscenza del territorio e delle pratiche agricole tradizionali – conclude Massimo – Scegliamo con cura sementi e mangimi che non solo garantiscono la salute degli animali e delle piante, ma contribuiscono anche alla biodiversità e alla fertilità del suolo. Ogni seme selezionato è un passo verso un futuro più verde e più sano per le generazioni a venire. In un’epoca dominata dall’industrializzazione e dalla produzione di massa, chi sceglie di seguire le antiche consuetudini rappresenta un baluardo di autenticità e qualità. I fratelli, anzi la famiglia Monte dimostra che è possibile coniugare tradizione e innovazione, offrendo prodotti che rispettano l’ambiente e promuovono uno stile di vita più sano e consapevole.
Il loro lavoro non è solo una professione, ma una missione che richiede passione, dedizione e un profondo amore per la terra. Grazie a loro, possiamo riscoprire il valore di un’alimentazione sana e di un’agricoltura sostenibile, apprezzando la bellezza e la ricchezza di un modo di vivere che rispetta il ritmo della natura e le tradizioni del passato.
La scommessa del futuro: mantenere il delicato equilibrio tra tradizione e innovazione. Avanzare bisogna ma bruciarsi tutti i ponti alle spalle è saggio? Per fortuna oggi c’è chi canta “Voglio fare il contadino” e non il gentiluomo.