di ROSA CAPPATO
Nella Valle del Tempo, c’è un giovane campanaro appassionato che porta avanti la storica tradizione. Vive ad Avegno, si chiama Matteo Boggio, ha 19 anni e frequenta l’ultimo anno dell’istituto superiore ‘Fortunio Liceti’ di Rapallo, indirizzo professionale con sbocco manutentore elettronico.
Parla di una passione, quella per le campane, che nasce casualmente quando aveva circa 5 o 6 anni: “Andando a scuola la mattina – racconta – ascoltavo sempre un campanaro qui ad Avegno e mi chiedevo come facesse e come riuscisse a comporre melodie così belle per le campane. Il 6 gennaio, non ricordo se fosse il 2010 o 2011, ma quella mattina molto fredda decisi con mio padre di provare a salire sul campanile della parrocchia per vedere questo signore che suonava. Da lì, passo dopo passo, è cresciuta in me una vera e propria passione, una passione profonda per le campane al punto che ho deciso di continuare. Mi fecero addirittura un timpano, uno xilofono, così da riuscire ad allenarmi da casa senza ogni volta dover salire sul campanile”.
Matteo, con gli anni, ha perfezionato le sue competenze e iniziato anche a salire su diversi campanili del Tigullio e di Genova, per suonare. “Il primo fu proprio quello della parrocchia San Pietro di Avegno e poi mi sono anche spostato su Recco, alla parrocchia di San Rocco dove si festeggia il patrono il 16 agosto. Nel 2015 sempre grazie al mio maestro, colui che conobbi per primo su quel campanile, ho ricevuto contatti per frequentare e incontrare il presidente dell’Associazione Campanari Liguri a cui chiesi parecchie informazioni e ricevetti l’invito al raduno diocesano di Chiavari in cattedrale Nostra Signora dell’Orto nell’ottobre del 2015, così ho successivamente potuto conoscere altri campanari appassionati come me, la maggior parte liguri, tanti del Levante e alcuni anche del genovesato: l’anno dopo mi sono iscritto all’associazione diventando socio effettivo. Oltre ad Avegno e Recco ho iniziato a suonare come campanaro a Chiavari, Lavagna, San Lorenzo della Costa, Gattorna e Pieve Ligure. Sono davvero tanti da elencare: mi sono spostato fino verso La Spezia dove sono molto presenti e il Levante è la zona dove suoniamo di più”.
L’Associazione Campanari Liguri è un’associazione culturale, apolitica e senza fini di lucro, di ambito regionale. Nata informalmente negli anni ’90 si è legalmente costituita nel 2005, per perseguire i seguenti obiettivi: promuovere con enti religiosi e civili rapporti di collaborazione e realizzazione di manifestazioni campanarie su campanili o concerti itineranti; valorizzare e tutelare gli interessi religiosi, morali e culturali dell’arte campanaria ligure; promuovere studi e ricerche storiche sulle campane e il loro uso curandone divulgazione e tutela storico-artistica; curare la collaborazione con enti e Associazioni che perseguano scopi affini; incentivare e promuovere la passione e l’attività dei giovani, curandone la formazione tecnica; collaborare con Curie e Parrocchie per il recupero e il corretto funzionamento dei concerti abbandonati, in disuso, privi di manutenzione o automatizzati non razionalmente. Ha più di 120 iscritti fra soci effettivi e simpatizzanti e si rivolge a chiunque abbia interesse per questo mondo particolare e unico.
Nel 2011 l’Associazione Campanari Liguri è stata riconosciuta a livello nazionale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il giovane Boggio, seguendo questo intesse, si dice assolutamente intenzionato a portarlo avanti: “Perché negli anni la tradizione si è persa, anche a causa degli impianti elettrici che sono stati montati sui campanili, dove il campanaro è di fatto sostituito da un apparecchio elettronico, che suona al suo posto. Questa pratica è stata introdotta a partire dagli anni ’70, principalmente, e così se ne è persa la cultura, ma per fortuna grazie ai campanari, l’arte è stata ripresa e soprattutto in occasione delle feste e gli eventi religiosi, può nuovamente mostrarsi. La mia famiglia all’inizio era un po’ dubbiosa riguardo questo mio trasporto, ma poi con il passare del tempo e anche conoscendo le persone che frequento, i tanti campanari, hanno capito che questo è il mio orientamento, speciale e positivo anche per altre persone. I miei amici all’inizio facevano tante domande al riguardo ed erano incuriositi. Molti hanno capito e si sono anche interessati seguendomi sul campanile, ma nessuno si è appassionato come me ed è un vero peccato. Oggi, dopo tanti anni, mai abbandonerei la possibilità di suonare le campane, per alcun motivo, perché quest’arte va trasmessa, soprattutto ai giovani di oggi e va presa seriamente perché non è un banale passatempo. In futuro mi piacerebbe davvero lavorare in questo settore, anzi ci vivrei, ma sono anche consapevole che non sia facile. Perché tutto ciò che sta dietro a un suono di campana, sia come fusione della campana stessa, ma anche la manutenzione e la costruzione di appositi ceppi che la sorreggono, beh tutto questo è un vero e proprio lavoro, un lavoro difficoltoso anche per quanto riguarda la parte meccanica, elettronica ed elettrica”.
A livello nazionale la ‘Federazione nazionale suonatori di campane’, che raggruppa 23 associazioni presenti sul territorio italiano con il sostegno della Cei, in occasione della Pasqua, lo scorso 7 aprile ha promosso la partecipazione italiana alla candidatura Unesco di questa pratica. Insieme alla comunità spagnola e il suo Ministero ha, dunque, permesso il raggiungimento di un obiettivo comune: il suono manuale delle campane patrimonio dell’umanità, posando la prima pietra di un percorso di lavoro costante, in favore dell’arte campanaria. E Matteo ogni tanto pensa a progetti concreti: “Mi riesce difficile avere certezze, ma le idee e i pensieri vanno verso questo sogno che potrebbe, perché no, anche andare a buon fine. Sicuramente questa passione come le altre è un’opportunità di lavoro e conosco anche chi ci è riuscito. I progetti contano e le proprie aspirazioni anche”.