di ROSA CAPPATO
Lasciare una testimonianza del passato per le generazioni a venire. Con questo obiettivo sta nascendo un vero e proprio museo a cielo aperto, con rarissime testimonianze degli antichi mestieri e pezzi unici di artigianato, selezionati da Salvatore Panetta.
Siamo a Rupanego, sulle alture di Sori, dove Panetta, ex presidente della Croce Rossa locale e della Proloco, oltreché consigliere comunale, una vita intera nel volontariato, conserva nel proprio terreno i suoi ‘tesori’. Si tratta di una rara raccolta di utensili e oggetti che testimoniano un passato che non c’è più, destinati a diventare esempi di una cultura antica da ammirare e ricordare.
“Voglio far conoscere il passato di Sori e quello delle persone – spiega Panetta – molte delle quali hanno toccato la mia vita, perché bisogna costruire invece di distruggere. Non bisogna perdere i ricordi nell’oblio e neppure gli oggetti, perché tutto serve e la bellezza sta anche nella polvere che ricopre queste cose stupende, ciascuna con la propria storia”.
Così, nella piccola proprietà dove vivono le sue quattro adorabili cagnoline, accanto alla targa della sua officina dove ha lavorato molti anni, in un piccolo manufatto, nella roulotte donata a Salvatore dalla Croce Rossa di Genova Campomorone, addirittura consegnata sul posto, e dentro un container, si scovano oggetti che qualcuno non ha mai visto, ma che un tempo erano strumenti di lavoro che Panetta vuole condividere con le persone e soprattutto con i più giovani e i bimbi delle scuole. Tutti gli spazi naturali possibili sono stati sfruttati per allestire questo nascente museo all’aperto ed ora, per concludere l’opera, c’è bisogno di qualcuno che lo aiuti a realizzare questa iniziativa e magari possa donargli un capannone, tipo quelli dell’Ansaldo.
Ma come è nata questa iniziativa? “Raccolgo oggetti da settant’anni e anche da bambino amavo farlo: avevo già i miei attrezzi”. La realizzazione del museo da condividere è l’inizio di un lungo percorso e per questo motivo tutti gli oggetti, già parzialmente in esposizione, devono trovare una collocazione opportuna e soprattutto anche sicura, poiché di rara bellezza e ottima conservazione. C’è ad esempio un plico pesantissimo con almeno 300 fogli stampati a piombo, di fine ‘800, che finiranno in bacheca, dove sono riportate immagini e biografie di personaggi illustri, un reperto trovato per caso a Mignanego. Destinato ad incrementarsi, il piccolo museo può già vantare numerose aree di interesse sugli antichi mestieri perduti, come quella della preparazione del vino, con il torchio, la botte, i primi macchinari per imbottigliare e persino la lava bottiglie.
C’è il ‘reparto Cinema’, con il quadro di comando della macchina del cinema Teatro di Sori, recuperato giusto in tempo prima dello smaltimento, oltre tutta la parte ottica, insieme a cinque proiettori e una raccolta di telecamere. Nello spazio dedicato all’agricoltura si possono osservare falci di ogni genere, introvabili, vecchie catene per i cavalli, i serroni, un tempo utilizzati per tagliare gli alberi, ma anche tante bilance, quelle di un tempo, come una Stadera di 150 kg con i pesi; catene per varie razze di buoi; campanacci; spargi zolfo.
C’è, poi, un bilancino per tirare su le barche, presente in tante cartoline di Sori, ma anche dei ramponi utilizzati dai tedeschi, con ancora le cinture originali, usate per allacciare la corrente sui pali, insieme a canne di fucile dell’ultima guerra. Non manca una morsa da banco per idraulici, che apparteneva a suo suocero e una mola per coltelli usata dai noti arrotini. Accanto ai ganci che un tempo si usavano in porto a Genova per prendere la merce dalle navi, al coperto, c’è un grazioso dondolo per bimbi, in vimini, insieme agli attrezzi da meccanico risalenti agli anni 40 e un banco di prova per elettricisti.
Sugli scaffali spiccano diversi modellini di auto e moto, quadri votivi e i primi telefoni. All’esterno: vecchie toilette col piccolo lavello e i vasi da notte. Spostando lo sguardo ecco delle strane lanterne: “Sono quelle da miniera – spiega il sorese – e ho ancora il materiale con cui si accendevano, il ‘carburo’. I bambini non sanno queste cose: bisogna raccontargliele”. L’elenco è lunghissimo: Panetta conserva anche il cavallo Malung, il portafortuna della Svezia, dove vive la nipotina e tanti ventagli antichi assai di moda nei primi del ‘900. E ancora: macchine fotografiche di ogni tipologia; le prime macchine da cucire della Singer, che sa usare e le carrucole da teleferica; ricordi della Jeep Willy; rarissime bocce in creta, indistruttibili.
Nel ‘reparto cucina’ si scopre il tosta-orzo; la macchina per fare la granita, quella per macinare la carne e lo sgrana-pannocchie; Nel ‘reparto arredamento’: antichi fermi e serrature oramai introvabili. Ogni oggetto avrà uno spazio preciso, accanto a quelli già esposti e Salvatore potrà illustrarne l’utilizzo e la storia. Il progetto è avviato, ma ora si punta alla conclusione e all’apertura ufficiale del ‘museo all’aperto’ così che la popolazione di Sori, ma anche chi vorrà scoprire questo piccolo tesoro, lo avrà a disposizione. L’intento resta quello di condurre a Rupanego i bambini delle scuole. Intanto alcuni di questi oggetti fanno già bella mostra di sé sulla pagina Facebook ‘L’archivio di Salvatore Panetta – un tesoro da condividere’ iniziativa realizzata col supporto dell’amica Marisa Saragni, sorese appassionata di fotografia, vasto archivio diviso per tematiche, visibile su un gruppo privato con 150 membri e molte visualizzazioni, che racconta la vita di Panetta ma anche la storia di Sori, spalmata in 8000 immagini.