di ALBERTO BRUZZONE
La prevenzione dal rischio idrogeologico, per una regione come la Liguria, è sempre fondamentale ed è sempre un tema di strettissima attualità. Incrocia la comunicazione, incrocia le opere pubbliche e strutturali, che sono assolutamente decisive, incrocia la formazione di tutte le fasce di cittadini, dai più giovani ai più adulti e, particolare non da poco, incrocia pure la tecnologia. Una buona prevenzione, poi, si attua facendo rete.
E la Liguria, in questo senso, si sta muovendo con grande energia, insieme ad altre regioni del Nord Italia e insieme alla Francia, in importanti progetti transfrontalieri. Uno di questi si chiama Proteina-3 Evolution, ed è nato con l’obiettivo di migliorare la capacità dei territori di prevenire e gestire il rischio alluvione, favorendo lo sviluppo di comunità preparate di fronte alle emergenze, e per potenziare, allo stesso tempo, le reti e gli strumenti di monitoraggio.
Il progetto
L’intervento più recente, per quanto riguarda la Liguria, è stata la sostituzione dei due ponti radio di Ameglia e Arcola, con l’installazione di sei nuove radio fisse e quarantuno portatili nei due Centri operativi comunali (Coc) e nei tredici plessi del comprensorio scolastico dei due Comuni, per un investimento complessivo di trentamila euro. Ma, oltre ad Arcola e Ameglia, il progetto coinvolge pure i Comuni di Albenga, Campomorone, Sant’Olcese, Serra Riccò, Mignanego e Ceranesi: complessivamente si tratta di settantamila abitanti, di cui ventimila residenti in aree a rischio, e ottomila ragazzi.
“Si tratta – spiega l’assessore regionale con delega alla Protezione Civile, Giacomo Giampedrone – d’interventi fondamentali per rendere più efficace la comunicazione tra i Centri operativi comunali e le scuole, in caso di emergenza. L’obiettivo del progetto è infatti quello di affiancare i Comuni per renderli più consapevoli dei rischi presenti sul proprio territorio. Per questo sono coinvolti i cittadini, a partire dai più giovani, affinché diventino protagonisti dei Piani di Protezione Civile e non più semplici utenti, alimentando una cultura di protezione civile diffusa nella consapevolezza che, in caso di emergenza, questo può fare la differenza per salvare vite umane”.
Oltre alle due istituzioni capofila, Regione Liguria e Fondazione Cima, il progetto Proteina-3 Evolution coinvolge anche Città Metropolitana di Genova, Office Environnement Corse, Mairie d’Ajaccio, Service Départemental d’Incendie et de Secours de la Haute-Corse, Région Provence-AlpesCôte d’Azur, Département du Var, Ville de Nice, Regione Autonoma della Sardegna, Regione Toscana, Consorzio LaMMA, ANCI Toscana, Autorità di Bacino del Fiume Arno.
Le prospettive
Dopo Arcola e Ameglia, Proteina-3 Evolution proseguirà: “Vedremo i bandi nella nuova programmazione 2021-2027 – spiega Giampedrone – ma noi qualche idea l’avremmo già”. Secondo l’assessore della Giunta Toti, in fatto di protezione civile e di prevenzione dal rischio idrogeologico “la collaborazione a livello internazionale è ovviamente fondamentale. La condivisione delle best practice, ad esempio, è un elemento necessario per la crescita e il miglioramento del sistema. Poi, certo, le allerte, le emergenze, i rischi non rispettano i confini politici e quelli amministrativi, quindi è importante collaborare costantemente proprio perché solo muovendosi tutti nella stessa direzione è possibile migliorare la conoscenza dei fenomeni e migliorare la gestione del rischio, passando attraverso comportamenti consapevoli dei cittadini. La loro incolumità resta il nostro obiettivo principe”.
Il ruolo della tecnologia
In questo senso, la tecnologia può giocare un ruolo centrale. “La tecnologia è un aspetto fondamentale per il Sistema di Protezione civile. In questi anni abbiamo investito molto, grazie ai progetti europei come Uramet, l’unione dei radar meteorologici, che riguarda l’area compresa tra la regione Paca (Provenza, Alpi, Costa Azzurra), la Liguria e il Piemonte. Con Uramet, ad esempio, abbiamo aggiornato la componentistica del Radar di Montesettepani e realizzato la mosaicatura dei dati radar di tutta l’area transfrontaliera, grazie ad un protocollo di scambio dati radar italo-francese: questo ci ha permesso di migliorare il monitoraggio degli eventi meteorologici in atto. Abbiamo anche elaborato catene modellistiche utili alla previsione dei deflussi nei piccoli e piccolissimi bacini, per migliorare la valutazione degli effetti al suolo su questi bacini”.
Inoltre, osserva Giampedrone, “con la ‘Programmazione Italia Francia Marittimo 2014-2020’ e con progetti quali Proteina-3 Evolution, si è potenziata la rete Omirl (Osservatorio Meteo Idrologico di Regione Liguria) sulle province di Genova, Spezia e Savona, con l’acquisto di centraline, idrometri e anemometri. Si è implementata la dotazione radio dei Centri Operativi in emergenza. Si è sperimentata una metodologia di Piani Partecipati di protezione civile e interventi di mitigazione del rischio non strutturale per comuni pilota: in provincia di Genova, la Città Metropolitana ha testato sul territorio dell’Alta Val Polcevera un ‘Rain Garden’ che ha lo scopo di rallentare il deflusso dell’acqua piovana e rimuovere gli inquinanti per la presenza di particolari vegetazioni. I ‘Rain Garden’ possono essere utilizzati in particolare nelle aree urbane per gestire il volume di deflusso superficiale, in siti altamente impermeabili, come parcheggi, strade e marciapiedi. A La Spezia, invece, gli interventi di mitigazione hanno riguardato alcune scuole dei comuni di Ameglia e Arcola, mentre ad Albenga gli interventi hanno riguardato luoghi/edifici pubblici con funzione identitaria: si tratta di interventi di piccole dimensioni, di tipo impiantistico o di protezione strutturale ossia Flood Proof (paratie antiallagamento, infissi stagni, installazione di valvole di non ritorno negli impianti idraulici) e di misure organizzative o logistiche da attuare nell’edificio esistente, al fine di ridurre la vulnerabilità in caso di evento alluvionale. Il progetto Proteina-3 Evolution, infatti, ambisce ad aumentare la consapevolezza e a creare comunità resilienti attraverso il coinvolgimento attivo della popolazione tramite percorsi partecipati, fornendo strumenti ai comuni per mitigare il rischio presente sui propri territori. Queste esperienze sono ‘strumenti’ che, al termine della sperimentazione, saranno messi a disposizione, per essere replicati dalle amministrazioni”.
La rete con gli enti locali
Secondo Giampedrone, la collaborazione con gli enti locali è importantissima: “I comuni sono fondamentali per il sistema di protezione civile. In corso di svolgimento ci sono ancora il Pitem (Piano integrato tematico) Risk CoM, sulla comunicazione dei rischi; il Pitem Risk GEST sul rischio idrogeologico e la gestione del territorio; il Pitem Risk For, dedicato all’aggiornamento formativo del personale regionale; e il Pitem Risk ACT, con il quale cercheremo di avere tutta una serie di informazioni, da parte dei francesi, sul Bacino internazionale del Roia. Abbiamo anche i progetti dedicati agli incendi boschivi e quelli di interfaccia urbano rurale, MedStar e Intermed. E, su alcuni progetti, dobbiamo ancora individuare alcuni comuni pilota per sperimentare le misure di mitigazione che vorremmo poi, se efficaci, trasferire come buona pratica ai comuni. La nuova programmazione, 2021-2027, sarà fondamentale per proseguire tutta questa mole di lavoro, il nostro impegno continuerà ad essere massimo”.
La cultura della protezione civile va sempre più diffusa
C’è poi il discorso della diffusione della cultura legata alla protezione civile: “Sicuramente diffondere la cultura della protezione civile tra i più giovani è fondamentale, da un lato per insegnare quali siano i comportamenti corretti da adottare in caso di emergenza, dall’altro per instillare una fondamentale consapevolezza, quella che siamo tutti protezione civile, e che tanto dipende dai nostri comportamenti quotidiani, anche minuti, come parcheggiare la macchina o gettare i rifiuti in modo corretto. Per questo abbiamo partecipato al Progetto Formativo Nazionale che mira ad accrescere la resilienza territoriale (2019), proprio con il Ministero dell’Università e della Ricerca. Dal nostro punto di vista abbiamo già in qualche modo portato la Protezione civile a scuola quando, nel 2017, il capo dipartimento Angelo Borrelli venne proprio a Genova, al Carlo Felice, per ‘#imparosicuro’, una giornata in cui incontrò oltre duemila ragazzi di terza media e prima superiore delle scuole della città”.
Quanto agli adulti, la cultura della protezione civile si alimenta “facendo quello che le persone si aspettano dalle istituzioni, cioè impegnandosi per portare risultati concreti e raggiungendo gli obiettivi. Facendo passare il concetto che ognuno fa la sua parte nel sistema di protezione civile: istituzione e cittadini. La nostra parte, come istituzione, è anche quella di adottare nuovi approcci come i Piani di protezione civile partecipati dai cittadini, una sperimentazione che ha tra i vari obiettivi quello di coinvolgere sul tema dei rischi chi abita il territorio, in modo da renderli consapevoli e cambiare i comportamenti sbagliati. Ad esempio rifugiarsi in uno scantinato, per trovare riparo dall’acqua quando c’è un’alluvione, è un comportamento sbagliato. La resilienza delle comunità, ossia la capacità di adattarsi e superare le avversità, passa dalla conoscenza e questo è un percorso culturale che stiamo aggredendo su più fronti”.
I progressi
I passi avanti della Regione, in termini di protezione civile, sono stati notevoli: “Partendo dallo stato dell’arte del 2013 – conclude Giampedrone (nella foto in alto) – il settore presentava una serie di fragilità e debolezze e su queste si è investito, attribuendo una serie di priorità al rafforzamento delle competenze tecniche scientifiche del Sistema di Protezione Civile della Regione. Il nostro Centro Funzionale, incardinato in Arpal, è uno dei migliori nelle performance di previsione e valutazione degli effetti al suolo, e in Liguria abbiamo anche un centro di competenza nazionale, Fondazione Cima, sui rischi idrologici, idraulici e incendi boschivi. Con i progetti e il know how derivato dalla parte tecnica operativa e scientifica, necessaria allo svolgimento delle attività regionali di protezione civile, arriviamo al territorio per accorciare le distanze tra istituzioni e cittadino. Abbiamo investito, cercando anche in Anci Liguria un canale di collaborazione, ponendo in tal modo le basi per una veicolazione dei risultati ottenuti per il territorio e per il sistema di protezione civile, in cui i comuni sono i primi ‘operatori’ e primi ‘portatori di interesse’. Altra scelta è stata quella di coinvolgere le componenti operative del Sistema di protezione civile quali i Vigili del Fuoco e il volontariato, a cui dico sempre il mio grazie”.